L'Ara Pacis

Ara Pacis
 

29/03/2001

L'imponente ara votiva è il maggior simbolo ed espressione di un’arte volta alla consacrazione del potere del princeps. Votata dal Senato nel 13 a.C. per celebrare le vittorie di Augusto sia in Spagna che in Gallia, fu inaugurata nel 9 a.C. nell’area del campo Marzio. Grazie al primo grande Imperatore e uomo diplomatico, si poteva festeggiare la tanto desiderata pace, così attesa da essere addirittura divinizzata. In realtà il monumento consta di due parti fondamentali: il recinto esterno su podio, dal quale si accedeva tramite una scalinata, e l’altare interno, posto su tre gradini estesi a tutti e quattro i lati. Il recinto esterno è decorato da una ricca ornamentazione su due ordini, esternamente nella parte inferiore girali di acanto, nella parte superiore figurazioni allegoriche, mitologiche e rappresentazioni di personaggi reali. Sono richiami alle origini di Roma (Romolo e Remo, Enea), personificazioni della terra (Saturnia tellus) e della dea Roma. Altre raffigurazioni riproducono una lunga processione dedicatoria, quel corteo di sacerdoti, funzionari e membri della famiglia che accompagnò Augusto alla cerimonia di consacrazione. Internamente, nella zona inferiore segue una serie di listelli verticali a rilievo, che imitano lo steccato di un recinto provvisorio. Nella zona superiore, ghirlande in fiore sono sorrette da teschi di bue e coppe piatte, entrambi elementi che richiamano gli antichi sacrifici religiosi. L’ispirazione di tutti i rilievi è sicuramente greca, e non solo la ricerca di personalità dei volti della processione, ma anche quella della prospettiva, creata collocando le figure su due piani. La ricca decorazione delle parti ha come unico fine quello di mandare un chiaro messaggio propagandistico al servizio del potere politico, con la celebrazione del rispetto per le origini, per la propria terra, a cui si aggiunge il senso di continuità delle cerimonie sacrali e delle tradizioni. Forse è per questo che nell’insieme, per quanto stilisticamente perfetta, l’Ara Pacis risulta un monumento freddo e un po’ monotono, specchio di un classicismo troppo tecnico e poco naturale.