Fino al 21 luglio al Pirelli Hangar Bicocca
Dagli abissi al cielo: Giorgio Andreotta Calò torna a Milano

Giorgio Andreotta Calò, Volver, 2008 | Courtesy of Galleria ZERO, Milano e Studio Giorgio Andreotta Calò, Venezia | Foto: Davide Conconi
Francesca Grego
15/02/2019
Milano - Metti un piroscafo affondato al largo delle Eolie. E un artista interessato allo scavo nei fondali marini, nel ventre della terra, nella memoria. Aggiungiamo che il relitto è quello di “Città di Milano”, imbarcazione utilizzata da Pirelli all’alba degli anni Venti per depositare negli abissi del Mediterraneo cavi per le comunicazioni. Il risultato finale è la mostra che vede protagonista al Pirelli Hangar Bicocca Giorgio Andreotta Calò, rappresentante italiano all’ultima Biennale di Venezia e tra gli artisti più interessanti di questi anni.
Se la vicenda del piroscafo è lo spunto per video e proiezioni, lo sguardo di Calò si allarga ben presto in un viaggio intorno alla scultura e alla trasformazione della materia, che seguendo i leitmotiv del mare, della navigazione, della stratificazione materiale e immateriale trasforma gli spazi di archeologia industriale dell’Hangar in un “arcipelago di opere” vecchie e nuove, avamposti per “guardare oltre”.
Oltre i campioni di roccia prelevati dalla laguna di Venezia o dalle miniere della Sardegna ci sono storie sedimentate nel sottosuolo e ora riportate alla luce, così come oltre il bronzo di Clessidre e Meduse scolpite ci sono pali di attracco corrosi dall’acqua marina e poi lavorati dall’artista. Sculture enigmatiche se considerate in se stesse, pronte invece a raccontare vicende dimenticate a chi si metta in gioco in una stimolante trama di rimandi.
È il caso dei lavori legati al passato di Milano, come la stampa stenopeica di 10 metri che chiude il percorso come una quinta teatrale, con la vista della città dall’ultimo piano del grattacielo Pirelli: dopo aver trasformato un intero ambiente in camera oscura, Calò ha scambiato ciò che ha messo letteralmente sottosopra la linea dell’orizzonte, conferendo al panorama urbano i contorni di un sogno.
Ma nelle stesse intenzioni dell’artista la chiave di volta della mostra è la scultura Volver, generata da una performance messa in atto nel 2008 in occasione della prima personale milanese: nella sua barca veneziana, Calò vola sospeso a una gru sui tetti del quartiere di Lambrate, per atterrare sulla terrazza della galleria Zero, dove la barca viene sezionata in due parti ed esposta su un piccolo specchio d’acqua. A distanza di 10 anni, la scultura appare ricomposta nella forma del mollusco Pinna Nobilis – che dà il titolo a un’altra serie di opere esposte – mentre l’azione originaria è documentata da un carosello di diapositive.
A cura di Roberta Tenconi, Giorgio Andreotta Calò. Città di Milano sarà visitabile fino al 21 luglio al Pirelli Hangar Bicocca.
Leggi anche:
• Biennale 2017: un mondo magico al Padiglione Italia
Se la vicenda del piroscafo è lo spunto per video e proiezioni, lo sguardo di Calò si allarga ben presto in un viaggio intorno alla scultura e alla trasformazione della materia, che seguendo i leitmotiv del mare, della navigazione, della stratificazione materiale e immateriale trasforma gli spazi di archeologia industriale dell’Hangar in un “arcipelago di opere” vecchie e nuove, avamposti per “guardare oltre”.
Oltre i campioni di roccia prelevati dalla laguna di Venezia o dalle miniere della Sardegna ci sono storie sedimentate nel sottosuolo e ora riportate alla luce, così come oltre il bronzo di Clessidre e Meduse scolpite ci sono pali di attracco corrosi dall’acqua marina e poi lavorati dall’artista. Sculture enigmatiche se considerate in se stesse, pronte invece a raccontare vicende dimenticate a chi si metta in gioco in una stimolante trama di rimandi.
È il caso dei lavori legati al passato di Milano, come la stampa stenopeica di 10 metri che chiude il percorso come una quinta teatrale, con la vista della città dall’ultimo piano del grattacielo Pirelli: dopo aver trasformato un intero ambiente in camera oscura, Calò ha scambiato ciò che ha messo letteralmente sottosopra la linea dell’orizzonte, conferendo al panorama urbano i contorni di un sogno.
Ma nelle stesse intenzioni dell’artista la chiave di volta della mostra è la scultura Volver, generata da una performance messa in atto nel 2008 in occasione della prima personale milanese: nella sua barca veneziana, Calò vola sospeso a una gru sui tetti del quartiere di Lambrate, per atterrare sulla terrazza della galleria Zero, dove la barca viene sezionata in due parti ed esposta su un piccolo specchio d’acqua. A distanza di 10 anni, la scultura appare ricomposta nella forma del mollusco Pinna Nobilis – che dà il titolo a un’altra serie di opere esposte – mentre l’azione originaria è documentata da un carosello di diapositive.
A cura di Roberta Tenconi, Giorgio Andreotta Calò. Città di Milano sarà visitabile fino al 21 luglio al Pirelli Hangar Bicocca.
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