La bottega del futuro
Angela Vettese
15/04/2002
Che cosa rappresenta oggi il museo di arte contemporanea?
A.V. “Può rappresentare molte cose, ci sono modelli talmente diversi che una risposta univoca sarebbe sbagliata e direi che la caratteristica principale deriva dal territorio, quello che può essere definito un buon spazio museale è un derivato di una buona relazione con il territorio, è ovvio che grandi città come Londra e come Parigi hanno la possibilità di offrire una disparità di manifestazioni. In un territorio molto più piccolo il museo può diventare il centro di una comunità, dove comunità si intenda gruppo di persone che si conoscono tra di loro o luogo di studio oppure tutte e due le cose insieme. Comunque certamente non direi che esiste alcuna formula che al pari di una ricetta culinaria può essere trasportata geograficamente di qua e di là ”.
Arte e tecnica nel corso dei secoli sono stati degli elementi imprescindibili. Quale sarà la “bottega”del futuro?
A.V. “Ma la bottega del futuro sarà probabilmente quello che è sempre stato, un ambiente abbastanza abitabile nel quale ci sono tutti gli strumenti e potranno esserci le tempere, gli acquerelli, i colori a olio e anche il computer con il suo programma “paint” oppure il “photoshop” oppure la macchina digitale e quant’altro. Una tecnica non rende mai obsoleta la precedente, oggi ci sono artisti di grande attualità che utilizzano le foglie d’oro e il fatto che un artista utilizzi la computer grafica non fa di lui un artista particolarmente significativo. La qualità va oltre la tecnica quindi direi che non dobbiamo impaurirci di fronte ai mutamenti della tecnologia perché è un processo ad aggiunta non a eliminazione”.
La sua attività professionale è intensissima: docente universitaria, curatrice di esposizioni, saggista. Come riesce ad armonizzare tutte queste occupazioni? Qual è la cosa che preferisce fare?
A.V. “Vorrei che una grande casa editrice mi commissionasse una grande enciclopedia, così me ne starei a casa mia a scrivere tutto il tempo: questo è il mio obbiettivo. Detto questo, sono comunque contenta di fare tutto quello che faccio, quello che mi rende possibile portare avanti la mia attività è avere un compagno che è appassionato quanto me delle cose che faccio e che le fa con me, la vita privata è sempre in primo piano. Spero che il nuovo corso di Laurea in Arti visive che abbiamo aperto a Venezia di cui sono direttrice abbia un buon inizio, sono anche fiera dell’altra facoltà di cui sono partecipe e cioè del corso di Laurea in Arte e Comunicazione della Bocconi progetto interessante perché non è destinato a formare artisti ma personale che gestisca la cultura dalla televisione alla radio all’arte visiva e credo che in Italia in questo momento se ne abbia bisogno. Sono innamorata della scrittura sui giornali, quindi il Sole 24ore finché non mi cacciano mi vedrà lì che cosa devo dire di più spero che nessuno mi proponga altro perché in fondo mi piace tutto e potrei accettare”.
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