Sgarbi e Montanari contro lo scoop del magazine del Corriere
Bufera sul capolavoro ritrovato di Leonardo

L. Sanfelice
06/10/2013
L’annuncio per lo scoop realizzato dal magazine Sette e rilanciato dalle agenzie di tutto il mondo, solleva un polverone di polemiche nel mondo dell’arte che si divide e denuncia l’ennesima attribuzione sconsiderata. Il ritratto di Isabella d’Este, ritrovato dopo 500 anni in un caveau svizzero e ritenuto autentico dal decano Carlo Pedretti, sarebbe infatti una crosta secondo altri studiosi.
Dalle pagine de “Il Giornale” a deridere il sensazionale recupero del dipinto è Vittorio Sgarbi, che ricorda come la stampa non sia nuova a precipitosi proclami, e come lo stesso professor Pedretti abbia già preso granchi in passato.
Secondo Sgarbi l’opera non sarebbe altro che “una modesta e tarda copia (neppure di Salaì o Melzi, discepoli di da Vinci) del Ritratto di Isabella d'Este conservato al Louvre, mirabile disegno eseguito a carboncino e a pastello giallo, delle stesse identiche dimensioni. Certamente un omaggio a Leonardo. A insospettire - continua il critico -oltre la coincidenza perfetta delle misure, devono essere, al confronto con l'originale, la debolezza del disegno, la totale assenza del volume dei capelli, il traballante travestimento in Santa Caterina”. In conclusione: “Una modesta testimonianza di devozione a Leonardo di cui Leonardo avrebbe sorriso”.
Dello stesso partito è lo studioso Tomaso Montanari, che in un articolo pubblicato da “Il fatto Quotidiano”, oltre ad incitare all’esercizio del dubbio e del senso critico di fronte a simili miracoli, si fa beffa della cieca subalternità alla prova scientifica del carbonio 14 “che stabilisce che il dipinto sarebbe stato realizzato tra 1460 e 1650: cioè da quando Leonardo aveva otto anni a quando era morto da 231. Un dato utile, non c’è che dire”.
Dalle pagine de “Il Giornale” a deridere il sensazionale recupero del dipinto è Vittorio Sgarbi, che ricorda come la stampa non sia nuova a precipitosi proclami, e come lo stesso professor Pedretti abbia già preso granchi in passato.
Secondo Sgarbi l’opera non sarebbe altro che “una modesta e tarda copia (neppure di Salaì o Melzi, discepoli di da Vinci) del Ritratto di Isabella d'Este conservato al Louvre, mirabile disegno eseguito a carboncino e a pastello giallo, delle stesse identiche dimensioni. Certamente un omaggio a Leonardo. A insospettire - continua il critico -oltre la coincidenza perfetta delle misure, devono essere, al confronto con l'originale, la debolezza del disegno, la totale assenza del volume dei capelli, il traballante travestimento in Santa Caterina”. In conclusione: “Una modesta testimonianza di devozione a Leonardo di cui Leonardo avrebbe sorriso”.
Dello stesso partito è lo studioso Tomaso Montanari, che in un articolo pubblicato da “Il fatto Quotidiano”, oltre ad incitare all’esercizio del dubbio e del senso critico di fronte a simili miracoli, si fa beffa della cieca subalternità alla prova scientifica del carbonio 14 “che stabilisce che il dipinto sarebbe stato realizzato tra 1460 e 1650: cioè da quando Leonardo aveva otto anni a quando era morto da 231. Un dato utile, non c’è che dire”.
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