Tra i tesori di Bruges, sulle orme del maestro quattrocentesco
I capolavori di Hans Memling con l'esperto Till-Holger Borchert
Hans Memling (1433 circa - 1494), Dittico di Maarten van Nieuwenhove, 1487, Olio su pannello di quercia, 41.5 x 52 cm (Ciascun pannello), Bruges Sint Jaanshospitaal-Memlingmuseum
Francesca Grego
13/05/2019
Un volto, uno sguardo e il paesaggio sullo sfondo: la pittura come la conosciamo oggi nasce dal pennello dei maestri fiamminghi del Quattrocento. Sul finire del Medioevo, nelle ricche città mercantili affacciate sul Mare del Nord, la sensibilità della borghesia in ascesa fluisce nei quadri in mezzo a santi e madonne vestite dei preziosi tessuti delle Fiandre: per la prima volta affetti e oggetti quotidiani invadono dolcemente quella che per secoli era stata la rappresentazione di un mondo altro e distante. Il centro di gravità dell’arte si sposta dal cielo alla terra.
Tra gli interpreti di questa straordinaria stagione c’è Hans Memling, il genius loci di Bruges, che adornò la sua città d’adozione di opere mirabili e affascinò i più fini collezionisti italiani con ritratti e i dipinti di narrazione. Le sue vivide tavole dipinte a olio, con immaginazione raffinata e un sorprendente gusto per i dettagli, brillano tuttora tra i tesori della cittadina fiamminga.
Per raccontarvele abbiamo chiesto aiuto a Till-Holger Borchert, storico dell’arte e co-curatore della Triennale di Bruges 2018, direttore del Musea Brugge e curatore di mostre che sono state pietre miliari nella riscoperta del maestro quattrocentesco, come Memling’s Portraits alla Frick Collection di New York e al Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid (2005) o Hans Memling. Rinascimento fiammingo alle Scuderie del Quirinale di Roma nel 2014-2015.
“Insieme a Jan van Eyck, Hans Memling è stato uno degli artisti guida della Prima Scuola Fiamminga”, spiega Borchert: “In questo periodo Bruges divenne il più importante centro commerciale e bancario dell’Europa Nord-occidentale e nei secoli successivi emergerà come uno degli epicentri culturali delle Fiandre.
La presenza di stranieri facoltosi, importanti istituzioni religiose, ricche famiglie borghesi e membri della corte di Borgogna creò un fiorente mercato per un’ampia varietà di merci di lusso: questo rese Bruges particolarmente attraente per pittori, miniaturisti e altri artisti.
Il laboratorio di Memling era tra i più prolifici e versatili della città. Attivo a Bruges dal 1465 fino alla sua morte, nel 1494, egli approfittò della crescente domanda di ritratti, pale d’altare e immagini devozionali tra mecenati locali e internazionali”.
Esiste a Bruges un’opera capace di sintetizzare la grandezza di Hans Memling?
“Il Dittico di Maarten van Nieuwenhove, uno dei capolavori del museo dedicato ad Hans Memling nell’Ospedale di San Giovanni di Bruges, include forse il ritratto più impressionante che il maestro abbia mai dipinto. L’opera mostra il giovane committente in un interno, mentre prega davanti a un lussuoso libro delle ore. Egli dirige il suo sguardo verso la Madonna con il Bambino che occupa la parte sinistra del Dittico. Per assicurarsi che la Vergine fosse percepita come una presenza reale e non come una visione, Memling dipinse la sua figura insieme a quella di van Nieuwenhove nel riflesso dello specchio in fondo alla stanza. L’immagine allo specchio permette anche allo spettatore di comprendere più pienamente lo spazio del dipinto.
Realizzata nel 1487, verso al fine della sua carriera, quest’opera evidenzia le grandi abilità tecniche di Memling, ma anche la sua inventiva nel creare immagini di straordinaria potenza”.
E per quanto riguarda la pittura di narrazione, altro fondamentale punto forte di Memling?
“Il Dittico non è che uno dei capolavori di Memling conservati a Bruges: il pittore ricevette infatti parecchie commissioni dai frati e dalle suore dell’Ospedale di San Giovanni e molti di questi dipinti sono ancora conservati nella loro sede originaria.
Il più notevole è il monumentale trittico che una volta fungeva da pala d’altare per la cappella dell’Ospedale. Datato 1479, mostra nella tavola centrale le Nozze mistiche di Santa Caterina, mentre le ali laterali sono dedicate a episodi delle vite dei santi patroni dell’Ospedale, San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista. Qui è di grande interesse la rappresentazione di San Giovanni sull’isola di Patmos, che sfoggia un’immaginazione narrativa con cui solo le incisioni realizzate da Dürer degli ultimi anni del secolo furono in grado di competere.
Altri trittici, di dimensioni minori, furono commissionati a Memling nel 1479 e nel 1480 da due frati della comunità dell’Ospedale: il Trittico dell’Adorazione dei Magi realizzato per Jan Floreins, come ricorda una ricca iscrizione, e Il Compianto e la Sepoltura di Cristo, dipinto su richiesta di Adriaen Reins.
Nel 1489, poi, Memling terminò il Reliquiario di Sant’Orsola, che narra la leggenda della Santa e delle sue 11 mila vergini sui sei pannelli dipinti che rivestono la cassa. Tra queste immagini spiccano due rappresentazioni della città di Colonia, così precise e dettagliate da far pensare che il maestro, nato in Germania, avesse vissuto del tempo a Colonia prima di trasferirsi nelle Fiandre”.
Dalla Germania alle Fiandre, dunque. Ma Memling era ben noto anche agli intenditori di pittura fiorentini. Come ha fatto la sua fama a raggiungere la Penisola?
“Il banchiere fiorentino Angelo Tani, rappresentante del Banco dei Medici a Bruges, fu tra i primi committenti di Memling, che realizzò il monumentale Trittico del Giudizio Universale per la sua cappella in Badia Fiesolana, presso Firenze. Sfortunatamente, il vascello che lo trasportava fu catturato dai pirati e il dipinto finì a Danzica, dove si trova tuttora.
Anche Tommaso Portinari, successore di Tani, si rivolse a Memling per alcune commissioni, tra cui spicca il doppio ritratto del banchiere e di sua moglie, oggi conservato a New York.
I ritratti di Memling divennero particolarmente popolari tra i clienti italiani: egli, infatti, fu tra i primi pittori fiamminghi a usare il paesaggio come sfondo, un elemento che divenne estremamente influente e di moda nell’arte del Rinascimento italiano. Richiestissimo da committenti raffinati tra cui Bernardo Bembo, ambasciatore veneziano nelle Fiandre, con il suo stile Memling ispirò pittori come Piero della Francesca, Ghirlandaio, Botticelli e perfino Leonardo”.
Tra gli interpreti di questa straordinaria stagione c’è Hans Memling, il genius loci di Bruges, che adornò la sua città d’adozione di opere mirabili e affascinò i più fini collezionisti italiani con ritratti e i dipinti di narrazione. Le sue vivide tavole dipinte a olio, con immaginazione raffinata e un sorprendente gusto per i dettagli, brillano tuttora tra i tesori della cittadina fiamminga.
Per raccontarvele abbiamo chiesto aiuto a Till-Holger Borchert, storico dell’arte e co-curatore della Triennale di Bruges 2018, direttore del Musea Brugge e curatore di mostre che sono state pietre miliari nella riscoperta del maestro quattrocentesco, come Memling’s Portraits alla Frick Collection di New York e al Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid (2005) o Hans Memling. Rinascimento fiammingo alle Scuderie del Quirinale di Roma nel 2014-2015.
“Insieme a Jan van Eyck, Hans Memling è stato uno degli artisti guida della Prima Scuola Fiamminga”, spiega Borchert: “In questo periodo Bruges divenne il più importante centro commerciale e bancario dell’Europa Nord-occidentale e nei secoli successivi emergerà come uno degli epicentri culturali delle Fiandre.
La presenza di stranieri facoltosi, importanti istituzioni religiose, ricche famiglie borghesi e membri della corte di Borgogna creò un fiorente mercato per un’ampia varietà di merci di lusso: questo rese Bruges particolarmente attraente per pittori, miniaturisti e altri artisti.
Il laboratorio di Memling era tra i più prolifici e versatili della città. Attivo a Bruges dal 1465 fino alla sua morte, nel 1494, egli approfittò della crescente domanda di ritratti, pale d’altare e immagini devozionali tra mecenati locali e internazionali”.
Esiste a Bruges un’opera capace di sintetizzare la grandezza di Hans Memling?
“Il Dittico di Maarten van Nieuwenhove, uno dei capolavori del museo dedicato ad Hans Memling nell’Ospedale di San Giovanni di Bruges, include forse il ritratto più impressionante che il maestro abbia mai dipinto. L’opera mostra il giovane committente in un interno, mentre prega davanti a un lussuoso libro delle ore. Egli dirige il suo sguardo verso la Madonna con il Bambino che occupa la parte sinistra del Dittico. Per assicurarsi che la Vergine fosse percepita come una presenza reale e non come una visione, Memling dipinse la sua figura insieme a quella di van Nieuwenhove nel riflesso dello specchio in fondo alla stanza. L’immagine allo specchio permette anche allo spettatore di comprendere più pienamente lo spazio del dipinto.
Realizzata nel 1487, verso al fine della sua carriera, quest’opera evidenzia le grandi abilità tecniche di Memling, ma anche la sua inventiva nel creare immagini di straordinaria potenza”.
E per quanto riguarda la pittura di narrazione, altro fondamentale punto forte di Memling?
“Il Dittico non è che uno dei capolavori di Memling conservati a Bruges: il pittore ricevette infatti parecchie commissioni dai frati e dalle suore dell’Ospedale di San Giovanni e molti di questi dipinti sono ancora conservati nella loro sede originaria.
Il più notevole è il monumentale trittico che una volta fungeva da pala d’altare per la cappella dell’Ospedale. Datato 1479, mostra nella tavola centrale le Nozze mistiche di Santa Caterina, mentre le ali laterali sono dedicate a episodi delle vite dei santi patroni dell’Ospedale, San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista. Qui è di grande interesse la rappresentazione di San Giovanni sull’isola di Patmos, che sfoggia un’immaginazione narrativa con cui solo le incisioni realizzate da Dürer degli ultimi anni del secolo furono in grado di competere.
Altri trittici, di dimensioni minori, furono commissionati a Memling nel 1479 e nel 1480 da due frati della comunità dell’Ospedale: il Trittico dell’Adorazione dei Magi realizzato per Jan Floreins, come ricorda una ricca iscrizione, e Il Compianto e la Sepoltura di Cristo, dipinto su richiesta di Adriaen Reins.
Nel 1489, poi, Memling terminò il Reliquiario di Sant’Orsola, che narra la leggenda della Santa e delle sue 11 mila vergini sui sei pannelli dipinti che rivestono la cassa. Tra queste immagini spiccano due rappresentazioni della città di Colonia, così precise e dettagliate da far pensare che il maestro, nato in Germania, avesse vissuto del tempo a Colonia prima di trasferirsi nelle Fiandre”.
Dalla Germania alle Fiandre, dunque. Ma Memling era ben noto anche agli intenditori di pittura fiorentini. Come ha fatto la sua fama a raggiungere la Penisola?
“Il banchiere fiorentino Angelo Tani, rappresentante del Banco dei Medici a Bruges, fu tra i primi committenti di Memling, che realizzò il monumentale Trittico del Giudizio Universale per la sua cappella in Badia Fiesolana, presso Firenze. Sfortunatamente, il vascello che lo trasportava fu catturato dai pirati e il dipinto finì a Danzica, dove si trova tuttora.
Anche Tommaso Portinari, successore di Tani, si rivolse a Memling per alcune commissioni, tra cui spicca il doppio ritratto del banchiere e di sua moglie, oggi conservato a New York.
I ritratti di Memling divennero particolarmente popolari tra i clienti italiani: egli, infatti, fu tra i primi pittori fiamminghi a usare il paesaggio come sfondo, un elemento che divenne estremamente influente e di moda nell’arte del Rinascimento italiano. Richiestissimo da committenti raffinati tra cui Bernardo Bembo, ambasciatore veneziano nelle Fiandre, con il suo stile Memling ispirò pittori come Piero della Francesca, Ghirlandaio, Botticelli e perfino Leonardo”.
COMMENTI
LA MAPPA
NOTIZIE
VEDI ANCHE
-
Gli appuntamenti in corso e in programma nella capitale
Da Botero ai Futuristi, dieci mostre da non perdere a Roma in autunno
-
Roma | Dal 5 ottobre presso il Museo Etrusco di Villa Giulia
Riapre il Ninfeo di Villa Giulia, paradiso d’acqua nella Roma cinquecentesca
-
Brescia | Aspettando la grande mostra al Museo di Santa Giulia
Rinascimento a Brescia. In viaggio nel tempo con il curatore Enrico Valseriati
-
Pisa | A Pisa dal 24 ottobre al 23 febbraio
La Grande onda di Hokusai in arrivo a Palazzo Blu
-
Mondo | Fino al 16 febbraio a Madrid
Nella bottega di Rubens: la grande mostra al Prado
-
Torino | Dal 16 ottobre alla GAM di Torino
Omaggio a Berthe Morisot, signora dell’Impressionismo