LE ALTRE SEZIONI DELL’ESPOSIZIONE

Teatro Firenze
 

18/06/2001

· La terza sezione della mostra porta il visitatore alla metà del XVI secolo, quando i Medici si servirono a più riprese del Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio per gli spettacoli: in queste occasioni la sala venne adibita a teatro. Giorgio Vasari nel 1565, per il matrimonio di Francesco I con Giovanna d’Austria, vi installò un vero teatro con tanto di palcoscenico e di gradinate. Proprio in questo frangente fu introdotta per la prima volta la mutazione a vista delle scene, momento basilare dello sviluppo della scena cinquecentesca, così come fecero la loro prima apparizione il boccascena e il sipario dipinto. Nel 1569, ancora grazie a Vasari, vennero introdotti i “periaktoi”: un sistema di cinque alte armature a forma di prisma, rotanti sul proprio asse infisso sul piano del palcoscenico e sulle cui facce erano dipinti gli spezzoni prospettici di ciascuna scena. Fu qui che vennero rappresentate, oltre alla commedia inaugurale, “La Cofanaria” di Francesco d'Ambra, “I Fabii” di Lotto del Mazza, e “La Vedova” di Giovan Battista Cini, con le scene di Baldassarre Lanci, tutte con gli intermedi musicali più famosi del secolo dovuti al genio del giovane Bernardo Buontalenti. Dal 1586, quando si inaugurò il teatro degli Uffizi, il Salone di Palazzo Vecchio tornò alla primaria funzione di ospite di sontuosi bacchetti ufficiali. · Nella quarta sezione si viene introdotti nel piccolo teatro delle Compagnie dei Comici dell’Arte, conosciuto come teatrino della Dogana o, dall’antico nome della contrada in cui si trovava, di Baldracca, edificio ancora esistente sul lato orientale degli Uffizi dove oggi ha funzione di biblioteca. Nello “stanzone delle Commedie” accedevano soprattutto i membri della borghesia artigianale e commerciale pagando un biglietto d’ingresso, ma la grande particolarità era costituita da piccoli palchi coperti da grate. Da questi ambienti assistevano agli spettacoli il granduca e gli altri nobili, che, per non rivelare la loro identità in un luogo così poco cortese, si celavano dietro le grate appositamente montate. La lunga stagione di questo teatro minore durò dal 1576 fino alla seconda metà del XVII secolo, periodo in cui vi recitò anche la famosa compagnia dei Comici Gelosi capeggiata dai celebri autori-interpreti Francesco e Isabella Andreini, che davano vita alle cosiddette “commedie dello Zanni”. · La quinta sezione si occupa del primo teatro stabile di Firenze, creato da Bernardo Buontalenti, assistente di Vasari nelle precedenti rappresentazioni, in un’ala del Palazzo degli Uffizi. L’occasione per l’ideazione del teatro fu offerta dai festeggiamenti del 1589. La struttura occupava due piani del palazzo (oggi nel primo c’è il Gabinetto Disegni e Stampe e nel secondo le prime sale della pinacoteca). Il palcoscenico ideato da Buontalenti per il teatro degli Uffizi rappresenta l’ennesimo momento di sviluppo della scenografia cinquecentesca: qui l’artista, al fine di permettere le numerose mutazioni a vista richieste dagli intermedi, sempre più complessi tecnicamente, allestisce un elaborato sistema di “ingegni” con macchine azionabili dalla soffitta, nel retropalco, dalle botole sul palco, ecc. Di Buontalenti sono esposti anche molti disegni delle allegorie per gli intermezzi inscenati durante le pause de “La Pellegrina” nel 1589, tra cui “L’armonia delle sfere”, “L’inferno”, “La Necessità e le Parche”, ecc. Nel modello ligneo presente in mostra si può ammirare la scenografia con il monte Parnaso sormontato da Pegaso: la tecnica scenica prevedeva un meccanismo a più piani, allungato a cannocchiale, su cui erano fissati dei drappi a fingere la montagna. · La sesta ed ultima sezione illustra come il cortile di palazzo Pitti venne trasformato in spazio teatrale nel 1570 da Bartolomeo Ammannati. Qui vennero organizzate due giostre-torneo ed una battaglia navale per la quale Buontalenti riempì d’acqua l’area del cortile, dopo averla resa impermeabile. Questo ennesimo artificio tecnico fu allestito nel 1579 per le seconde nozze di Francesco I con Bianca Cappello. L’anfiteatro di Boboli, unica struttura teatrale giuntaci pressoché intatta, rispose all’esigenza dei granduchi di avere uno spazio ancor più ampio del Teatro degli Uffizi e pronta ad ospitare nella stagione estiva spettacoli di grande respiro come i caroselli e i balletti a cavallo. L’inaugurazione risale al 1637 - per le nozze di Ferdinando II con Vittoria Della Rovere - quando lo scenografo Alfonso Parigi trasformò il cortile in un ambiente più adatto ad uno spettacolo musicale inserendo palchi e gallerie: un insieme che anticipa la forma della sala teatrale barocca destinata a perdurare nella tradizione italiana. Il teatro venne immortalato persino dall’incisore Stefano della Bella in un acquaforte esposta a Palazzo Medici. Qui, nell’ultimo luogo teatrale mediceo, vennero ospitati i più “meravigliosi” spettacoli barocchi della Firenze seicentesca. Altri celebri spettacoli furono il carosello del 1652, in onore degli arciduchi d’Austria, ma soprattutto la festa per il matrimonio tra Cosimo e Margherita Luisa d’Orléans (1661) con le trasformazioni a vista di Ferdinando Tacca.