INTERNATIONAL KLEIN BLUE
Blu
02/06/2001
L’IKB è il colore brevettato da Yves Klein nel 1960; è costituito da una sostanza particolare, detta Rhodopas M, una resina sintetica usata normalmente come legante, ma che invece Klein diluisce in una soluzione di alcool etilico e acetato d’etile al 95% per farla diventare un ottimo legante per le particelle del pigmento stesso; ed è particolarmente adatta al blu oltremare. L’artista infatti fin dall’inizio della sua carriera artistica è alla continua ricerca del pigmento puro, sia come tono che come materia del colore, che deve mantenere la sua lucentezza e le sue caratteristiche di colore anche una volta mescolato al legante e fissato al supporto: l’IKB diventa “l’espressione più perfetta del blu” come lui stesso afferma nel suo diario. Inizialmente questo colore è steso sulla tela con il roller, comune attrezzo usato dagli imbianchini, perché stendeva il colore in maniera uniforme e impersonale di modo che unico oggetto dell’opera fosse il colore stesso. Quando la strada dei suoi “monocromi” comincia la discesa, Klein corre, amplia la sua ricerca per diffondere la rivoluzione blu: utilizza molti altri materiali, quali le spugne naturali, completamente imbevute di blu, che divengono così la perfetta esemplificazione di una “impregnazione di sensibilità pittorica”; pannelli ruvidi, anch’essi completamente ricoperti di blu tali da evocare il fondale di un oceano o di qualche pianeta sconosciuto; ancora utilizza i cosiddetti “pennelli viventi” e oggetti di vario tipo: “il mio scopo era di presentare al pubblico una possibilità d’illuminazione della matière colore in sé, che renda ogni stato delle cose fisiche, pietra, roccia, bottiglie, nuvole, un oggetto attraverso l’impregnazione , per la sensibilità umana del lettore, un viaggio nella sensibilità cosmica, senza limite … un lettore ideale davanti a una delle mie superfici colorate diventa allora un tutto nel tutto, impregnato nella sensibilità dell’universo.” Per Klein il pittore è colui che rappresenta se stesso, la sua sensibilità poetica ed il cui unico veicolo è il quadro stesso: il valore del quadro è dato da un “qualcos’altro invisibile” che è la sensazione che rappresenta e che provoca e il colore è, secondo lui, la sensibilità materializzata ed ecco perché questo diventa soggetto unico della sua opera e proposto in modo che l’osservatore recepisca il colore in sé. Tra tutti i colori Yves sceglie il blu: una parte essenziale deriva dall’influenza delle teorie romantiche di Goethe ma insieme a questo concorrono molti altri fattori quali l’idea dell’indefinito: il blu infatti richiama il mare e il cielo, elementi infiniti nella natura visibile e perciò il concreto ai limiti dell’astratto. Il blu, inoltre, riconduce Klein al periodo della sua giovinezza: il blu del cielo e del mar Mediterraneo, dove trascorreva le estati; il blu della grotta in cui si incontrava con gli amici per studiare filosofia e judo; il blu della sua prima opera monocroma, quando a 19 anni, guardando il cielo vi aveva posto la sua firma.
All’apice del suo successo Klein, nel 1957, aveva esposto in Italia alla Galleria Apollinaire di Milano e inaugurato la Galleria Blu, sempre a Milano; recentemente, al Museo Pecci di Prato, è stata ben organizzata un’ampia retrospettiva, composta di una enorme quantità di opere e di documenti biografici.
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