Lo scatto del Jazz
Jazz
23/07/2001
Quali alchimie possono venir fuori dalla miscela di due arti come la musica e la fotografia? Quali sono gli ingredienti?
"Credo che il jazz debba molto alla fotografia. Determinati musicisti li ricordiamo grazie agli scatti famosi di grandi fotografi.Gli ingredienti sono proprio quelli di due arti interpretative: sia il jazz che la fotografia sono interpretazione, se sono fatti bene non può che uscirne una buona miscela."
Mi sembra esserci un forte contrasto tra la staticità di uno scatto fotografico e la fuggevolezza di un ritmo jazz che rincorre un tempo che non si ferma mai, come pure tra la riflessività offerta dalla fotografia e l’impulsività e immediatezza che caratterizza l’espressività jazzistica. Cosa ne pensi?
"Il bello è proprio lì: riuscire a fermare in uno scatto una storia, un personaggio. Come dicevo non è semplice, bisogna avere pazienza, saper aspettare, saper osservare. Bisogna guardare vedendo. Anche se sembra un'ovvieta', non sempre chi guarda riesce a vedere. La foto è negli occhi di chi la fa, di chi riesce a vedere quello che sta succedendo di fronte a lui. Non è semplice, c’entra molto la sensibilità personale del fotografo, quello che il fotografo vuole cogliere. Spesso bisogna essere riflessivi e osservare, altre volte rapidi per cogliere l'attimo che per definizione è brevissimo, se lo perdi non torna più, e la foto è persa, mi è capitato, non è bello!"
Dov’è diretto il tuo prossimo sguardo?
"Io sono costantemente alla ricerca di immagini che raccontino uomini, che nel mio caso sono dei musicisti. In particolare, da un po' di tempo cerco di raccogliere volti, al di là dello strumento, espressioni, situazioni. Vediamo un po' cosa riuscirò a fare."
UNO SGUARDO SUL JAZZ
ROMA, VILLA CELIMONTANA.
ESPOSIZIONE ANNESSA AI CONCERTI SERALI ESTIVI NELL’AMBITO DELLA RASSEGNA “JAZZ & IMAGE”.
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