LA CUPOLA DI SANT’ANDREA DELLA VALLE

La Cupola della chiesa Sant'Andrea della Valle
 

24/03/2002

L’edizione romana della mostra su Giovanni Lanfranco si segnala per l’inevitabile riferimento ad un ideale percorso delle committenze lanfranchiane sul territorio. Visita imprescindibile di questo itinerario è quella della chiesa di S. Andrea della Valle, dov’è conservata la decorazione a fresco universalmente riconosciuta come l’opera più celebre del pittore parmense. Proprio grazie all’organizzazione dell’esposizione di Palazzo Venezia, sono stati messi a disposizione i fondi necessari per un’illuminazione che permettesse di ammirare in giusta misura il capolavoro lanfranchiano, realizzato nel terzo decennio del XVII secolo. Nel 1623 i lavori architettonici per la cupola commissionata a Carlo Maderno, la più alta tra le coperture chiesastiche romane, eccezion fatta per la basilica petriana, erano conclusi. Gli affreschi destinati a questo immenso spazio (circa 622 mq di superficie) sarebbero dovuti essere pronti per il Giubileo del 1625, ma le cose non andarono in maniera così prevedibile. Al cardinale Alessandro Peretti Montalto, titolare della chiesa teatina dal 1608, spettava la responsabilità della scelta dell’artista, che ricadde, in maniera salomonica, sui due grandi rivali del momento: Lanfranco per la volta raffigurante “La gloria del Paradiso”, Domenichino per i peducci della stessa con “I quattro evangelisti”. L’improvvisa morte del cardinale, sopraggiunta proprio nel 1623, segnò il passaggio delle consegne da Alessandro al nipote, l’abate Francesco, che non cambiò le scelte fatte in precedenza dallo zio. I ponteggi, finalmente montati nell’agosto del 1625 vennero tolti, ad opera terminata, solo nel settembre del 1628. Lanfranco, nel realizzare la decorazione nel sottovolta, recupera la propria esperienza romana di poco precedente. Evidente la ripresa dell’ “Assunta” affrescata nella cappella Bongiovanni in Sant’Agostino, già per Bellori “preludio alla grand’opera”, ma soprattutto dei grandi cicli correggeschi di Parma, su cui si è formato in gioventù: le volte di San Giovanni Evangelista e del Duomo sono i più diretti precedenti di un’opera che però va oltre, connotandosi come il primo sfondato barocco della storia artistica italiana. Lanfranco ha ideato una composizione articolata su tre livelli, la cui vicinanza da chi osserva l’affresco è inversamente proporzionale alla loro posizione nella gerarchia religiosa: al primo gli esseri umani, la Vergine in Assunzione circondata da santi; al secondo le Schiere celesti rappresentate da un cerchio di angeli musicanti; al terzo, ancora più in alto, nella lanterna della cupola, appare Dio Figlio, in forte scorcio. La protagonista dell’intera scena è indubbiamente Maria, facilmente individuabile grazie a pigmenti più scuri e alla posizione più alta rispetto ai santi che la circondano. Il culto mariano è particolarmente sentito dall’ordine dei teatini e in special modo dal cardinal Alessandro Peretti Montalto. A fianco della Vergine, inoltre, appaiono importanti figure dell’ordine: il fondatore Gaetano da Tiene e Andrea da Avellino, appena beatificato (1624), introdotto al cospetto della madre di Cristo da Sant’Andrea apostolo.

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