Aspettando le celebrazioni del 2024, a 75 anni dalla morte
Ensor, pioniere della modernità oltre la maschera
James Ensor, Autoritratto con cappello fiorito, 1883-1888 | Courtesy Visit Oostende talkie.be | © Toerisme Oostende
Samantha De Martin
07/12/2023
Amici (e nemici) lo considerarono a lungo un temibile talento.
Ed in effetti, celando la realtà dietro la maschera di un bizzarro “sogno fosforescente” plasmato attraverso un uso personalissimo della forma e del colore, James Ensor fu davvero il rivoluzionario pioniere del linguaggio pittorico modernista. Lo stravagante pennello nato a Ostenda il 13 aprile del 1860, che guarda all’umanità in maniera leggera, spesso pessimista, ma anche lirica ed esilarante, rientra nella ristretta cerchia di artisti dell’avanguardia europea che, alla fine del XIX secolo, hanno liberato l’arte pittorica dall’eroismo romantico e dalle belle apparenze.
Consegnato dalla tradizione ai manuali di storia dell’arte come un introverso e un misantropo, il pittore belga ispirò gli Espressionisti, suscitò la censura di Hitler e rifiutò di legarsi a qualsiasi movimento.
James Ensor, I tetti di Ostenda, 1901, Olio su tela, 48 × 73 cm, Ostenda, Mu.ZEE | Courtesy Visit Oostende talkie.be | © Toerisme Oostende
Nel 2024, anno in cui ricorre il 75° anniversario della morte, Ostenda, città che gli diede i natali e nella quale si spense a 89 anni, riscopre il suo artista, ponendo il Maestro sotto i riflettori con un festival, numerose mostre ed eventi di alto profilo che mostrano il vero volto dell’uomo passato alla storia per quelle maschere percorse da volti sgraziati e ghigni inquietanti. Maschere, dunque, simili ad allucinazioni, rappresentazioni della natura umana e della corruzione, del vizio e delle devianze dell’animo.
Fu genio prolifico e poliedrico, Ensor. Una sua vecchia amica era affascinata dalle sue improvvisazioni wagneriane al piano. Uomo di lettere, oltre che di pennello, amava le performance estrose, durante le quali si lasciava travolgere dalla sonorità dei suoi neologismi.
Eppure l’immagine del Maestro di Ostenda che, a partire dal 1883, iniziò a racchiudere in maschere il suo latente disgusto per la borghesia e i suoi valori, nonostante egli stesso, nominato barone nel 1929, fosse destinato a farvi parte, non corrisponde propriamente a quella dell’eccentrico eremita incompreso, chiuso in una ventosa soffitta di Ostenda. Scrittore, compositore e appassionato di musica, autore di dipinti a olio, opere su carta, stampe, manoscritti, fotografie e partiture autografe, James Ensor fu molto più di un semplice pittore di scheletri.
In realtà il giovane nato da padre inglese e madre belga, cresciuto nei negozi di souvenir gestiti dai genitori, in un “inestricabile guazzabuglio di conchiglie, merletti, pesci rari impagliati, vecchi libri, incisioni, armi e porcellane cinesi”, affascinato sin da piccolo dalle maschere di Carnevale in vendita nel loro negozio, partecipava con vivo interesse alla vita culturale e sociale della sua città natale. A partire dal 1894 è attivo nel Cercle Artistique di Ostenda, membro della Compagnie du Rat Mort e, dopo la Prima Guerra Mondiale, diviene socio fondatore del Rotary. Quando, all’età di quattordici anni, il giovane James iniziò a prendere lezioni di disegno, sviluppando ulteriormente il proprio talento dal 1877 al 1880 all’Accademia Reale di Belle Arti di Bruxelles, la sua seconda casa, nessuno avrebbe immaginato che nel corso di una carriera durata quasi 70 anni avrebbero visto la luce circa 850 dipinti.
James Ensor, Grande marina (Tramonto), 1885, Olio su tela, 114 × 161 cm, Ostenda, Mu.ZEE | Courtesy Visit Oostende talkie.be | © Toerisme Oostende
L’artista di Ostenda creò un'opera straordinaria, senza tuttavia lasciarsi incasellare. Pur essendo animato da un irresistibile bisogno di sperimentare, ritornava spesso su una serie di temi fissi, filo conduttore di tutta la sua opera.
Sperimenterà in maniera quasi programmatica, fino alla tarda età, sempre nuovi soggetti, generi, stili e tecniche. Con estrema cura selezionava il materiale nelle botteghe più costose, era aggiornato su ciò che accadeva nell’ambiente dell’avanguardia, dell’arte, della musica e della letteratura a Parigi e Bruxelles, ma sapeva anche riconoscere validi modelli in Maestri come Bruegel, Rembrandt, Watteau, Goya o Hokusai.
Se gli anni del cosiddetto “periodo scuro”, fino al 1885, sono caratterizzati da colori profondi e cupi, con una luce attenuata, ma vibrante, che riflette l’influenza del Naturalismo tipico della tradizione fiamminga, ma anche di Gustave Courbet e dell'Impressionismo di Édouard Manet, Degas, Monet, in seguito, rielaborando l'uso del colore brillante degli impressionisti e la grottesca immaginazione dei primi Maestri fiamminghi, come Hieronymus Bosch e Pieter Bruegel il Vecchio, Ensor si rivolge verso gli stili dell'avanguardia. Si accosta a suo modo al Simbolismo e al Decadentismo, svolgendo un ruolo determinante nel rinnovamento dell'arte belga e anticipando le correnti dei Fauves e dell'Espressionismo.
James Ensor (1860 - 1949), L'intrigo, 1890), Anversa, Koninklijk Museum voor Schone Kunsten
Questo processo di trasfigurazione della realtà, basato su un linguaggio fatto di colori puri e aspri, affolla la tavolozza di elementi inquietanti come maschere, spettri e demoni, adoperati per mettere in satira gli aspetti più tipici del mondo borghese. La vena grottesca di Ensor oscilla tra ironia e inquietudine, in una specie di incubo in cui sogno e realtà si confondono, anticipando il Surrealismo. Per i suoi soggetti, l’autore, grande ammiratore di Edgar Allan Poe, prende spesso spunto dai vacanzieri di Ostenda, che lo riempiono di disgusto. Ritraendo gli individui simili a pagliacci, sostituendo le loro facce con maschere di Carnevale, rappresenta l'umanità come vuota, stupida e ripugnante.
Con occhio cinico e piglio critico lo stile di Ensor punta a provocare la società del tempo, come emerge soprattutto da I bagni di Ostenda, un grande disegno surreale del 1890 che ridicolizza le abitudini dell’alta borghesia in spiaggia.
Questo mix unico di stili, intrecciati in un linguaggio estremamente originale, ha regalato all’umanità una serie di capolavori ineguagliabili, oggi esposti nei più importanti musei del mondo. Il dipinto che più lo rappresenta e forse il più famoso, L’entrata di Cristo a Bruxelles (1888) è esposto al Getty Museum di Los Angeles. Altre sue opere possono essere ammirate al Louvre e al Musée D’Orsay di Parigi, al MoMA, al Guggenheim di New York e al Rijksmuseum di Amsterdam. A più di 70 anni dalla morte, Ensor viaggia ancora in giro per il mondo.
James Ensor, L'entrata di Cristo a Bruxelles nel 1889, Dettaglio, 1888, Olio su tela, 253 × 431 cm, Los Angeles, J. Paul Getty Museum, Flemish Art Collection | Courtesy Visit Oostende talkie.be | © Toerisme Oostend
È Anversa, considerata dallo stesso artista, “la più generosa di tutte le madri”, a conservare, presso il Museo Reale di Belle Arti – KMSKA, la più vasta collezione di Ensor al mondo, caratterizzata da 39 dipinti e 650 disegni. Sarà proprio il KMSKA ad accogliere, dal 28 settembre 2024 al 19 gennaio 2025, la mostra I sogni più sfrenati di Ensor. Oltre l'impressionismo, un viaggio nel meraviglioso universo del Maestro fiammingo popolato da visioni selvagge, maschere e satira, ma anche un dialogo con gli artisti internazionali che lo hanno ispirato e con i quali egli si misurava, da Claude Monet a Hieronymus Bosch e Francisco Goya.
Tuttavia Ostenda resta il posto più suggestivo nel quale si respira ancora il mito di Ensor che considerava la sua città natale “la regina dei volubili mari, della morbida sabbia e del cielo carico di oro e opale”. Quando era in vita vi si separò solo per un breve periodo di tempo, per studiare all’Accademia d’Arte di Bruxelles. Trascorrerà il resto dei suoi giorni cullato dal rassicurante sciabordio del Mare del Nord. Eppure il pittore non rappresentò molto spesso la sua città e le sue “attrazioni”, né volle offrire di questa un ritratto fedele. Indicativa dell’interpretazione artistica che Ensor dà di Ostenda è la vista del 1890 sui tetti delle case del Van Iseghemlaan, conosciuta con il titolo Vista di Phnosia, onde e vibrazioni luminose. I tetti, le banchine, le dune, i polder e il mare ispirano in lui misteriose immagini ingenuamente liete o idilliache. Nei suoi lavori si riescono ad individuare alcuni scorci caratteristici: la Vlaanderenstraat, la Van Iseghemlaan, la Visserskaai, la Onze-Lieve-Vrouw-ter-Duinen, "la piccola chiesa tra le dune" che ne accoglierà le spoglie alla sua morte, avvenuta ad Ostenda il 19 novembre 1949. “Attivista” ante litteram, Ensor già nel corso del decennio 1890 si scaglia contro le “blasfeme malvagità” dei piani di urbanizzazione dell’epoca. Per proteggere i resti della Chiesa di San Pietro e Paolo o le antiche banchine commerciali dalla modernità incalzante mobilita amici e conoscenti in tutto il paese.
James Ensor, I Bagni di Ostenda, Gent, MSK | Courtesy Visit Oostende talkie.be | © Toerisme Oostende
Come dimostrerà anche l’esposizione che la Casa di Ensor di Ostenda ha in programma dal 19 settembre 2024 al 12 gennaio 2025, dal titolo James Ensor: Satira, Parodia, Pastiche, l’opera di Ensor è permeata anche di umorismo e caricatura. La sanguinosa repressione, gli spietati tribunali o l’ingiusta critica artistica vengono denunciati in opere satiriche, testimoni del suo sguardo acuto e spietato sulla natura umana, costituendo una sorta di spaccato, benché soggettivo, della società belga alla fine del XIX secolo.
Come una sorta di specchio magico, l’opera di James Ensor restituirebbe a noi moderni la nostra immagine frammentata in molteplici identità e versioni del nostro inconscio che appaiono senza alcuna maschera.
Eppure la gloria giungerà tardi. Del resto lo stesso artista aveva affermato che avrebbe “anticipato tutte le tendenze moderne”. A distanza di 75 anni da quella morte possiamo dire che è stato davvero così.
Leggi anche:
• Inseguendo James Ensor sul Mare del Nord
• A Ostenda il 2024 è nel segno di James Ensor
• Athos Burez: i miei Bagni di Ostenda. La rinascita del capolavoro di James Ensor
Ed in effetti, celando la realtà dietro la maschera di un bizzarro “sogno fosforescente” plasmato attraverso un uso personalissimo della forma e del colore, James Ensor fu davvero il rivoluzionario pioniere del linguaggio pittorico modernista. Lo stravagante pennello nato a Ostenda il 13 aprile del 1860, che guarda all’umanità in maniera leggera, spesso pessimista, ma anche lirica ed esilarante, rientra nella ristretta cerchia di artisti dell’avanguardia europea che, alla fine del XIX secolo, hanno liberato l’arte pittorica dall’eroismo romantico e dalle belle apparenze.
Consegnato dalla tradizione ai manuali di storia dell’arte come un introverso e un misantropo, il pittore belga ispirò gli Espressionisti, suscitò la censura di Hitler e rifiutò di legarsi a qualsiasi movimento.
James Ensor, I tetti di Ostenda, 1901, Olio su tela, 48 × 73 cm, Ostenda, Mu.ZEE | Courtesy Visit Oostende talkie.be | © Toerisme Oostende
Nel 2024, anno in cui ricorre il 75° anniversario della morte, Ostenda, città che gli diede i natali e nella quale si spense a 89 anni, riscopre il suo artista, ponendo il Maestro sotto i riflettori con un festival, numerose mostre ed eventi di alto profilo che mostrano il vero volto dell’uomo passato alla storia per quelle maschere percorse da volti sgraziati e ghigni inquietanti. Maschere, dunque, simili ad allucinazioni, rappresentazioni della natura umana e della corruzione, del vizio e delle devianze dell’animo.
Fu genio prolifico e poliedrico, Ensor. Una sua vecchia amica era affascinata dalle sue improvvisazioni wagneriane al piano. Uomo di lettere, oltre che di pennello, amava le performance estrose, durante le quali si lasciava travolgere dalla sonorità dei suoi neologismi.
Eppure l’immagine del Maestro di Ostenda che, a partire dal 1883, iniziò a racchiudere in maschere il suo latente disgusto per la borghesia e i suoi valori, nonostante egli stesso, nominato barone nel 1929, fosse destinato a farvi parte, non corrisponde propriamente a quella dell’eccentrico eremita incompreso, chiuso in una ventosa soffitta di Ostenda. Scrittore, compositore e appassionato di musica, autore di dipinti a olio, opere su carta, stampe, manoscritti, fotografie e partiture autografe, James Ensor fu molto più di un semplice pittore di scheletri.
In realtà il giovane nato da padre inglese e madre belga, cresciuto nei negozi di souvenir gestiti dai genitori, in un “inestricabile guazzabuglio di conchiglie, merletti, pesci rari impagliati, vecchi libri, incisioni, armi e porcellane cinesi”, affascinato sin da piccolo dalle maschere di Carnevale in vendita nel loro negozio, partecipava con vivo interesse alla vita culturale e sociale della sua città natale. A partire dal 1894 è attivo nel Cercle Artistique di Ostenda, membro della Compagnie du Rat Mort e, dopo la Prima Guerra Mondiale, diviene socio fondatore del Rotary. Quando, all’età di quattordici anni, il giovane James iniziò a prendere lezioni di disegno, sviluppando ulteriormente il proprio talento dal 1877 al 1880 all’Accademia Reale di Belle Arti di Bruxelles, la sua seconda casa, nessuno avrebbe immaginato che nel corso di una carriera durata quasi 70 anni avrebbero visto la luce circa 850 dipinti.
James Ensor, Grande marina (Tramonto), 1885, Olio su tela, 114 × 161 cm, Ostenda, Mu.ZEE | Courtesy Visit Oostende talkie.be | © Toerisme Oostende
L’artista di Ostenda creò un'opera straordinaria, senza tuttavia lasciarsi incasellare. Pur essendo animato da un irresistibile bisogno di sperimentare, ritornava spesso su una serie di temi fissi, filo conduttore di tutta la sua opera.
Sperimenterà in maniera quasi programmatica, fino alla tarda età, sempre nuovi soggetti, generi, stili e tecniche. Con estrema cura selezionava il materiale nelle botteghe più costose, era aggiornato su ciò che accadeva nell’ambiente dell’avanguardia, dell’arte, della musica e della letteratura a Parigi e Bruxelles, ma sapeva anche riconoscere validi modelli in Maestri come Bruegel, Rembrandt, Watteau, Goya o Hokusai.
Se gli anni del cosiddetto “periodo scuro”, fino al 1885, sono caratterizzati da colori profondi e cupi, con una luce attenuata, ma vibrante, che riflette l’influenza del Naturalismo tipico della tradizione fiamminga, ma anche di Gustave Courbet e dell'Impressionismo di Édouard Manet, Degas, Monet, in seguito, rielaborando l'uso del colore brillante degli impressionisti e la grottesca immaginazione dei primi Maestri fiamminghi, come Hieronymus Bosch e Pieter Bruegel il Vecchio, Ensor si rivolge verso gli stili dell'avanguardia. Si accosta a suo modo al Simbolismo e al Decadentismo, svolgendo un ruolo determinante nel rinnovamento dell'arte belga e anticipando le correnti dei Fauves e dell'Espressionismo.
James Ensor (1860 - 1949), L'intrigo, 1890), Anversa, Koninklijk Museum voor Schone Kunsten
Questo processo di trasfigurazione della realtà, basato su un linguaggio fatto di colori puri e aspri, affolla la tavolozza di elementi inquietanti come maschere, spettri e demoni, adoperati per mettere in satira gli aspetti più tipici del mondo borghese. La vena grottesca di Ensor oscilla tra ironia e inquietudine, in una specie di incubo in cui sogno e realtà si confondono, anticipando il Surrealismo. Per i suoi soggetti, l’autore, grande ammiratore di Edgar Allan Poe, prende spesso spunto dai vacanzieri di Ostenda, che lo riempiono di disgusto. Ritraendo gli individui simili a pagliacci, sostituendo le loro facce con maschere di Carnevale, rappresenta l'umanità come vuota, stupida e ripugnante.
Con occhio cinico e piglio critico lo stile di Ensor punta a provocare la società del tempo, come emerge soprattutto da I bagni di Ostenda, un grande disegno surreale del 1890 che ridicolizza le abitudini dell’alta borghesia in spiaggia.
Questo mix unico di stili, intrecciati in un linguaggio estremamente originale, ha regalato all’umanità una serie di capolavori ineguagliabili, oggi esposti nei più importanti musei del mondo. Il dipinto che più lo rappresenta e forse il più famoso, L’entrata di Cristo a Bruxelles (1888) è esposto al Getty Museum di Los Angeles. Altre sue opere possono essere ammirate al Louvre e al Musée D’Orsay di Parigi, al MoMA, al Guggenheim di New York e al Rijksmuseum di Amsterdam. A più di 70 anni dalla morte, Ensor viaggia ancora in giro per il mondo.
James Ensor, L'entrata di Cristo a Bruxelles nel 1889, Dettaglio, 1888, Olio su tela, 253 × 431 cm, Los Angeles, J. Paul Getty Museum, Flemish Art Collection | Courtesy Visit Oostende talkie.be | © Toerisme Oostend
È Anversa, considerata dallo stesso artista, “la più generosa di tutte le madri”, a conservare, presso il Museo Reale di Belle Arti – KMSKA, la più vasta collezione di Ensor al mondo, caratterizzata da 39 dipinti e 650 disegni. Sarà proprio il KMSKA ad accogliere, dal 28 settembre 2024 al 19 gennaio 2025, la mostra I sogni più sfrenati di Ensor. Oltre l'impressionismo, un viaggio nel meraviglioso universo del Maestro fiammingo popolato da visioni selvagge, maschere e satira, ma anche un dialogo con gli artisti internazionali che lo hanno ispirato e con i quali egli si misurava, da Claude Monet a Hieronymus Bosch e Francisco Goya.
Tuttavia Ostenda resta il posto più suggestivo nel quale si respira ancora il mito di Ensor che considerava la sua città natale “la regina dei volubili mari, della morbida sabbia e del cielo carico di oro e opale”. Quando era in vita vi si separò solo per un breve periodo di tempo, per studiare all’Accademia d’Arte di Bruxelles. Trascorrerà il resto dei suoi giorni cullato dal rassicurante sciabordio del Mare del Nord. Eppure il pittore non rappresentò molto spesso la sua città e le sue “attrazioni”, né volle offrire di questa un ritratto fedele. Indicativa dell’interpretazione artistica che Ensor dà di Ostenda è la vista del 1890 sui tetti delle case del Van Iseghemlaan, conosciuta con il titolo Vista di Phnosia, onde e vibrazioni luminose. I tetti, le banchine, le dune, i polder e il mare ispirano in lui misteriose immagini ingenuamente liete o idilliache. Nei suoi lavori si riescono ad individuare alcuni scorci caratteristici: la Vlaanderenstraat, la Van Iseghemlaan, la Visserskaai, la Onze-Lieve-Vrouw-ter-Duinen, "la piccola chiesa tra le dune" che ne accoglierà le spoglie alla sua morte, avvenuta ad Ostenda il 19 novembre 1949. “Attivista” ante litteram, Ensor già nel corso del decennio 1890 si scaglia contro le “blasfeme malvagità” dei piani di urbanizzazione dell’epoca. Per proteggere i resti della Chiesa di San Pietro e Paolo o le antiche banchine commerciali dalla modernità incalzante mobilita amici e conoscenti in tutto il paese.
James Ensor, I Bagni di Ostenda, Gent, MSK | Courtesy Visit Oostende talkie.be | © Toerisme Oostende
Come dimostrerà anche l’esposizione che la Casa di Ensor di Ostenda ha in programma dal 19 settembre 2024 al 12 gennaio 2025, dal titolo James Ensor: Satira, Parodia, Pastiche, l’opera di Ensor è permeata anche di umorismo e caricatura. La sanguinosa repressione, gli spietati tribunali o l’ingiusta critica artistica vengono denunciati in opere satiriche, testimoni del suo sguardo acuto e spietato sulla natura umana, costituendo una sorta di spaccato, benché soggettivo, della società belga alla fine del XIX secolo.
Come una sorta di specchio magico, l’opera di James Ensor restituirebbe a noi moderni la nostra immagine frammentata in molteplici identità e versioni del nostro inconscio che appaiono senza alcuna maschera.
Eppure la gloria giungerà tardi. Del resto lo stesso artista aveva affermato che avrebbe “anticipato tutte le tendenze moderne”. A distanza di 75 anni da quella morte possiamo dire che è stato davvero così.
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