Dal 10 febbraio al 17 giugno
Presto a Forlì il fascino di un secolo, tra Michelangelo e Caravaggio

Caravaggio, La Madonna dei Pellegrini, 1604-1606, olio su tela. Roma, Basilica di Sant'Agostino in Campo Marzio
Samantha De Martin
12/12/2017
Forlì-Cesena - Quasi un secolo di storia corre tra le sale dei Musei di San Domenico e la Chiesa di San Giacomo Apostolo prendendo forma tra i capolavori di Caravaggio, il naturalismo dei Carracci e le forme di Pieter Paul Rubens e Guido Reni.
Manca ancora qualche mese alla mostra che, dal 10 febbraio al 17 giugno, ricostruirà, a Forlì, i cento anni, tra i più intensi e affascinanti della storia occidentale, che separano lo scultore di Caprese dal genio solitario, ideatore di un modo di dipingere rivoluzionario e sorprendente. Ma i presupposti per una mostra “sontuosa” ci sono tutti. Anche perché il percorso de L’Eterno e il tempo tra Michelangelo e Caravaggio avrà come ulteriore cornice la Chiesa conventuale di San Giacomo Apostolo, per la prima volta sede espositiva dopo il suo integrale recupero.
Gli anni che idealmente intercorrono tra il Sacco di Roma e la morte di Caravaggio, tra l’avvio della Riforma protestante e il Concilio di Trento, tra il Giudizio Universale di Michelangelo e il Sidereus Nuncius di Galileo tracciano l’avvio dell’età moderna. Saranno il dramma e il fascino di un secolo che assistette all’illanguidire del Rinascimento e all’avanzare dei grandi capolavori del Manierismo a fare da cornice alle tele di maestri come Giuseppe Valeriano e Scipione Pulzone, quest’ultimo attivo a Roma nella seconda metà del XVI secolo, o come Tiziano, Raffaello, Rosso Fiorentino, Lorenzo Lotto, Pontormo, Correggio, Bronzino, Vasari, alcuni dei numerosi artisti in mostra.
Mentre il Concilio tridentino accendeva una nuova forma di pietà e di devozione, con l’esaltazione della figura mariana, dei primi martiri e dei nuovi santi, la battaglia più impegnativa per il dipingere moderno si combatteva nella pittura di commissione sacra. Accanto alla Conversione di Saulo di Ludovico Carracci (1587-88) e alla Madonna dei Pellegrini di Caravaggio (1604-06), in prestito dalla Basilica romana di Sant’Agostino in Campo Marzio, la mostra accoglierà, tra le tante opere, la Deposizione della croce di Giorgio Vasari (1539-49) e di Federico Barocci (1567-69) e la Pietà di Sebastiano del Piombo (1515).
Leggi anche:
• L'Eterno e il tempo tra Michelangelo e Caravaggio
• Art Déco. Gli anni ruggenti in Italia
• Elliott Erwitt. Personae
Manca ancora qualche mese alla mostra che, dal 10 febbraio al 17 giugno, ricostruirà, a Forlì, i cento anni, tra i più intensi e affascinanti della storia occidentale, che separano lo scultore di Caprese dal genio solitario, ideatore di un modo di dipingere rivoluzionario e sorprendente. Ma i presupposti per una mostra “sontuosa” ci sono tutti. Anche perché il percorso de L’Eterno e il tempo tra Michelangelo e Caravaggio avrà come ulteriore cornice la Chiesa conventuale di San Giacomo Apostolo, per la prima volta sede espositiva dopo il suo integrale recupero.
Gli anni che idealmente intercorrono tra il Sacco di Roma e la morte di Caravaggio, tra l’avvio della Riforma protestante e il Concilio di Trento, tra il Giudizio Universale di Michelangelo e il Sidereus Nuncius di Galileo tracciano l’avvio dell’età moderna. Saranno il dramma e il fascino di un secolo che assistette all’illanguidire del Rinascimento e all’avanzare dei grandi capolavori del Manierismo a fare da cornice alle tele di maestri come Giuseppe Valeriano e Scipione Pulzone, quest’ultimo attivo a Roma nella seconda metà del XVI secolo, o come Tiziano, Raffaello, Rosso Fiorentino, Lorenzo Lotto, Pontormo, Correggio, Bronzino, Vasari, alcuni dei numerosi artisti in mostra.
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