Pentiti e non peccare più!
opera andy warhol
29/09/2006
“Accade nel mondo dell’arte un fenomeno nuovo ed insolito, risolto in una ricerca dell’interiorità rivolta al trasporto, alla trascendenza. Fino a qualche anno fa tutte gli studi e le sperimentazioni degli artisti, ruotavano attorno al sesso”. Così Gianni Mercurio introduce, durante la conferenza stampa, l’ultima mostra, da lui curata ed allestita in modo sapiente al Chiostro del Bramante di Roma.
Pentiti e non peccare più! (Repent and Sin No More!), grande mostra tematica dedicata ad Andy Warhol, festeggia i dieci anni di vita del Chiostro del Bramante quale spazio espositivo, che iniziò la propria attività proprio con una mostra omaggio al re della Pop art. La mostra, realizzata in collaborazione con The Warhol Museum di Pittsburgh, presenta un catalogo,edito da Skira in italiano e inglese, introdotto da un saggio dello stesso curatore, contiene testi espressamente realizzati da Jean Baudrillard, Arthur Danto, Giorgio Montefoschi e di Demetrio Paparoni.
La mostra, composta da circa 80 opere su tela, per lo più di grande formato, fotografie e video provenienti dagli archivi del Warhol Museum, approfondisce un aspetto poco conosciuto dell’arte di Warhol: il suo legame con la spiritualità e la religione, la vita e la morte.
L’opera di Andy Warhol che dà il titolo alla mostra, Repent and Sin No More! fu realizzata nel 1986 nella serie Late Advertising. Due anni prima della sua morte, avvenuta nel febbraio del 1987, Warhol inizia al lavorare a quello che è forse la più complessa opera della sua vita, The Last Supper; non si tratta tanto di una semplice rivisitazione in chiave pop, quanto piuttosto del risultato finale di un percorso intimo e spirituale.
Negli sterminati archivi del Warhol Museum è conservato un libro di preghiere, regalo di sua madre, che raffigura nella prima pagina una minuscola riproduzione dell’Ultima Cena di Leonardo. Nessuna opera è stata studiata e riprodotta da Warhol in centinaia di varianti, tuttora senza numero, quanto The Last Supper, che ne fanno l’artista americano in assoluto che ha trattato maggiormente il tema della religione. Il lavoro di Andy Warhol appare come il risultato di un’esistenza intrisa di valori tradizionali legati al culto religioso che si mescolano alla suo incontenibile spirito di modernità.
La mostra presenta la serie di dipinti con le figure “iconiche”, che richiamano la cifra artistica ortodossa dei suoi primi quadri che lo hanno reso celebre, Marilyn, Marlon Brando, Jackie Kennedy rappresentata nel giorno dei funerali del presidente assassinato, Liz Taylor; in alcune opere i ritratti di Marilyn and Jackie appaiono su uno sfondo d’oro (Golden Marilyn e Golden Jackie), perché il fondo oro nelle icone bizantinze è simbolo di eternità.
E ancora, la serie dei Disaster del 1963 con le immagini degli incidenti automobilistici e delle vittime tratte dalle pagine dei giornali. Così anche in Tunafish disaster, con allusione al caso delle donne avvelenate da scatolette, Big Electic Chair, strumento moderno di supplizio analogo alla croce, o il lavoro Suicide.
E ancora uno dei simboli classici della Vanitas, il teschio (Skull), in una serie del 1978. La prima serie di lavori dichiaratamente “religiosi” su grande formato furono le opere Crosses (Croci), presentati per la prima volta insieme ai Guns e Knives nel 1982 e nello stesso anno Warhol realizza la serie Eggs (Uova), alludendo all’emblema dell’immortalità e della resurrezione.
Anche la scelta di Warhol di riproporre una sua interpretazione di alcuni capolavori dell’arte classica, tra cui la Madonna Sistina e l’Annunciazione di Raffaello, la Primavera del Botticelli o San Giorgio e il Drago di Paolo Uccello, rivela una particolare attenzione ai temi religiosi.
Nei suoi innumerevoli ritratti di gente ricca o famosa e di belle donne, realizzati a partire dalla metà degli anni ’70, immagini che, per impedire la corruzione del tempo, truccava ed imbellettava i soggetti trattandoli esattamente come fiori che non devono appassire mai, o ancora più drammaticamente come corpi esanimi ritoccati e acconciati per affrontare l’ultimo viaggio.
"Vorrei richiamare un aspetto del suo carattere che egli nascose a tutti tranne che ai suoi amici più intimi: il suo lato spirituale. - Gianni Mercurio restituisce le parole del critico d’arte John Richardson pronunciate durante l’elogio funebre di Andy Warhol, avvenuto il 1° aprile 1987 nella cattedrale di San Patrick di New York City. - Coloro che tra voi lo hanno conosciuto in circostanze che erano in antitesi alla spiritualità potrebbero essere sorpresi che un tale lato esistesse. Ma questo c'era ed è la chiave della psiche dell'artista. Nonostante Andy sia stato percepito - abbastanza correttamente - come un osservatore passivo che mai imponeva le sue convinzioni sugli altri, in alcune occasioni egli poteva trasformarsi in un propagandista efficace. Sono a conoscenza per certo che egli fu responsabile di almeno una conversione. Traeva grande orgoglio nel finanziare gli studi di suo nipote in seminario. E con regolarità prestava aiuto in una mensa per poveri a homeless e bisognosi. Andy confidava di tenere queste attività all'oscuro di tutti. La conoscenza di questa pietà segreta inevitabilmente muta la nostra percezione di un artista che aveva ingannato il mondo facendogli credere che le sue sole ossessioni fossero il danaro, la fama, il glamour, e che potesse essere disinvolto fino all'insensibilità più totale..."
Andy Warhol – Pentiti e non peccare più!
Roma, DART-Chiostro del Bramante
Via della Pace - 00186
Dal 29 settembre 2006 al 7 gennaio 2007
Orari Tutti i giorni 10.00-20.00
Sabato 10.00-24.00
Domenica 10.00-21.30
Lunedì chiuso ( la biglietteria chiude un’ora prima)
Ingresso Intero €.9,00 Ridotto (il martedì escluso i festivi) €. 7,00
Gruppi al di sopra di 20 persone €. 7,00
Scuole €. 4,50 Group Tour ( obbligatorio per gruppi ) €. 20,00
Informazioni 06.68.80.90.35 – www.chiostrodelbramante.it
Pentiti e non peccare più! (Repent and Sin No More!), grande mostra tematica dedicata ad Andy Warhol, festeggia i dieci anni di vita del Chiostro del Bramante quale spazio espositivo, che iniziò la propria attività proprio con una mostra omaggio al re della Pop art. La mostra, realizzata in collaborazione con The Warhol Museum di Pittsburgh, presenta un catalogo,edito da Skira in italiano e inglese, introdotto da un saggio dello stesso curatore, contiene testi espressamente realizzati da Jean Baudrillard, Arthur Danto, Giorgio Montefoschi e di Demetrio Paparoni.
La mostra, composta da circa 80 opere su tela, per lo più di grande formato, fotografie e video provenienti dagli archivi del Warhol Museum, approfondisce un aspetto poco conosciuto dell’arte di Warhol: il suo legame con la spiritualità e la religione, la vita e la morte.
L’opera di Andy Warhol che dà il titolo alla mostra, Repent and Sin No More! fu realizzata nel 1986 nella serie Late Advertising. Due anni prima della sua morte, avvenuta nel febbraio del 1987, Warhol inizia al lavorare a quello che è forse la più complessa opera della sua vita, The Last Supper; non si tratta tanto di una semplice rivisitazione in chiave pop, quanto piuttosto del risultato finale di un percorso intimo e spirituale.
Negli sterminati archivi del Warhol Museum è conservato un libro di preghiere, regalo di sua madre, che raffigura nella prima pagina una minuscola riproduzione dell’Ultima Cena di Leonardo. Nessuna opera è stata studiata e riprodotta da Warhol in centinaia di varianti, tuttora senza numero, quanto The Last Supper, che ne fanno l’artista americano in assoluto che ha trattato maggiormente il tema della religione. Il lavoro di Andy Warhol appare come il risultato di un’esistenza intrisa di valori tradizionali legati al culto religioso che si mescolano alla suo incontenibile spirito di modernità.
La mostra presenta la serie di dipinti con le figure “iconiche”, che richiamano la cifra artistica ortodossa dei suoi primi quadri che lo hanno reso celebre, Marilyn, Marlon Brando, Jackie Kennedy rappresentata nel giorno dei funerali del presidente assassinato, Liz Taylor; in alcune opere i ritratti di Marilyn and Jackie appaiono su uno sfondo d’oro (Golden Marilyn e Golden Jackie), perché il fondo oro nelle icone bizantinze è simbolo di eternità.
E ancora, la serie dei Disaster del 1963 con le immagini degli incidenti automobilistici e delle vittime tratte dalle pagine dei giornali. Così anche in Tunafish disaster, con allusione al caso delle donne avvelenate da scatolette, Big Electic Chair, strumento moderno di supplizio analogo alla croce, o il lavoro Suicide.
E ancora uno dei simboli classici della Vanitas, il teschio (Skull), in una serie del 1978. La prima serie di lavori dichiaratamente “religiosi” su grande formato furono le opere Crosses (Croci), presentati per la prima volta insieme ai Guns e Knives nel 1982 e nello stesso anno Warhol realizza la serie Eggs (Uova), alludendo all’emblema dell’immortalità e della resurrezione.
Anche la scelta di Warhol di riproporre una sua interpretazione di alcuni capolavori dell’arte classica, tra cui la Madonna Sistina e l’Annunciazione di Raffaello, la Primavera del Botticelli o San Giorgio e il Drago di Paolo Uccello, rivela una particolare attenzione ai temi religiosi.
Nei suoi innumerevoli ritratti di gente ricca o famosa e di belle donne, realizzati a partire dalla metà degli anni ’70, immagini che, per impedire la corruzione del tempo, truccava ed imbellettava i soggetti trattandoli esattamente come fiori che non devono appassire mai, o ancora più drammaticamente come corpi esanimi ritoccati e acconciati per affrontare l’ultimo viaggio.
"Vorrei richiamare un aspetto del suo carattere che egli nascose a tutti tranne che ai suoi amici più intimi: il suo lato spirituale. - Gianni Mercurio restituisce le parole del critico d’arte John Richardson pronunciate durante l’elogio funebre di Andy Warhol, avvenuto il 1° aprile 1987 nella cattedrale di San Patrick di New York City. - Coloro che tra voi lo hanno conosciuto in circostanze che erano in antitesi alla spiritualità potrebbero essere sorpresi che un tale lato esistesse. Ma questo c'era ed è la chiave della psiche dell'artista. Nonostante Andy sia stato percepito - abbastanza correttamente - come un osservatore passivo che mai imponeva le sue convinzioni sugli altri, in alcune occasioni egli poteva trasformarsi in un propagandista efficace. Sono a conoscenza per certo che egli fu responsabile di almeno una conversione. Traeva grande orgoglio nel finanziare gli studi di suo nipote in seminario. E con regolarità prestava aiuto in una mensa per poveri a homeless e bisognosi. Andy confidava di tenere queste attività all'oscuro di tutti. La conoscenza di questa pietà segreta inevitabilmente muta la nostra percezione di un artista che aveva ingannato il mondo facendogli credere che le sue sole ossessioni fossero il danaro, la fama, il glamour, e che potesse essere disinvolto fino all'insensibilità più totale..."
Andy Warhol – Pentiti e non peccare più!
Roma, DART-Chiostro del Bramante
Via della Pace - 00186
Dal 29 settembre 2006 al 7 gennaio 2007
Orari Tutti i giorni 10.00-20.00
Sabato 10.00-24.00
Domenica 10.00-21.30
Lunedì chiuso ( la biglietteria chiude un’ora prima)
Ingresso Intero €.9,00 Ridotto (il martedì escluso i festivi) €. 7,00
Gruppi al di sopra di 20 persone €. 7,00
Scuole €. 4,50 Group Tour ( obbligatorio per gruppi ) €. 20,00
Informazioni 06.68.80.90.35 – www.chiostrodelbramante.it
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