10 imperdibili opere selezionate dal direttore Christoph Becker

Kunsthaus Zurigo, Director's Cut

Rudolf Koller, Die Gotthardpost (The Gotthard Post), 1873, Oil on canvas, 117 x 100 cm, Kunsthaus Zürich, Zurigo
 

Margherita Visentini

19/10/2017

Un suggestivo viaggio nella storia dell’arte insieme ad una guida d’eccezione, il direttore del Kunsthaus di Zurigo, Christoph Becker, che ha selezionato per ARTE.it 10 capolavori dal museo che vanta la collezione di arte moderna più importante della Svizzera. 
 
GLI SVIZZERI
Johann Heinrich Füssli, Falstaff nella cesta, 1792
Füssli è sicuramente uno dei principali rappresentanti della pittura svizzera nella collezione del Museo Kunsthaus, famoso particolarmente per la sua raffigurazione di Titania e Bottom dal Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare. Ma, a dover scegliere, Becker opta per Falstaff, “perché è un’opera d’arte che si rifà alla letteratura ma con un tocco di humor, che non passa mai inosservato”.


Johann Heinrich Füssli, Falstaff im Wäschekorb (Falstaff in the Laundry Basket), 1792, Oil on canvas, 137.5 x 170.5 cm, Kunsthaus Zürich

Urs Fischer, 8 (Founding Stone), 2014
Il Kunsthaus di Zurigo è al centro di un’importante operazione d’ampliamento, con un’intera ala progettata dallo studio dell’architetto britannico David Chipperfield. “Per celebrare il nuovo e brillante futuro del museo, l’artista Urs Fischer ci ha donato questa grande scultura di bronzo, un simbolo carico di fiducia nei nostri confronti” sottolinea il direttore Christoph Becker.


Urs Fischer, 8 (Grundstein) / 8 (Foundation Stone), Bronze, paint, 78.7 x 215.9 x 199.4 cm, Kunsthaus Zürich, donated by the artist, 2016 © Urs Fischer

DADA
Questa volta non si tratta di un’unica opera ma dell’intero corpo di lavori del gruppo DADA che il Kunsthaus custodisce per rimarcare il ruolo fondamentale che la città ha svolto.
Il movimento prese infatti le mosse al Cabaret Voltaire di Zurigo nel febbraio 1916: fra gli autori presenti in collezione Kurt Schwitters, Hans Arp e Francis Picabia.
 
LE OPERE PIÙ GETTONATE
Claude Monet, Il laghetto delle ninfee di sera, 1916/1922
Un must assoluto da decenni, specialmente per i visitatori provenienti da Asia e Stati Uniti” commenta Becker. Fra le opere più ammirate e maggiormente apprezzate ci sono sicuramente le famose Ninfee di Monet, capogruppo dei pittori impressionisti, qui in una versione più crepuscolare: “È un’opera molto accessibile, e fa sognare le persone. Le dimensioni monumentali del quadro, due metri per sei di lunghezza, abbracciano e circondano il visitatore”.


Claude Monet, Le bassin aux nymphéas, le soir (The Water Lily Pond in the Evening), 1916/1922, Oil on canvas, 200 x 600 cm, Kunsthaus Zürich, donated by Emil G. Bührle, 1952
 
Rudolf Koller, Die Gotthardpost, 1873
Koller, pittore svizzero attivo nella seconda metà dell’800 soprattutto a Zurigo, è un altro nome caro alla trazione locale. Come ci racconta il direttore, “in ogni aula svizzera è appesa al muro una riproduzione di quest’opera”. L’olio originale nel museo è uno dei lavori più amati.
 
I CONTEMPORANEI
Pipilotti Rist, Tastende Lichter, 2015
L’installazione luminosa pensata e realizzata appositamente per il tetto di vetro dell’edificio del Kunsthaus è mozzafiato”, ammette Becker. “Le proiezioni in movimento irradiano vita e calore sugli edifici di mattoni circostanti, rompendo di netto il buio della notte. Sono davvero orgoglioso di questa recente acquisizione, in questo modo il museo continua a vivere anche la sera, quando è chiuso. Inoltre è un’opera che si può ammirare anche da fuori, senza pagare nessun biglietto, e questo aspetto mi piace molto, è un regalo alla città”.
 
Jeff Wall, Tattoos and Shadows, 2000
La collezione permanente abbraccia anche la fotografia, mezzo oggi molto apprezzato dal pubblico e di grande richiamo soprattutto per i giovani. “Quest’opera fotografica di Wall è un'acquisizione molto importante, ci è stata donata dal Kunstfreunde Zürich –l’Associazione Amici della Kunsthaus. All’interno della nostra collezione contribuisce a sviluppare numerose riflessioni e collegamenti con tematiche presenti nella storia dell'arte.”


Jeff Wall, Tattoos and Shadows, 2000, Transparency in lightbox, 214.5 x 274.0 x 26.0 cm, Kunsthaus Zürich, Vereinigung Zürcher Kunstfreunde © Jeff Wall
 
Fischli/Weiss, Der Lauf der Dinge, 1987
La collezione permanente è in costante espansione, in particolar modo per quanto riguarda l’arte più recente, così da essere capace di sorprendere i visitatori con acquisizioni nuove, sempre più contemporanee. Fotografia, video e installazioni fanno da apripista verso il XXI secolo, ed è per questo che il lavoro del duo Fischli/Weiss è così importante. Zurighesi di nascita, Peter Fischli e David Weiss fin dal 1979 hanno creato un corpo d’opere ricco e d’ispirazione, fondendo insieme l’ironia e la serietà, proprio come in questo video.
 
ALBERTO GIACOMETTI
Alberto Giacometti, Homme qui chavire (Falling Man), 1950
Di particolare rilievo, e un orgoglio per il museo, è il fondo di opere di Alberto Giacometti, al quale ha contribuito anche il fratello minore dell’artista, Bruno, donando più di 100 sculture in gesso e in bronzo. “Se dovessi scegliere un’opera in particolare sarebbe Homme qui chavire, perché mi fa quasi irritare: da subito la si riconosce come un’opera di Giacometti, ma la posa è strana, è in movimento, a differenza delle figure completamente rette realizzate più tardi” sostiene Becker.


Alberto Giacometti, Homme qui chavire (Falling Man), 1950, Bronze, 60 x 14 x 22 cm, Kunsthaus Zürich, Vereinigung Zürcher Kunstfreunde, 1954 © Succession Alberto Giacometti / 2017 ProLitteris, Zürich

LA COLLEZIONE IN MOSTRA
Ferdinand Hodler, Unanimity, 1912 –1913
Una delle mostre proposte per questa stagione invernale ruota attorno al tema della Riforma e la Controriforma del XVI secolo, partendo da una selezione di sessanta opere della collezione permanente. Al centro dell’esposizione l’olio su tela di Ferdinand Hodler dal titolo Unanimity: per l’occasione l’opera lunga 10 metri accoglie i visitatori dalla scalinata dell’edificio Moser,
 
Verrebbe da chiedersi cosa potrebbe desiderare di più il direttore di un museo così vasto e ricco pensando, erroneamente: nulla. Ma se la storia dell’arte ci ha insegnato qualcosa, di sicuro è mai dare niente per scontato: “Se mi chiedete cos’è che ancora manca nella nostra collezione, direi un lavoro principale di Gerhard Richter. Ecco come un museo non smette mai di stupire.

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