Conversazioni
Dipinto dell'artista Giovanna Fresco
15/04/2003
Giovanna Fresco una pittrice, i suoi quadri una conversazione.
Nelle sue opere si avverte l'eco lonrtana delle "sacre conversazioni" degli inizi del XV secolo: in particolare la "Pala di Brera" di Piero Della Francesca e la "Pala di San Zaccaria" di Giovanni Bellini.
La prima segue un ordine geometrico, le figure fissano senza espressività un punto lontano, la seconda è invece atmosferica, si indovina l'ora del giorno, la Vergine tradisce nel volto una certa malinconia. In entrambe i personaggi non si parlano né si guardano: non ne hanno bisogno, sono legati dalla stessa conoscenza, dalla stessa atmosfera.
Giovanna Fresco conosce bene queste opere, le sue "Conversation Pieces" di qualche anno fa sono spazi condivisi "grazie ad una medesima appartenenza".
Poi c'è Cezanne. Nelle tre ultime Grandi Bagnanti riesce a dissolvere le tensioni in un grande equilibrio: i corpi diventano simili a tronchi e viceversa, tutto partecipa di uno stesso principio unitario, tutto diventa simmetrico e forze contrastanti diventano complementari. Anche questa è un' opera silenziosissima, atmosferica, una conversazione.
Giuliana Fresco, come Cezanne, non ama i dettagli ridondanti né il contatto. Le presenze rarefatte dei suoi dipinti appena si sfiorano senza incontrarsi, i loro corpi affogati nel fondo denso del colore partecipano del luogo che ha un nome preciso: "Harrington Gardens". L'artista abita proprio accanto a questo giardino londinese che è diventato un pò il simbolo del suo rapporto con Londra. Questo "luogo" della rappresentazione è osservato come dall' interno o dall'esterno attraverso una finestra, come faceva Alberto Savinio.
C'è poi la tendenza a dilatare la composizione oltre la superficie della singola tela: più tele di formati differenti costruiscono una serie di richiami, con esiti spesso teatrali, proprio per conversare con lo spettatore. Un quadro rimanda a un altro, un personaggio ne richiama un altro in un'altra tela.
"Sempre di più mi rendo conto che il mio lavoro suggerisce la forma del polittico: è come se aggiungendo un nuovo pezzo riuscissi a continuare un discorso che non può e non riesce ad essere contenuto in un'unica tela.(…) E' un po' come la riflessione in uno specchio, che della stessa scena ne suggerisce un'altra. Come entrare da una porta e uscirne da un'altra".
Giuliana Fresco ha sempre amato dipingere ritratti. "Qui centra l'Inghilterra, il fatto di vivere in un paese dove il ritratto è più apprezzato e frequentato che in Italia"- dice. Il suo recente autoritratto l'ha impostato nel modo più classico, allo specchio. Le sue dimensioni sono ridotte ma lo sguardo dell'artista si avverte imponente e impetuoso: è lo sguardo intorno a cui si dispiega la conversazione silenziosa.
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