Un'opera di Land Art visibile dal 20 ottobre al 18 novembre

Nel cuore del Carso goriziano, i "segni" rossi di Joshua Cesa

Il progetto di Joshua Cesa che sarà inaugurato il 20 ottobre

 

Samantha De Martin

12/10/2018

Gorizia - Due monumentali segni rossi alti oltre quattro metri, costruiti con uno speciale tessuto utilizzato per le realizzare le vele e destinati a dissolversi nel tempo, dialogano con le foglie autunnali del cespuglio carsico detto Sommaco.
La memoria storica vuole che i suoi colori derivino dal sangue dei caduti che riaffiora dall’altopiano. Siamo nel cuore del Carso goriziano, nella Riserva naturale dei laghi di Doberdò e l’installazione di land art, che sarà visibile dal 20 ottobre al 18 novembre, è una creazione dell’artista di Monfalcone Joshua Cesa, classe 1986, noto per la sua poetica che unisce l’architettura, il digitale e l’arte contemporanea, sperimentando sul tema del conflitto per condividerne la memoria.

Il visitatore potrà guardare l’opera da diverse angolazioni e, penetrandola, avrà la possibilità di scoprire diverse percezioni relative al confine e ai suoi continui movimenti. Se da vicino potrà apprezzarne la natura cinetica che punta verso il mare, dal lato destro avrà una percezione di sfondamento e tensione verso la meta, mentre infine, dal sinistro, avrà come l’impressione di doverne parare il movimento.
Questa tensione rimanda all’immaginario collettivo del Carso, concepito dai tempi delle invasioni barbariche come confine ultimo con l’est del mondo, ma anche come teatro della Grande Guerra e della guerra fredda.
"I segni di confine - spiega l’artista, noto per la realizzazione di opere di arte pubblica tra l’Italia e la Slovenia - sono stati spostati a più riprese durante le guerre mondiali, dividendo le genti e forzando la popolazione sopravvissuta all’assunzione di identità nazionali".

Per il suo nuovo progetto dal titolo “Segni”, Cesa utilizza la Land Art rifacendosi all’impatto monumentale e paesaggistico di alcune opere di Christo.
“In un momento contemporaneo di transizione, non privo di violenza - continua - lo scopo dell’artista è quello di sollecitare i visitatori a porre la propria attenzione sulla caduca essenza umana, metaforicamente rappresentata dall’utilizzo di un tessuto volutamente destinato a consumarsi gradualmente nel tempo, a causa degli agenti atmosferici”.