I pensieri sollevati di Lee Bul

Lee Bul
 

07/12/2007

Quale luogo migliore del tempio della trasparenza e dello stile per allestire un’esposizione? Lee Bul, artista faro della nuova generazione coreana, sceglie Parigi e più precisamente la Fondazione Cartier per l’arte contemporanea. La sua nuova installazione scultorea appare scintillante ed ambiziosa. Sospese nell’aria o ancorate al pavimento, le sculture costituiscono un singolare ambiente che interagisce con la circostante architettura di Jean Nouvel, per occupare ed elaborare la struttura sia fisicamente che concettualmente. Nata nella Corea del Sud nel 1964, Lee Bul inizialmente studia scultura, ma presto estende il suo interesse ai diversi media: alla fine degli anni ’80 inizia a creare forme voluminose spesso accompagnate da perfomance. Alcune di queste sculture, pendagli e ammenicoli a guisa di arti e protesi, vengono indossati durante le esibizione, per la strada o in altri luoghi pubblici. La sua opera è la rappresentazione di corpi come mutabili, artificiali e talvolta mostruose costruzioni. L’evoluzione dell’artista negli anni ’90 si apre alla considerazione del corpo come entità sociale, è il tempo delle serie di Cyborgs and Anagrams, sculture fatte di fantastiche e tentacolari estremità, o forme bio-meccaniche barocche. Lee Bul combina suono, video, e oggetti solidi, secondo le sue esigenze artistiche, creando un ibrido tra scultura e design. All’interno degli spazi delimitati da vetri della Fondazione Cartier, presenta un progetto globale in cui l’essere umano resta, come sempre, il fulcro della sua opera. In questo caso però afferma la propria importanza con la sua quasi totale assenza e viene sostituito da costrutti e forme che evocano momenti e figure chiave della storia e cultura dell’oriente e occidente. Specchi, riflessi mettalo e fili di perle lavorati come merletti, ampli volumi rimangono estremamente leggeri. Sculture sospese come isole galleggianti e strutture architettoniche aeree si innalzano sopra le teste del pubblico e consentono di essere osservati da numerosi angoli diversi, grazie a un gioco di specchi che riesce a capovolgere il percorso di visione. Senza mettere in opposizione il mondo dei sogni con la realtà, Lee Bul li presenta tutti e due, rispecchiando i lati consci e contemplativi della vita che seguono lo stesso binario. Nessuno dei due è meno reale dell’altro; anzi il sogno offre il coraggio per migliorare il nostro vivere. Lee Bul Fondation Cartier pour l'art contemporain Parigi, 261, boulevard Raspail /F- 75014