Dal 14 marzo al 20 luglio
L’arte, il corpo e la malinconia. Tracey Emin a Palazzo Strozzi

Tracey Emin, Sex and Solitude, Palazzo Strozzi, Firenze, 2025. Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio © Tracey Emin. All rights reserved, DACS 2025
Francesca Grego
14/03/2025
Firenze - "Sono sul ciglio dell’abisso, ma la vista da qui è eccezionale”. Parola di Tracey Emin, da oggi protagonista di una mostra che promette di essere anche per il pubblico un’esperienza ad alto tasso di emozioni. Fino al prossimo 20 luglio Palazzo Strozzi ospita oltre 60 opere dell’artista britannica, che ha fatto del corpo e del desiderio, dell’amore e della sofferenza il cuore del proprio lavoro. Dipinti, sculture, disegni, installazioni, video, fotografie raccontano la carriera di Emin dagli anni Novanta ad oggi, lungo un itinerario che l’artista e il curatore dell’esposizione, il direttore di Palazzo Strozzi Arturo Galansino, sintetizzano in due parole chiave: Sex and Solitude, titolo del progetto. In primo piano l’approccio crudo e diretto di Emin, che ha tradotto le proprie esperienze personali in opere intime e potenti, ma anche il carattere poliedrico del suo lavoro, che l’ha condotta a spaziare tra i linguaggi dell’arte sperimentando con tecniche e materiali, dal bronzo al neon o al ricamo. Tutte da scoprire le nuove produzioni realizzate per l’occasione, come l’intervento site-specific con neon azzurri che annuncia la mostra sulla facciata di Palazzo Strozzi: “Il neon è luce ed energia pulsante, è una cosa viva, e questo mi fa sentire bene”, ha spiegato l’artista.

Tracey Emin, Sex and Solitude, Palazzo Strozzi, Firenze, 2025. Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio © Tracey Emin. All rights reserved, DACS 2025
Nel cortile quattrocentesco ci attende invece il monumentale bronzo I Followed You To The End (Ti ho seguito fino alla fine, 2024), per la prima volta in Italia: un gigantesco corpo femminile che, prostrato e vulnerabile, domina lo spazio, sospeso tra desiderio e sofferenza, amore e perdita. Tattile e organico in superficie, irregolare nelle linee, spudorato e disarmante nell’espressione di sé, può essere letto come un manifesto della scultura di Emin, che così ha descritto la sua esperienza nella modellazione del bronzo, di cui Firenze fu laboratorio d'eccellenza ai tempi in cui Palazzo Strozzi fu costruito: “Per anni ho desiderato realizzare grandi sculture figurative in bronzo tratte dai miei disegni, ma non sapevo come fare”, ha confessato l’artista. “Poi ho stretto amicizia con Louise Bourgeois, Jerry Gorovoy, Scott Lyon Wall e ho lavorato in una fonderia di New York dove ho appreso la tecnica della cera persa, iniziando da zero con minuscole sculture. Ho imparato tantissimo, è l’unica cosa davvero nuova che ho imparato negli ultimi vent’anni. La storia del bronzo è straordinaria per via dei materiali alchemici coinvolti”. Creare un’opera come quella esposta nel cortile di Vitellozzo “è qualcosa di gigantesco che coinvolge molte persone”, ha raccontato Emin in conversazione con Galansino: “L’apparente naturalezza e spontaneità del risultato finale ha dell’incredibile, perché te lo assicuro: realizzare un bronzo di quelle dimensioni è difficilissimo. E non puoi sbagliare, perché nessuno vuole ritrovarsi con due tonnellate di bronzo che ritiene brutte”.

Tracey Emin, Sex and Solitude, Palazzo Strozzi, Firenze, 2025. Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio © Tracey Emin. All rights reserved, DACS 2025
Un’altra opera da non perdere, anche questa al suo debutto in Italia, è l’installazione Exorcism of the last painting I never made (Esorcismo dell’ultimo dipinto che io abbia mai fatto), documento di una storica performance del 1996. In una sala di Palazzo Strozzi Emin ha ricostruito lo studio temporaneo in cui visse e lavorò nuda per più di tre settimane sotto gli occhi del pubblico, creando disegni e dipinti ispirati ad artisti uomini come Egon Schiele (uno dei suoi preferiti insieme a Munch), Yves Klein e Pablo Picasso. “Diventando soggetto e oggetto della sua arte, Emin attua una sorta di esorcismo artistico, sovvertendo il ruolo della donna: non più semplice modella, ma attiva protagonista”, scrivono da Palazzo Strozzi.

Tracey Emin, Sex and Solitude, Palazzo Strozzi, Firenze, 2025. Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio © Tracey Emin. All rights reserved, DACS 2025
Ma c’è di più: con quella performance l’artista tornò a dipingere dopo sei anni di dolorosa interruzione, recuperando una pratica fondamentale nella sua ricerca. “Per me, la pittura riguarda l’essenza stessa della creatività, è vicina al divino, è un mondo a parte, è come entrare in un’altra dimensione, un altro spazio, qualcosa che non è umano”, dice: “La pittura è nel mio sangue, fa parte di me, scorre in me tanto quanto il disegno. Ma mi ci è voluto tutto questo tempo per capirlo davvero e sentirlo fino in fondo”. Sulle sue tele astratto e figurativo si fondono con risultati di grande forza espressiva, tracciando campi di tensioni dove gesto e materia giocano un ruolo centrale: pennellate rapide e rivoli di colore conferiscono ai dipinti di Emin un’intensità instabile e vibrante, amplificandone il carattere carnale insieme al senso di fragilità e sospensione.

Tracey Emin, Sex and Solitude, Palazzo Strozzi, Firenze, 2025. Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio © Tracey Emin. All rights reserved, DACS 2025
Sull’altra faccia del pianeta Emin c’è l’uso delle parole, solo apparentemente contrapposto a una pittura e una scultura così viscerali. Dai titoli alle opere stesse, espressioni dirette ed esplicite interpellano personalmente lo spettatore, tra confessione e affermazione: i neon ne sono forse l’esempio più evidente, con l’artista che trasforma la propria scrittura manuale da espressione intima in esperienza visiva.
“Siamo orgogliosi di presentare l’opera di Tracey Emin in una mostra senza precedenti in Italia, permettendo al pubblico di scoprire una delle artiste più famose e influenti del panorama contemporaneo”, ha affermato Galansino: “L’esposizione offre ai visitatori un’immersione nei sentimenti che animano l’arte di Tracey Emin. Sesso e solitudine, poli opposti evocati dal titolo, rappresentano il fulcro della sua pratica artistica, un dialogo intimo tra il desiderio di connessione e l’inevitabile isolamento dell’esistenza”.
Tracey Emin, Sex and Solitude, Palazzo Strozzi, Firenze, 2025. Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio © Tracey Emin. All rights reserved, DACS 2025

Tracey Emin, Sex and Solitude, Palazzo Strozzi, Firenze, 2025. Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio © Tracey Emin. All rights reserved, DACS 2025
Nel cortile quattrocentesco ci attende invece il monumentale bronzo I Followed You To The End (Ti ho seguito fino alla fine, 2024), per la prima volta in Italia: un gigantesco corpo femminile che, prostrato e vulnerabile, domina lo spazio, sospeso tra desiderio e sofferenza, amore e perdita. Tattile e organico in superficie, irregolare nelle linee, spudorato e disarmante nell’espressione di sé, può essere letto come un manifesto della scultura di Emin, che così ha descritto la sua esperienza nella modellazione del bronzo, di cui Firenze fu laboratorio d'eccellenza ai tempi in cui Palazzo Strozzi fu costruito: “Per anni ho desiderato realizzare grandi sculture figurative in bronzo tratte dai miei disegni, ma non sapevo come fare”, ha confessato l’artista. “Poi ho stretto amicizia con Louise Bourgeois, Jerry Gorovoy, Scott Lyon Wall e ho lavorato in una fonderia di New York dove ho appreso la tecnica della cera persa, iniziando da zero con minuscole sculture. Ho imparato tantissimo, è l’unica cosa davvero nuova che ho imparato negli ultimi vent’anni. La storia del bronzo è straordinaria per via dei materiali alchemici coinvolti”. Creare un’opera come quella esposta nel cortile di Vitellozzo “è qualcosa di gigantesco che coinvolge molte persone”, ha raccontato Emin in conversazione con Galansino: “L’apparente naturalezza e spontaneità del risultato finale ha dell’incredibile, perché te lo assicuro: realizzare un bronzo di quelle dimensioni è difficilissimo. E non puoi sbagliare, perché nessuno vuole ritrovarsi con due tonnellate di bronzo che ritiene brutte”.

Tracey Emin, Sex and Solitude, Palazzo Strozzi, Firenze, 2025. Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio © Tracey Emin. All rights reserved, DACS 2025
Un’altra opera da non perdere, anche questa al suo debutto in Italia, è l’installazione Exorcism of the last painting I never made (Esorcismo dell’ultimo dipinto che io abbia mai fatto), documento di una storica performance del 1996. In una sala di Palazzo Strozzi Emin ha ricostruito lo studio temporaneo in cui visse e lavorò nuda per più di tre settimane sotto gli occhi del pubblico, creando disegni e dipinti ispirati ad artisti uomini come Egon Schiele (uno dei suoi preferiti insieme a Munch), Yves Klein e Pablo Picasso. “Diventando soggetto e oggetto della sua arte, Emin attua una sorta di esorcismo artistico, sovvertendo il ruolo della donna: non più semplice modella, ma attiva protagonista”, scrivono da Palazzo Strozzi.

Tracey Emin, Sex and Solitude, Palazzo Strozzi, Firenze, 2025. Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio © Tracey Emin. All rights reserved, DACS 2025
Ma c’è di più: con quella performance l’artista tornò a dipingere dopo sei anni di dolorosa interruzione, recuperando una pratica fondamentale nella sua ricerca. “Per me, la pittura riguarda l’essenza stessa della creatività, è vicina al divino, è un mondo a parte, è come entrare in un’altra dimensione, un altro spazio, qualcosa che non è umano”, dice: “La pittura è nel mio sangue, fa parte di me, scorre in me tanto quanto il disegno. Ma mi ci è voluto tutto questo tempo per capirlo davvero e sentirlo fino in fondo”. Sulle sue tele astratto e figurativo si fondono con risultati di grande forza espressiva, tracciando campi di tensioni dove gesto e materia giocano un ruolo centrale: pennellate rapide e rivoli di colore conferiscono ai dipinti di Emin un’intensità instabile e vibrante, amplificandone il carattere carnale insieme al senso di fragilità e sospensione.

Tracey Emin, Sex and Solitude, Palazzo Strozzi, Firenze, 2025. Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio © Tracey Emin. All rights reserved, DACS 2025
Sull’altra faccia del pianeta Emin c’è l’uso delle parole, solo apparentemente contrapposto a una pittura e una scultura così viscerali. Dai titoli alle opere stesse, espressioni dirette ed esplicite interpellano personalmente lo spettatore, tra confessione e affermazione: i neon ne sono forse l’esempio più evidente, con l’artista che trasforma la propria scrittura manuale da espressione intima in esperienza visiva.
“Siamo orgogliosi di presentare l’opera di Tracey Emin in una mostra senza precedenti in Italia, permettendo al pubblico di scoprire una delle artiste più famose e influenti del panorama contemporaneo”, ha affermato Galansino: “L’esposizione offre ai visitatori un’immersione nei sentimenti che animano l’arte di Tracey Emin. Sesso e solitudine, poli opposti evocati dal titolo, rappresentano il fulcro della sua pratica artistica, un dialogo intimo tra il desiderio di connessione e l’inevitabile isolamento dell’esistenza”.

Tracey Emin, Sex and Solitude, Palazzo Strozzi, Firenze, 2025. Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio © Tracey Emin. All rights reserved, DACS 2025
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