Il rapporto di Fondazione Symbola e Unionecamere
Le imprese culturali e creative in Italia, un motore per la ripresa
Io sono cultura – l’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi
E. Bramati
17/06/2014
"Ma allora per cosa combattiamo?". Winston Churchill rispose così a chi, durante la seconda guerra mondiale, gli propose di tagliare i fondi destinati alla cultura per sostenere lo sforzo bellico.
Con questa citazione si apre anche Rapporto 2014 "Io sono cultura - l'Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi" elaborato da Fondazione Symbola e Unioncamere con la collaborazione e il sostegno dell'Assessorato alla cultura della Regione Marche.
Lo studio, presentato lunedì 17 giugno a Roma, ad oggi è l'unico in Italia che annualmente quantifica il peso della cultura nell'economia nazionale e che quest'anno, nonostante l'incessante crisi che permane da tempo in diversi settori, ci stupisce con dati positivi.
Le industrie culturali e creative, infatti, si confermano un pilastro del made in Italy, che nel 2013 è stato in grado di muovere il 15, 3% del valore aggiunto nazionale, pari a 215 miliardi di euro.
Nel rapporto non si parla solo di turismo, che pur rappresenta la parte più consistente di questo motore trainante, ma anche del campo culturale e artistico in senso stretto.
In particolare, le imprese appartenenti a quest'ultimo (industrie culturali propriamente dette, industrie creative - attività produttive ad alto valore creativo ma ulteriori rispetto alla creazione culturale in quanto tale - patrimonio storico artistico, performing arts e arti visive) sono 443.458, il 7,3% del totale, e danno lavoro 1,4 milioni di persone.
A loro si deve il 5,4% della ricchezza prodotta in Italia: 74,9 miliardi di euro. Che arrivano a 80 circa (il 5,7% dell'economia nazionale) se includiamo istituzioni pubbliche e non profit.
Durante la crisi l'export legato alla creatività è cresciuto del 35%, così come la capacità del settore di attirare donazioni di natura privata.
Nonostante il calo generale delle sponsorizzazioni registrato negli ultimi anni, infatti, quelle destinate alla cultura sono cresciute tra il 2012 e il 2013 del 6,3% arrivando a quota 159 milioni.
Consulta anche:
Un tesoro da zero miliardi di euro
Con questa citazione si apre anche Rapporto 2014 "Io sono cultura - l'Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi" elaborato da Fondazione Symbola e Unioncamere con la collaborazione e il sostegno dell'Assessorato alla cultura della Regione Marche.
Lo studio, presentato lunedì 17 giugno a Roma, ad oggi è l'unico in Italia che annualmente quantifica il peso della cultura nell'economia nazionale e che quest'anno, nonostante l'incessante crisi che permane da tempo in diversi settori, ci stupisce con dati positivi.
Le industrie culturali e creative, infatti, si confermano un pilastro del made in Italy, che nel 2013 è stato in grado di muovere il 15, 3% del valore aggiunto nazionale, pari a 215 miliardi di euro.
Nel rapporto non si parla solo di turismo, che pur rappresenta la parte più consistente di questo motore trainante, ma anche del campo culturale e artistico in senso stretto.
In particolare, le imprese appartenenti a quest'ultimo (industrie culturali propriamente dette, industrie creative - attività produttive ad alto valore creativo ma ulteriori rispetto alla creazione culturale in quanto tale - patrimonio storico artistico, performing arts e arti visive) sono 443.458, il 7,3% del totale, e danno lavoro 1,4 milioni di persone.
A loro si deve il 5,4% della ricchezza prodotta in Italia: 74,9 miliardi di euro. Che arrivano a 80 circa (il 5,7% dell'economia nazionale) se includiamo istituzioni pubbliche e non profit.
Durante la crisi l'export legato alla creatività è cresciuto del 35%, così come la capacità del settore di attirare donazioni di natura privata.
Nonostante il calo generale delle sponsorizzazioni registrato negli ultimi anni, infatti, quelle destinate alla cultura sono cresciute tra il 2012 e il 2013 del 6,3% arrivando a quota 159 milioni.
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