L'armonia con la natura

 

29/05/2001

Negli ultimi caotici anni della dinastia Han, risalente al 220 a.C. si diffusero in Cina una serie di filosofie e religioni differenti, fra le quali il Taoismo che predicava l’armonia con la natura. Il taoismo cominciò presto a fare proseliti poiché rispondeva –insieme al buddismo- ai bisogni della popolazione che viveva in condizioni precarie e instabili. Laozi, colui che predicava la filosofia del Tao, era considerato una specie di dio; sono pervenute sino a noi delle raffigurazioni di Laozi su pergamena con inchiostro risalente al 1200. Uno dei simboli più conosciuti in occidente della filosofia taoista è una sorta di cerchio dove il colore bianco sembra fondersi in un intreccio concentrico col nero. Si tratta del diagramma del taijii che rappresenta l’unità e allo stesso tempo l’interdipendenza dello yin (entità nera forte e femminile) con lo yang (bianca, eterea e maschile). La costante e ciclica trasformazione delle due entità l’una nell’altra genera e dà forma alle diverse creazioni dell’universo compreso l’uomo. I rituali taoisti scandivano –e scandiscono tuttora, dato che alcuni sono praticati ancora oggi- i ritmi della vita di ogni singolo individuo, dalla nascita all’età adulta, fino alla morte. Qualunque importante passaggio da uno status o condizione di vita ad un’altra era celebrato con un rito che coinvolgeva l’intera famiglia e comunità e –nel caso della stirpe imperiale- l’intera nazione. La figura centrale in ogni rituale taoista, che poteva durare persino interi giorni, era il sacerdote che, per l’occasione, indossava degli abiti particolari; la mostra espone splendide tuniche di seta ricamata dai colori sgargianti e da preziose applicazioni. Il vestiario occupava un ruolo fondamentale nei rituali poiché, simboleggiando i poteri del cosmo, infondeva energia e aiutava l’uomo nella fase delicata della sua transizione. I taoisti credevano che la forza e l’energia primordiale si manifestassero appieno solo in determinati luoghi quali il bosco e le montagne. Questa natura così solitaria, misteriosa e selvaggia era ritenuta ideale per il ritiro spirituale. Per questo motivo gli eremiti raccoglievano erbe e funghi dagli strani aromi e dalle forme particolari che si credeva avessero poteri magici, proprio per aiutare l’uomo nella meditazione e quindi nel suo ricongiungimento con le origini. In esposizione vi sono delle urne di bronzo, impreziosite da intarsi dorati dove erano conservate queste piante utilizzate dai santoni per produrre i filtri e gli elisir.