Caravaggio: quanti erano i suoi bari?
Carvaggio, I bari, 1594, Kimbell Art Museum di Forth Worth
18/03/2013
Pochi giorni fa l'annuncio della presentazione a Roma, in Vaticano, di un secondo "Bacco", conservato in Svizzera e attribuito a Caravaggio, che va ad affiancarsi a quello, famoso, della Galleria degli Uffizi. Ora un'altra celebre opera dello stesso artista è al centro di una disputa in Inghilterra, come riferito dal mensile The Art Newspaper. Si tratta di una copia de "I bari". L'originale, com'è noto, è conservato al Kimbell Art Museum di Fort Worth, nel Texas. La copia, invece, attribuita a un seguace di Caravaggio, nel 2006 fu venduta all'asta da Sotheby's a Londra da Lancelot William Thwaytes, che la possedeva dal 1962. Il prezzo di vendita: 42mila sterline.
Si dà il caso però che l'acquirente, Sir Denis Mahon, defunto nel 2011 a oltre cento anni, fosse, oltre che un importante collezionista, anche un eminente studioso di storia dell'arte, esperto in pittura italiana del periodo barocco. Riuscì così ad analizzare accuratamente l'opera e a riconoscere per essa la paternità dello stesso Caravaggio, facendone balzare il valore fino a dieci milioni di sterline. Morendo, ha lasciato in eredità alle gallerie del Regno Unito 58 opere della sua collezione per un valore di circa 100 milioni di sterline.
A questo punto la famiglia Thwaytes ha citato in giudizio Sotheby's per danni, imputandole l'errore di attribuzione, e intorno al dipinto si è aperta una querelle che vede, tra i sostenitori della tesi di Mahon, una schiera piuttosto nutrita di esperti come Mina Gregori, autrice di numerosi saggi e monografie sulla pittura dell'Italia settentrionale tra Quattrocento e Settecento, Maurizio Marini, recentemente scomparso, che aveva firmato il primo catalogo filologico dell'opera di Caravaggio, Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, il curatore ed esperto d'arte Daniele Benati, Thomas Scheider, scrittore e restauratore, e Ulrich Birkmaier, il conservatore capo del Wadsworth Atheneum.
Nicoletta Speltra
Si dà il caso però che l'acquirente, Sir Denis Mahon, defunto nel 2011 a oltre cento anni, fosse, oltre che un importante collezionista, anche un eminente studioso di storia dell'arte, esperto in pittura italiana del periodo barocco. Riuscì così ad analizzare accuratamente l'opera e a riconoscere per essa la paternità dello stesso Caravaggio, facendone balzare il valore fino a dieci milioni di sterline. Morendo, ha lasciato in eredità alle gallerie del Regno Unito 58 opere della sua collezione per un valore di circa 100 milioni di sterline.
A questo punto la famiglia Thwaytes ha citato in giudizio Sotheby's per danni, imputandole l'errore di attribuzione, e intorno al dipinto si è aperta una querelle che vede, tra i sostenitori della tesi di Mahon, una schiera piuttosto nutrita di esperti come Mina Gregori, autrice di numerosi saggi e monografie sulla pittura dell'Italia settentrionale tra Quattrocento e Settecento, Maurizio Marini, recentemente scomparso, che aveva firmato il primo catalogo filologico dell'opera di Caravaggio, Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, il curatore ed esperto d'arte Daniele Benati, Thomas Scheider, scrittore e restauratore, e Ulrich Birkmaier, il conservatore capo del Wadsworth Atheneum.
Nicoletta Speltra
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