Carrara, la città del marmo

Carrara
 

25/02/2004

Per gli artisti e gli amanti dell’arte, della scultura in particolare, Carrara è un luogo magico. Qui, all’estremità settentrionale della Toscana, a partire dal XIII secolo i più grandi maestri si sono succeduti alla ricerca del prezioso marmo bianco. Nicola Pisano e il figlio Giovanni scelsero i blocchi per i pulpiti del battistero di Pisa e della cattedrale di Siena; Donatello, l’inquieto Michelangelo, Giambologna, Bernini, Canova fecero altrettanto, dimorando spesso per lunghi periodi in città. A partire dagli anni Quaranta del Novecento hanno frequentato Carrara Arturo Martini, Alberto Viani, Henry Moore, César, Michelangelo Pistoletto, Augustin Cardenas e molti altri. L’intimo legame con il marmo ha guidato la crescita in senso industriale della zona. Tanto il sistema delle infrastrutture (la ferrovia, il porto, la viabilità stradale) quanto il tessuto edilizio (le case-laboratorio, i sontuosi palazzi della borghesia commerciale) hanno risentito, nel corso dei secoli, di tale condizione di dipendenza. Nel suo complesso Carrara è da sempre un grande laboratorio in cui i depositi di marmo caratterizzano il paesaggio urbano: salendo dalla Marina al centro medievale si percorre il Viale XX settembre e s’incontrano, ai margini della strada, decine e decine di magazzini e laboratori artigianali dove si lavorano i blocchi grezzi; percorrendo le vie intorno al Duomo (stupenda costruzione del XII-XIII secolo) si rimane sorpresi dal numero di iscrizioni commemorative che ricordano il soggiorno degli scultori in città. Sulla facciata dell’edificio ad angolo tra via Finelli e piazza Duomo si canta la grandezza di Michelangelo; in Piazza Alberica (centro rinascimentale della città) si elogia il talento di Pietro Tacca, sopra il portale della sua casa natale; in via Verdi il palazzo dello scultore Bienaimé porta i segni della presenza di Bertel Thorvaldsen. La locale Accademia di Belle Arti (in via Roma) concentra, nel solco della tradizione, la maggior parte dell’attività didattica a formare giovani scultori. Qui dalla scuola di Lorenzo Bartolini, molto in auge nella Parigi napoleonica, uscirono più di duecento artisti che diffusero il linguaggio neoclassico in tutte le corti d’Europa, da San Pietroburgo a Madrid. Gli oltre settecento allievi (per metà stranieri) hanno ancor oggi il privilegio di lavorare con il marmo sin dai primi mesi di corso. Chi decidesse di muoversi in macchina verso le Alpi Apuane, e prendesse la direzione Torano, Miseglia o Bedizzano, si troverebbe, infine, in località Colonnata - Cava Gioia, Fantiscritti o Ravaccione. E’ qui che si estraggono ogni anno un milione di tonnellate di marmo. Il paesaggio è straordinario: a pochi minuti dalla città la macchia mediterranea scompare per lasciare il posto alla bianca nudità dei profili sassosi. La sagoma delle montagne, a detta di chi ci vive, muta in continuazione a discapito dell’equilibrio ambientale. Eppure l’emozione di un colpo d’occhio unico è garantita.