Dal 30 marzo al 7 luglio a Palazzo Ducale
Ma quale Metafisica? Tutto De Chirico in mostra a Genova
Giorgio de Chirico, Il figliuol prodigo, 1975, Olio su tela, Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, Roma | © Giuseppe Schiavinotto, Roma
Francesca Grego
15/02/2019
Genova - Il suo nome è legato per sempre alla pittura metafisica, ma Giorgio de Chirico aveva solo 30 anni quando nel 1919 abbandonò ufficialmente la sua invenzione. A un secolo esatto dalla svolta, una grande mostra riflette sul percorso del celebre maestro novecentesco.
Circa 100 opere realizzate nel corso di una lunga carriera sono in arrivo al Palazzo Ducale di Genova da musei e collezioni private, dalla Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, così come dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, dal MART di Rovereto o dal fiorentino Palazzo Pitti.
E ce n’è davvero per tutti i gusti nell’itinerario che la curatrice Victoria Noel-Johnson ha costruito sui temi cari al pittore: c’è l’idea del viaggio e del ritorno, da Ulisse a L’ebreo errante, ci sono le enigmatiche figure dei trovatori-manichini, degli Archeologi e delle Muse Inquietanti, e naturalmente non possono mancare i riconoscibilissimi panorami urbani, in primis le iconiche piazze deserte. Dal mistero degli “interni metafisici” lo sguardo si apre poi sulla natura, tra cavalli in riva al mare e “vite silenti” come Il dolce siciliano o Mandarini su un ramo, per finire con una galleria di ritratti e autoritratti ispirati ai maestri della tradizione, da Raffaello a Velàsquez, da Courbet a Renoir.
In ballo c’è l’identità di un grande protagonista del XX secolo, che ha continuato a dipingere con successo per quasi 50 anni dopo l’abbandono delle teorie a cui aveva dato vita. “Come frutti autunnali – scriveva il pittore alla fine del 1918 – siamo ormai maturi per una nuova metafisica (…). Siamo esploratori pronti per nuove partenze”.
La tesi della mostra, condivisa dallo studioso dechirichiano Maurizio Calvesi, è dunque quella di una metafisica continua, che si trasforma senza snaturarsi restando un’imprescindibile cifra distintiva.
Se in un primo momento la scena del quadro è occupata da oggetti fuori contesto, ombre e prospettive illogiche, capovolgimenti spazio-temporali capaci di trasformare il quotidiano in rivelazione, dal 1919 in poi rappresentano uno sviluppo della metafisica anche “le copie delle opere degli antichi, le appropriazioni e i rimandi a quelle dei grandi maestri del passato e ad altre sue stesse opere, in un’esplorazione ininterrotta del tempo ciclico dove il passato e il presente coesistono sullo stesso piano in una sorta di eterno ritorno nietzschiano”, spiega la curatrice Noel-Johnson.
Perché, scriveva de Chirico a Guillaume Apollinaire, “Eraclito ci insegna che il tempo non esiste e sulla grande curva dell’eternità il passato è uguale all’avvenire”.
“Giorgio de Chirico. Il Volto della Metafisica” sarà visitabile dal 30 marzo al 7 luglio negli appartamenti del Doge di Palazzo Ducale.
Leggi anche:
• Giorgio de Chirico e Alberto Savinio si incontrano alla Magnani Rocca
• Parigi 1911: scoperto un de Chirico inedito
• Caravaggio e Genova in mostra a Palazzo della Meridiana
Circa 100 opere realizzate nel corso di una lunga carriera sono in arrivo al Palazzo Ducale di Genova da musei e collezioni private, dalla Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, così come dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, dal MART di Rovereto o dal fiorentino Palazzo Pitti.
E ce n’è davvero per tutti i gusti nell’itinerario che la curatrice Victoria Noel-Johnson ha costruito sui temi cari al pittore: c’è l’idea del viaggio e del ritorno, da Ulisse a L’ebreo errante, ci sono le enigmatiche figure dei trovatori-manichini, degli Archeologi e delle Muse Inquietanti, e naturalmente non possono mancare i riconoscibilissimi panorami urbani, in primis le iconiche piazze deserte. Dal mistero degli “interni metafisici” lo sguardo si apre poi sulla natura, tra cavalli in riva al mare e “vite silenti” come Il dolce siciliano o Mandarini su un ramo, per finire con una galleria di ritratti e autoritratti ispirati ai maestri della tradizione, da Raffaello a Velàsquez, da Courbet a Renoir.
In ballo c’è l’identità di un grande protagonista del XX secolo, che ha continuato a dipingere con successo per quasi 50 anni dopo l’abbandono delle teorie a cui aveva dato vita. “Come frutti autunnali – scriveva il pittore alla fine del 1918 – siamo ormai maturi per una nuova metafisica (…). Siamo esploratori pronti per nuove partenze”.
La tesi della mostra, condivisa dallo studioso dechirichiano Maurizio Calvesi, è dunque quella di una metafisica continua, che si trasforma senza snaturarsi restando un’imprescindibile cifra distintiva.
Se in un primo momento la scena del quadro è occupata da oggetti fuori contesto, ombre e prospettive illogiche, capovolgimenti spazio-temporali capaci di trasformare il quotidiano in rivelazione, dal 1919 in poi rappresentano uno sviluppo della metafisica anche “le copie delle opere degli antichi, le appropriazioni e i rimandi a quelle dei grandi maestri del passato e ad altre sue stesse opere, in un’esplorazione ininterrotta del tempo ciclico dove il passato e il presente coesistono sullo stesso piano in una sorta di eterno ritorno nietzschiano”, spiega la curatrice Noel-Johnson.
Perché, scriveva de Chirico a Guillaume Apollinaire, “Eraclito ci insegna che il tempo non esiste e sulla grande curva dell’eternità il passato è uguale all’avvenire”.
“Giorgio de Chirico. Il Volto della Metafisica” sarà visitabile dal 30 marzo al 7 luglio negli appartamenti del Doge di Palazzo Ducale.
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