I disegni: l’altra poesia di Victor Hugo
Città con il ponte di Tumbledown di Victor Hugo
03/12/2002
Nell’anno commemorativo del bicentenario della nascita di Victor Hugo (Besançon, 26 febbraio 1802), Roma si è unita alle celebrazioni che, a partire dalla Francia, sono state rese al grande autore.
La Casa delle Letterature ospita presso la propria sede fino al 12 dicembre, una serie di ventidue disegni originali del grande autore, presentati per la prima volta in Italia grazie alla collaborazione della Maison di Victor Hugo di Parigi, depositaria di questo patrimonio artistico unico.
I disegni esposti evocano la sensibilità propria del viaggiatore, che con minuzia scrive la tela come un taccuino fedele, in cui le parole si fanno colore e affondano nelle forme solitarie che dardeggiano su una distesa piatta e deserta. La “magnifica immaginazione”, di memoria baudleriana, trasforma un disegno esatto in uno stato chimerico. Il ricordo trasforma la città del viaggio in un luogo reale e interiore allo stesso tempo.
Gli strumenti che egli utilizza sono quelli dello scrittore: la penna, l’inchiostro e il tratto. Durante la notte il disegno completa l’esperienza della scrittura, liberando una sensazione di mistero, lo stesso sentimento che permea le sue poesie più belle, i versi in cui le immagini si accumulano per poi crollare veloci, in un tumulto improvviso.
Nel momento dell’esilio nelle isole anglo-normanne nel 1853, l’elemento marino diventa un motivo frequente sia sul piano letterario sia su quello grafico. Hugo non abbandonerà tuttavia mai i suoi castelli di ricordi di città immaginarie. L’acqua rappresenta un’altra superficie in cui s’inabissa il suo mondo interiore, in cui il suo orizzonte sensibile naviga in forma di battello alla ricerca continua dell’ignoto.
Gli alberi sono nelle sue piccole opere uomini che tendono le braccia verso l’alto, in una sospensione atemporale dell’essere, nella iato tra la penna e la tela, tra il passato e il presente. La spinta verticale inganna il senso prospettico e crea un momento di estraniamento: l’uomo non è né vicino né lontano, è sfumato nell’atto di uscire da se stesso. L’albero è trattato in un gesto calligrafico, come più tardi farà Mondrian.
Victor Hugo non è dunque solo un poeta, ma anche un pittore che riesce a creare fantasie scure e selvagge, con un effetto di chiaro-scuro che richiama Goya e un sentimento di terrore architettonico proprio delle acqueforti di Rembrandt e di Piranesi. Egli non dimentica mai che ogni forma è seguita da una sorta di spettro nero, che ogni corpo nasconde la sua ombra, che non esiste linea di confine che possa delimitare l’essere. Nello spazio lasciato vuoto o in quello esasperato dal colore si annida la macchia del pensiero, insieme inquieto e selvaggio, sempre poetico.
Victor Hugo “Disegni”
Casa Delle Letterature
Roma, P.zza dell’Orologio, 3
Fino al 14 dicembre
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