A Reggio Emilia dal 17 novembre al 17 marzo
Marionette e avanguardia, da Picasso a Depero. I burattini sbarcano a Palazzo Magnani
Paul Klee, Senza titolo (Breitohrclown) / Clown dalle orecchie larghe, 1925, burattino, replica 9705; ceramica fusa, dipinta, lino, Collezione privata, Svizzera, in deposito permanente al Zentrum Paul Klee, Berna
Samantha De Martin
17/08/2023
L’autunno di Palazzo Magnani sarà animato da un’inattesa mostra spettacolo.
Fonte di ispirazione del percorso dal titolo Marionette e Avanguardia. Picasso Depero Klee Sarzi, seguito da James Bradburne, sono quegli artisti – protagonisti del mondo dell’Arte e del Teatro di figura – che, piuttosto che relegare marionette e i burattini a semplici intrattenimenti per bambini, hanno guardato al “gioco creativo” come a una fonte di ispirazione per dare vita a nuove modalità di espressione visiva.
Dal 17 novembre al 17 marzo Palazzo Magnani, a Reggio Emilia, accoglierà i costumi a grandezza naturale disegnati da Pablo Picasso per Parade, il balletto coreografico portato in scena dal Ballets russes di Sergej Djaghilev a Parigi nel 1917. Oltre a una straordinaria schiera di puppets, marionette (manipolate dall’alto) e burattini (manipolati dal basso), dagli esemplari più antichi, come i Pulcinella o gli Arlecchino della Commedia dell’Arte, accanto a quelli di Otello Sarzi realizzati con materiali sperimentali.
Il percorso si svilupperà attorno al concetto di “quarta parete”, che allude alla capacità di coinvolgimento emotivo che fa di uno spettacolo ben riuscito una realtà capace di fare entrare lo spettatore nella storia messa in scena. Solo nel momento in cui una marionetta o un burattino rompono la quarta parete si aggiudicano la fiducia del pubblico, conferendo allo spettacolo il potere di frantumare quel confine tra arte e vita.
Enrico Prampolini, Dieci burattini futuristi, 1922, Gabriele D'Annunzio; Benito Mussolini ; don Sturzo; Dina Galli; Re Vittorio Emanuele III; Il diavolo; Il fascismo; Il Mondo; Giovanni Giolitti; Francesco Saverio Nitti, Legno dipinto e tessuto, dimesioni varie. Collezione privata
Due palcoscenici metteranno i visitatori a tu per tu con il “teatro di figura”. Grazie alla collaborazione con la Compagnia Carlo Colla di Milano e l’Associazione 5T di Reggio Emilia, nei fine settimana, durante l’intera durata della mostra, a intrattenere il pubblico sarà un ricco programma di micro-spettacoli interpretati da professionisti del “teatro di figura”.
Il sogno di dare vita agli oggetti, e quindi ai burattini, accomuna da sempre scrittori e artisti, da Collodi a Capek, ma anche tanti artisti italiani come i futuristi Enrico Prampolini e Fortunato Depero. All’indomani della distruzione della Prima guerra mondiale, con la loro identità astratta le marionette immortalavano la triste realtà dei soldati di ritorno amputati e mutilati, come illustrato da Sironi, Carrà e De Chirico. Solo con la riscoperta, da parte di Oskar Schlemmer, del classico di Heinrich von Kleist, Sul teatro delle marionette (1810), i giocattoli e i giochi per bambini diventano un elemento centrale della pratica del Bauhaus nella Weimar degli anni Venti, come dimostrano Paul Klee, Andor Weininger, Lothar Schreyer, Sophie Täuber Arp e Oskar Schlemmer.
Con “Le marionette e la Rivoluzione” l’indagine si sposterà sull’avanguardia russa. Lenin e sua moglie Natalia Krupskaya intuirono che per combattere l’analfabetismo era necessario anche l’utilizzo delle marionette. Lavorando con artisti, architetti e scrittori di primo piano, figure come Natalia Sats, Samuil Marshak, El Lissitzky, Aleksandra Ekster, Nina Efimova, sperimentarono nuove forme di teatro per bambini.
Fino alla fine degli anni Venti, Vienna era, insieme a Berlino, una fucina di creatività nell’arte, nel teatro, nella musica, nella filosofia, nelle scienze. Alla fine del XIX secolo, sull’onda dell’orientalismo, le classiche marionette giavanesi cominciarono a fare la loro comparsa sulle scene europee. Fu l’artista e illustratore austriaco Richard Teschner a sviluppare l’arte della marionetta a bastone fino a raggiungere un punto culminante che influenzò artisti da Parigi a Mosca. A raccontarlo in mostra la sezione “Sogni dell’Estremo Oriente – Espressionismo viennese”.
Artisti come Picasso, Depero, Klee dialogheranno con Otello Sarzi, una figura poetica nata da una tradizione di burattinai e, dal 1951, giovane aiutante della compagnia itinerante di famiglia, entrato in contatto con alcuni dei protagonisti della scena artistica, teatrale e cinematografica italiana dell’epoca.
Marionette e Avanguardia
“Ritengo – spiega James Bradburne, coordinatore scientifico dell'esposizione – che l’obiettivo principale della mostra sia quello di aprire uno spazio dell’immaginazione in cui un bastone possa tornare a essere un cavallo, un drago o un flauto”.
Con il suo linguaggio sognante e trasversale, rivolto a bambini e adulti, il percorso sarà l’occasione per far riemergere la meraviglia tutta infantile che le marionette e i burattini sanno evocare.
Fonte di ispirazione del percorso dal titolo Marionette e Avanguardia. Picasso Depero Klee Sarzi, seguito da James Bradburne, sono quegli artisti – protagonisti del mondo dell’Arte e del Teatro di figura – che, piuttosto che relegare marionette e i burattini a semplici intrattenimenti per bambini, hanno guardato al “gioco creativo” come a una fonte di ispirazione per dare vita a nuove modalità di espressione visiva.
Dal 17 novembre al 17 marzo Palazzo Magnani, a Reggio Emilia, accoglierà i costumi a grandezza naturale disegnati da Pablo Picasso per Parade, il balletto coreografico portato in scena dal Ballets russes di Sergej Djaghilev a Parigi nel 1917. Oltre a una straordinaria schiera di puppets, marionette (manipolate dall’alto) e burattini (manipolati dal basso), dagli esemplari più antichi, come i Pulcinella o gli Arlecchino della Commedia dell’Arte, accanto a quelli di Otello Sarzi realizzati con materiali sperimentali.
Il percorso si svilupperà attorno al concetto di “quarta parete”, che allude alla capacità di coinvolgimento emotivo che fa di uno spettacolo ben riuscito una realtà capace di fare entrare lo spettatore nella storia messa in scena. Solo nel momento in cui una marionetta o un burattino rompono la quarta parete si aggiudicano la fiducia del pubblico, conferendo allo spettacolo il potere di frantumare quel confine tra arte e vita.
Enrico Prampolini, Dieci burattini futuristi, 1922, Gabriele D'Annunzio; Benito Mussolini ; don Sturzo; Dina Galli; Re Vittorio Emanuele III; Il diavolo; Il fascismo; Il Mondo; Giovanni Giolitti; Francesco Saverio Nitti, Legno dipinto e tessuto, dimesioni varie. Collezione privata
Due palcoscenici metteranno i visitatori a tu per tu con il “teatro di figura”. Grazie alla collaborazione con la Compagnia Carlo Colla di Milano e l’Associazione 5T di Reggio Emilia, nei fine settimana, durante l’intera durata della mostra, a intrattenere il pubblico sarà un ricco programma di micro-spettacoli interpretati da professionisti del “teatro di figura”.
Il sogno di dare vita agli oggetti, e quindi ai burattini, accomuna da sempre scrittori e artisti, da Collodi a Capek, ma anche tanti artisti italiani come i futuristi Enrico Prampolini e Fortunato Depero. All’indomani della distruzione della Prima guerra mondiale, con la loro identità astratta le marionette immortalavano la triste realtà dei soldati di ritorno amputati e mutilati, come illustrato da Sironi, Carrà e De Chirico. Solo con la riscoperta, da parte di Oskar Schlemmer, del classico di Heinrich von Kleist, Sul teatro delle marionette (1810), i giocattoli e i giochi per bambini diventano un elemento centrale della pratica del Bauhaus nella Weimar degli anni Venti, come dimostrano Paul Klee, Andor Weininger, Lothar Schreyer, Sophie Täuber Arp e Oskar Schlemmer.
Con “Le marionette e la Rivoluzione” l’indagine si sposterà sull’avanguardia russa. Lenin e sua moglie Natalia Krupskaya intuirono che per combattere l’analfabetismo era necessario anche l’utilizzo delle marionette. Lavorando con artisti, architetti e scrittori di primo piano, figure come Natalia Sats, Samuil Marshak, El Lissitzky, Aleksandra Ekster, Nina Efimova, sperimentarono nuove forme di teatro per bambini.
Fino alla fine degli anni Venti, Vienna era, insieme a Berlino, una fucina di creatività nell’arte, nel teatro, nella musica, nella filosofia, nelle scienze. Alla fine del XIX secolo, sull’onda dell’orientalismo, le classiche marionette giavanesi cominciarono a fare la loro comparsa sulle scene europee. Fu l’artista e illustratore austriaco Richard Teschner a sviluppare l’arte della marionetta a bastone fino a raggiungere un punto culminante che influenzò artisti da Parigi a Mosca. A raccontarlo in mostra la sezione “Sogni dell’Estremo Oriente – Espressionismo viennese”.
Artisti come Picasso, Depero, Klee dialogheranno con Otello Sarzi, una figura poetica nata da una tradizione di burattinai e, dal 1951, giovane aiutante della compagnia itinerante di famiglia, entrato in contatto con alcuni dei protagonisti della scena artistica, teatrale e cinematografica italiana dell’epoca.
Marionette e Avanguardia
“Ritengo – spiega James Bradburne, coordinatore scientifico dell'esposizione – che l’obiettivo principale della mostra sia quello di aprire uno spazio dell’immaginazione in cui un bastone possa tornare a essere un cavallo, un drago o un flauto”.
Con il suo linguaggio sognante e trasversale, rivolto a bambini e adulti, il percorso sarà l’occasione per far riemergere la meraviglia tutta infantile che le marionette e i burattini sanno evocare.
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