Itinerario della mostra

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23/11/2000

Il nucleo espositivo della mostra “Giotto e il suo tempo” è ospitato nelle sale del Museo Civico agli Eremitani dove le opere di Giotto vengono messe a confronto con quelle di Guariento, Semitecolo, Giusto, Altichiero e degli altri grandi che operarono a Padova nel Trecento. L’esposizione si apre con una scultura in marmo di Enrico degli Scrovegni, il banchiere che, proprio 700 anni fa, commissionò a Giotto la Cappella che affiancava la dimora di famiglia innalzata intorno alle rovine dell’Arena romana. Tra le sculture, accanto ad Enrico Scrovegni, ci sono le due raffinate Madonne di Rinaldino di Francia e altre nemerose opere d maestri veneti e tirolesi. Straordinari i pezzi di oreficeria: dal Museo Diocesano proviene la Croce di Ildebrandino, dal Tesoro della Basilica del Santo il Reliquario del bicchiere di Aleardino; dal Tesoro di San Marco il Calice del Maestro del Serpentino. Tra i codici, quattro Antifonari, ritenuti tra i capolavori assoluti della famosa scuola di miniatura padovana del Trecento, la celeberrima Bibbia Istoriata padovana, vera e propria ricostruzione della vita e del costume di questo secolo, il Codice Carrarese. Una sezione è dedicata alla musica, con la presentazione di una serie di strumenti che trovano contrappunto nelle immagini degli affreschi di Giotto, di Giusto e di altri autori e con l’esposizione di importanti documenti a riguardo. Di notevole interesse è infatti la sezione documentaria, con atti notarili (tra cui l’attestato del ritrovamento delle ossa di Tito Livio, vergato da Rolando), le Memorie di Casa Zacco, il Testamento del notaio Cortusi, la Cronaca Carrarese di Galeazzo e Bartolomeo Gatari, testimonianze della vita economica e culturale di Padova nel secolo di Giotto. Curiosa la sezione numismatica, curioso pensare che magari alcune delle monete esposte furono date da Enrico Scrovegni a Giotto, quale compenso per il suo lavoro. Dopo aver visitato il museo, si entra nella cappella degli Scrovegni che racchiude uno dei cicli di affreschi più famosi del mondo con le storie di Maria e di Gesù, eseguite da Giotto tra il 1303 e il 1305. Sopra la porta d’ingresso campeggia il Giudizio Universale. Un telaio policromo incornicia i 38 bellissimi riquadri principali. La Cappella, per l’importanza che riveste la sua decorazione, rappresenta un capolavoro unico dell’arte trecentesca. Poi bisogna uscire per strada. Incamminarsi per le strade di Padova e scoprire quello che è stato definito come il “più grande complesso di cicli affrescati trecenteschi in Europa”. La mostra, infatti, si articola in più sedi, offrendo un percorso d’arte irripetibile, dal primo Trecento alla metà del Quattrocento. Con un unico biglietto d’ingresso. In Piazza degli Eremitani, si incontra l’omonima chiesa con gli affreschi di Giusto de’ Menabuoi, di Guariento e di Avanzo. La famosa Cappella Ovetari ospita le storie di san Giacomo e san Cristoforo con le quali Andrea Mantegna - tra il 1448 ed il 1460 - inaugura il Rinascimento. Poi si raggiunge il grandioso Palazzo della Ragione, dove Giotto affrescò l’immenso salone, che venne poi, nuovamente, decorato da Nicolò Miretto e Stefano da Ferrara dopo l’incendio che nel 1420 distrusse il ciclo giottesco. Gli affreschi, suddivisi in 338 scomparti, sono tutti a carattere astrologico. Nella zona del Duomo, si incontra l’Accademia Galileiana, che conserva gli affreschi di Guariento, un tempo parte integrante della vecchia Reggia Carrarese, e il Battistero che venne affrescato da Giusto de’ Menabuoi nel 1380 con le storie di Gesù e san Giovanni Battista alle pareti, le storie dell’Apocalisse nell’abside ed il Paradiso nella cupola. Rappresenta uno dei cicli pittorici più mirabili e spettacolari del XIV secolo. In via Tiso da Camposampiero, c’è l’oratorio di San Michele con il ciclo di affreschi delle storie della Vergine eseguito nel 1397 da Jacopo da Verona. L’unica opera che sicuramente gli si può attribuire. Alcune delle scene, staccate e restaurate, si trovano attualmente esposte nella Pinacoteca Civica. Passeggiando verso la zona di piazza del Santo, si incontra la Basilica. Nella Cappella di San Felice Altichiero rappresentò le storie di san Giacomo di Compostela. Affreschi di forte impronta giottesca sono visibili intorno all’ambulacro absidale nella Cappella di Santa Caterina. Interamente affrescata da Giusto verso il 1382 è invece la Cappella del Beato Luca Belludi, dove in 68 riquadri sono rappresentate le storie dei santi Filippo e Giacomo. Usciti dalla Basilica, merita una visita l’Oratorio di San Giorgio che racchiude in 22 riquadri grandi e un centinaio di piccoli le storie di san Giorgio, santa Lucia e santa Caterina eseguite dal veronese Altichiero nel decennio 1370-1380 in collaborazione con Jacopo Avanzo.

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