Il Borrimini a Jean Nouvel

Jean Nouvel
 

25/02/2004

“Roma deve accettare e promuovere l’architettura contemporanea” così Jean Nouvel si è rivolto all’amministrazione Capitolina alla fine di settembre nell’aula Giulio Cesare del Palazzo Senatorio in Campidoglio. Qui si è tenuta la cerimonia di premiazione dei vincitori dell’edizione 2001 del Premio Internazionale di Architettura Francesco Borromini, istituito quest’anno dal Comune di Roma e organizzato da Zone Attive. I premi sono stati assegnati al francese Jean Nouvel e al cileno Mathias Klotz per la sezione giovani, oltre a una menzione d’onore al libanese Bernard Khoury, finalista sempre nella sezione giovani. Il premio viene assegnato per un’opera realizzata che abbia uno spiccato carattere pubblico o comunque esalti il ruolo civile e collettivo dell’architettura. Si è cercato inoltre di esplorare le ragioni della contemporaneità, inserendo la città di Roma nella rete delle grandi città-capitale. Nouvel ha prevalso su altri sette candidati: Patrick Berger, Toyo Ito, Peter Eisenman, Rafael Moneo, Herzog & De Meuron, Imre Makovecz, Gabetti & Isola (l’unica candidatura italiana), personalità dell’architettura mondiale che utilizzano tecnologie e linguaggi architettonici anche molto diversi tra loro. La giuria, presieduta da Giuseppe Campos Venuti e formata da architetti di fama internazionale quali Richard Rogers, Paolo Portoghesi, Zaha Hadid (vincitrice del concorso per il nuovo Centro per le Arti Contemporanee a Roma), ha premiato Jean Nouvel per il Centro culturale e congressuale terminato circa due anni fa a Lucerna. L’edificio, che gode di una favorevole posizione geografica (su due lati è affacciato sul lago, da un lato verso le montagne, dall’altro verso la città), è caratterizzato da un’immensa copertura che raggruppa sotto di sé tre blocchi distinti e collegati contenenti l’auditorium, la sala polivalente e il museo di belle arti con la sala conferenze. “Lo spazio è solo uno dei parametri, nelle architetture contemporanee diventa sempre più importante la dimensione simbolica”: il grande tetto assume infatti un forte carattere simbolico (oltre che funzionale e compositivo), da un lato protegge l’edificio, dall’altro lo protende verso la città e verso il lago captando le sensazioni dell’intorno, stabilendo un rapporto tra la superficie del lago e le facce riflettenti dell’edificio. La terrazza panoramica sotto la grande copertura permette di ammirare il paesaggio urbano e il lago in maniera nuova e non banale, non come in una pittoresca cartolina svizzera ma con un’inquadratura lunga e schiacciata di tipo “filmico”. Autore dell’Istituto del Mondo arabo e della Fondazione Cartier a Parigi, del teatro dell'Opera di Lione, delle gallerie Lafayette di Berlino, l’architetto francese è sempre stato attento al rapporto dell’architettura con la tecnologia ma anche con il paesaggio metropolitano e naturale, in questo caso con il lago di Lucerna.