6 aprile 1483 - 1520: il cinquecentenario di Raffaello Sanzio
Raffaello, 500 anni per il Principe delle Arti
Raffaello Sanzio, Madonna Sistina (Dettaglio), 1513-1514 circa, Olio su tela, 196 x 265 cm, Dresda, Gemäldegalerie
Samantha De Martin
06/04/2020
Era il 6 aprile, “in venerdì santo”, e l’astro di Raffaello nasceva e moriva al tempo stesso.
Si levava “in Urbino, città notissima in Italia, l'anno 1483, in venerdì santo a ore tre di notte”, come scrisse Vasari, per spegnersi il 6 aprile 1520, a soli 37 anni di distanza e sempre di venerdì santo. Scendendo un po’ nel dettaglio, il celebre biografo racconta poi che la morte dell’urbinate dai modi gentili sopraggiunse dopo quindici giorni di malattia, iniziata con una febbre "continua e acuta", causata da "eccessi amorosi" (leggi la Fornarina) e inutilmente curata con ripetuti salassi.
Marcantonio Michiel descrisse addirittura il rammarico "d'ogn'uno et del papa" e il dolore dei letterati per il mancato compimento della "descrittione et pittura di Roma antiqua che'l faceva, che era cosa bellissima".
Quel 6 aprile 1520 segni straordinari si sarebbero manifestati al mondo intero, come alla morte di Cristo. Una crepa scosse il palazzo vaticano, forse per effetto di un piccolo terremoto, e i cieli si agitarono. Pandolfo Pico della Mirandola scrisse a Isabella d'Este che il papa, per paura, "dalle sue stantie andò a stare in quelle che feze fare papa Innocentio".
Da quel momento la vicenda terrena del genio del Rinascimento conteso tra donne bellissime e illustri committenti, che trasformò la trama della propria vita in un capolavoro di colpi di scena verso l’immortalità, ebbe fine. L’astro della pittura fu assunto nell’olimpo dell’arte, affidando la sua leggendaria fama di artista e di uomo gentile al mondo, nei secoli.
L’ultimo sguardo del divino pittore: la Trasfigurazione
A Roma, nella camera in cui Raffaello morì, era stata appesa la sua ultima opera. Si tratta della Trasfigurazione, della quale Vasari scrisse “La quale opera, nel vedere il corpo morto e quella viva, faceva scoppiare l'anima di dolore a ognuno che quivi guardava”.
Il capolavoro, oggi gioiello dei Musei Vaticani, era stato realizzato tra il 1518 e il 1520, su commissione del cardinale Giulio de’ Medici (futuro Papa Clemente VII) per la cattedrale di Narbonne. Ma l’opera, mai inviata in Francia, fu posta in San Pietro in Montorio fino al 1797, quando Napoleone la portò a Parigi, da dove rientrò nel 1816 grazie all'intervento di Antonio Canova.
Quando Raffaello morì, la notizia dovette avere un’eco vastissima. Le sue esequie attirarono illustri colleghi. Nel suo dipinto ottocentesco Pietro Vanni rappresenta il folto corteo funebre che accompagna l’artista scomparso verso il Pantheon, la sepoltura da lui stesso indicata, il luogo in cui la tradizione vuole che lo stesso Romolo sia asceso al cielo di Marte.
A rendere omaggio al divino pittore, quel 6 aprile di 500 anni fa, Vanni pone Michelangelo, illustre rivale dell’urbinate, e Pietro Perugino, il suo primo maestro, Albrecht Dürer, lo stimato collega con cui scambiava i disegni, e Pinturicchio, conosciuto a Perugia in gioventù (morto alcuni anni prima di lui).
Una festa a metà: la mostra “epocale” alle Scuderie del Quirinale trasferita online
Sarebbe dovuta essere una festa, celebrata con una mostra “epocale”. E invece, a 500 anni dalla morte, i più grandi capolavori di Raffaello - paesaggi sconfinati e Madonne dolcissime, sguardi magnetici e raffinati dettagli di mani, vesti e monili, lettere e arazzi - sono oggi confinati nelle sale buie delle Scuderie del Quirinale, a Roma, dietro drappi neri stesi sui fragilissimi disegni.
La notte distesa dall’emergenza Covid-19 ha avvolto la festa in onore di Raffaello in un silenzio ovattato. A tenere compagnia ai capolavori, prestati alle Scuderie da istituzioni di tutto i mondo - dalle Gallerie degli Uffizi alla National Gallery, dal Museo del Prado all’Albertina di Vienna, dalla National Gallery of Arts di Washington al Metropolitan Museum di New York - sono un restauratore, che due volte alla settimana si preoccupa di scongiurare eventuali sofferenze, un tecnico degli impianti e, ovviamente il personale per la sorveglianza.
Al via oggi l’omaggio virtuale degli Uffizi a Raffaello
In occasione del cinquecentenario della morte - offuscato dall’emergenza coronavirus - gli Uffizi lanciano un tour virtuale in tre tappe, alla scoperta dei suoi capolavori ora accolti nelle sale del complesso museale fiorentino. A partire da oggi, 6 aprile, le Gallerie fiorentine pubblicheranno sulla pagina Facebook, tre video - uno al giorno, per tre giorni consecutivi - dedicati all’urbinate e alle sue opere, custodite nella Galleria delle Statue e delle Pitture e in Palazzo Pitti, nella Galleria Palatina.
“Raffaello 1520-1483”: l’omaggio di Roma al pittore “divino”
Ma a tributargli la festa più grande sarebbe dovuta essere Roma. La città nella quale il maestro di Urbino visse fino alla morte - chiamato da Giulio II nel 1508 - e dove impresse il suo genio, tra le Stanze Vaticane, la Loggia di Psiche alla Farnesina, i progetti presso la Fabbrica di San Pietro e la Cappella Chigi in Santa Maria del Popolo e Villa Madama - avrebbe voluto donargli il regalo più bello. E invece la grande mostra “Raffaello 1520-1483” inaugurata lo scorso 5 marzo alle Scuderie del Quirinale, e chiusa dopo soli tre giorni, pare purtroppo destinata a non essere contemplata da nessuno, almeno di persona. Ci sono ad oggi scarse prospettive perché riapra in tempo prima della chiusura prevista il prossimo 2 giugno.
ARTE.it aveva avuto la fortuna di partecipare all’inaugurazione. Un percorso espositivo sublime nel quale gli sguardi restano addosso, come la brillantezza dei colori che scivola dalle vesti, come gli abbracci tra amici, Bambini e Madonne, come il respiro delle donne, dalla Fornarina alla Velata, che si stacca lieve dalla tela per raggiungere il visitatore rapito da un’estasi pura.
Dall’Autoritratto con amico, in prestito dal Louvre, al Ritratto di Baldassare Castiglione, dal magnetico Ritratto di Leone X tra i cardinali Giulio II de’ Medici e Luigi de’ Rossi arrivato dagli Uffizi, alla sublime Madonna dell’Impannata, dalla Galleria Palatina di Firenze, il potente percorso grandioso a cura di Marzia Faietti e di Matteo Lanfranconi con il contributo di Vincenzo Farinella e Francesco Paolo Di Teodoro, era destinato a rimanere negli annali della grande arte.
Raffaello Sanzio, Scuola di Atene, 1509-1511, Affresco, 770 x 500 cm, Musei Vaticani, Città del Vaticano | © Governatorato SCV
Raffaello, primo nume tutelare del patrimonio artistico, e l‘articolo 9 della Costituzione
Tra gli eccezionali documenti in mostra a Roma ce n’è uno, in particolare, che rivela lo sguardo lungimirante del genio accomunato al padre, Giovanni Santi, dalla medesima bruciante passione per il bello. Si tratta di una lettera del 1519, conservata presso l'Archivio di Stato di Mantova, nella quale, attraverso il tramite di Baldassarre Castiglione, il Sanzio indicava al papa Leone X la via maestra per preservare i monumenti antichi dalle distruzioni e dagli sventramenti perpetrati a Roma nei primi decenni del Cinquecento. Nella missiva il pittore esprime anche la propria disperazione di fronte al degrado delle vestigia di un luminoso passato, condannando l'incuria di chi autorizzava l'uso di preziosi monumenti come cave di materiale o addirittura come ingrediente per la produzione di calcina. Si tratta di principi di tutela e salvaguardia del patrimonio nazionale alla base dell'articolo 9 della Costituzione italiana e della funzione delle attuali soprintendenze.
Lo scorso 17 febbraio al via l’anno “Sanzio” con i dieci arazzi eccezionalmente in mostra in Cappella Sistina
Eppure l’ “anno Sanzio” - come lo aveva ribattezzato la direttrice dei Musei Vaticani Barbara Jatta - era iniziato sotto la migliore stella. Lo scorso 17 febbraio, per la prima volta dopo 400 anni, avevano fatto ritorno nella Cappella Sistina - luogo per il quale furono pensati e voluti da Papa Leone X - i dieci arazzi della serie “Atti degli Apostoli”. Erano stati realizzati su cartoni di Raffaello presso la nota bottega del tessitore fiammingo Pieter van Aelst e arrivati in Vaticano tra il 1519 e il 1521. Sono rimasti esposti per una settimana e anche questa volta ARTE.it è riuscita a immortalare un momento sublime, tanto suggestivo quanto raro.
Raffaello Sanzio, Madonna Colonna, 1508, Olio su tavola, 79 x 58.2 cm | © Staatliche Museen zu Berlin, Gemäldegalerie / Jörg P. Anders | Raffael in Berlin. The Madonnas of the Gemäldegalerie
La festa di Raffaello non si ferma: tutto merito della tecnologia
Chi avrebbe mai immaginato che, a 537 anni dalla nascita, il regalo più grande per Raffaello e per tutti gli amanti della sua arte gentile sarebbe giunto dalla tecnologia? Grazie al web, infatti, alla televisione e ai social network, riusciamo, seppure in questi difficili giorni di isolamento, a rendere omaggio al maestro con immagini virtuali e approfondimenti televisivi. Come l’interessante documentario d'arte “Raffaello. Il genio sensibile” andato in onda ieri sera (domenica 5 aprile) su RaiTre. Dagli anni della formazione in Umbria, a cominciare dal periodo di apprendistato presso la bottega del Perugino - il maestro presto superato come dimostra lo splendido capolavoro dello Sposalizio della Vergine, oggi alla Pinacoteca di Brera - nel documentario seguiamo Raffaello a Città di Castello e a Orvieto, sulle tracce di Luca Signorelli. Per ritrovarlo accanto ad alcune delle sue opere più celebri, come la Pala di San Nicola da Tolentino, la Crocifissione, oggi alla National Gallery di Londra, la Pala Colonna, al Metropolitan Museum di New York, l’Incoronazione della Vergine in San Francesco al Prato, la Pala Baglioni, gioiello della Galleria Borghese e la Pala Ansidei della National Gallery di Londra o ancora la Pala della Madonna di Foligno dei Musei Vaticani.
Questa sera, inoltre, alle 19.40, andrà in onda su Sky Arte "Raffaello - Il Principe delle Arti", un dialogo inedito tra arte e cinema, per ripercorrere i momenti chiave dell'esistenza del pittore.
La celebrazione del mito si sposta sul web
Almeno per il momento, la visita (virtuale) alla mostra dedicata a Raffaello alle Scuderie del Quirinale è affidata a un suggestivo video pubblicato dalle Scuderie sul canale You Tube, che concede, in poco più di dieci minuti, un assaggio della mostra “Raffaello 1520 - 1483”.
Per far fronte all’improvvisa chiusura dettata dall’emergenza coronavirus, videoracconti, approfondimenti e incursioni nel backstage sono stati raccolti sui social sotto l’hashtag #RaffaelloOltreLaMostra.
Un espediente per ammirare alcuni tra i più bei capolavori riuniti a Roma, conoscere curiosità sull’arte del Divin Pittore e scoprire i segreti di una rassegna esclusiva.
Dalla Madonna del Granduca alla Fornarina, le video-passeggiate di #RaffaelloInMostra regalano uno scorcio inatteso su capolavori senza tempo. Per parteciparvi basta connettersi ai canali social della mostra o seguirne gli aggiornamenti su Youtube.
Il Museo Raphaello VR: un progetto di Skylab Studios
Sempre a proposito di tecnologia, Skylab Studios, in occasione della giornata dedicata a Raffaello, lancia un progetto che consente, grazie alla realtà virtuale e a quella aumentata, di visitare una piccola mostra interamente dedicata al genio.
Si tratta di un ambiente 3D, uno spazio interattivo visitabile con pc, tablet o smartphone, che ospita 22 celebri opere del pittore.
Ogni quadro si avvale di informazioni e approfondimenti curati ed illustrati da Vittorio Maria De Bonis.
E per i più piccoli, alcuni personaggi dei quadri di Raffaello saranno trasformati in cartoni animati.
Il museo Raphaello VR prevede, inoltre, una sezione dedicata ai non udenti.
Un’ideale di donna: a 500 anni di distanza, la Fornarina come non l’abbiamo mai vista
Sempre la tecnologia aveva posto, alcuni mesi fa, sotto la lente di ingrandimento di un robot, addirittura la Fornarina. L’iconico quadro raffigurerebbe Margherita Luti, la figlia di un fornaio, la donna che - come narrano alcune delle fonti cinquecentesche arricchite da un’idea romantica - Raffaello amava più di ogni altra.
Un’indagine avviata dalle Gallerie nazionali Barberini Corsini prima che la Fornarina partisse alla volta delle Scuderie del Quirinale, aveva permesso di conoscere lo stato di conservazione dell’opera e di studiare da vicino i dettagli, come mai era accaduto in precedenza.
Le analisi a infrarossi hanno evidenziato un disegno preparatorio estremamente libero, eseguito direttamente sulla tavola. Come quello della Fornarina, i volti delle Madonne di magister Raffaello - giovani donne vestite in modo semplice che recano in braccio il loro bambino - offrono un termine di paragone della bellezza umana, che trasformandosi in bellezza spirituale diventa grazia. Come non ricordare, tra queste, la Madonna Sistina, oggi a Dresda, che mandò in visibilio personaggi come Winckelmann e Goethe, o ancora Dostoevskij?
Di recente, in occasione delle celebrazioni per i 500 anni dalla sua morte, alla Gemaldgalerie Berlino è stata organizzata una grande mostra dedicata alle Madonne di Raffaello.
Al Pantheon i fiori di carta per Raffaello: "andrà tutto bene"
Nella giornata del cinquecentenario della morte di Raffaello, anche il Ministero per i Beni e le Attività culturali per il Turismo apre le celebrazioni dedicate al grande urbinate con un fascio di fiori di campo e con quelli di carta - depositati davanti alla tomba di Raffaello al Pantheon - sui quali i bambini hanno scritto “Andrà tutto bene”.
Alle 11, sul canale YouTube del Mibact, andrà in onda un video, appositamente realizzato dall'ufficio stampa del Mibact, con i contribuiti di esperti e studiosi di fama, da Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani a Eike Schmidt, direttore degli Uffizi.
Anche Topolino celebra Raffaello
Anche il mitico Topolino coglie l’occasione per ricordare il grande artista attraverso una storia speciale, in programma sul numero 3359 in edicola da mercoledì 8 aprile. Protagonista della storia "Zio Paperone e la pietra dell’oltreblù", divisa in quattro episodi, sarà Paperello Sanzio, un paperotto prodigio, figlio d’arte, pronto a ricevere l’eredità artistica di famiglia e a superarla grazie alla sua bravura.
La promessa di Raffaello: un abbraccio per sempre nella perfezione della bellezza
Mentre in questo giorno sospeso, come fuori dal tempo, ricordiamo l’ascesa e insieme lo spegnersi del maestro immortale, il nostro pensiero va ancora alla mostra di Roma, a quell’angolo di pace e di rassicurante meraviglia, purtroppo nascosta al mondo.
Ma oggi, 6 aprile, dal genio della perfezione, che ha dato bellezza e tensione psicologica a occhi e volti traducendo in pittura i moti dell’animo, secondo la lezione leonardiana, viene un altro messaggio che ci fa ben sperare. Il primus inventor di quella bottega che per Andy Warhol sarebbe diventata The Factory, nei suo capolavori assicura accoglienza e incita alla relazione, ripagando il nostro affetto con il suo talentuoso abbraccio che oggi come non mai ci infonde conforto e che, siamo sicuri, non tarderà ad arrivare.
Si levava “in Urbino, città notissima in Italia, l'anno 1483, in venerdì santo a ore tre di notte”, come scrisse Vasari, per spegnersi il 6 aprile 1520, a soli 37 anni di distanza e sempre di venerdì santo. Scendendo un po’ nel dettaglio, il celebre biografo racconta poi che la morte dell’urbinate dai modi gentili sopraggiunse dopo quindici giorni di malattia, iniziata con una febbre "continua e acuta", causata da "eccessi amorosi" (leggi la Fornarina) e inutilmente curata con ripetuti salassi.
Marcantonio Michiel descrisse addirittura il rammarico "d'ogn'uno et del papa" e il dolore dei letterati per il mancato compimento della "descrittione et pittura di Roma antiqua che'l faceva, che era cosa bellissima".
Quel 6 aprile 1520 segni straordinari si sarebbero manifestati al mondo intero, come alla morte di Cristo. Una crepa scosse il palazzo vaticano, forse per effetto di un piccolo terremoto, e i cieli si agitarono. Pandolfo Pico della Mirandola scrisse a Isabella d'Este che il papa, per paura, "dalle sue stantie andò a stare in quelle che feze fare papa Innocentio".
Da quel momento la vicenda terrena del genio del Rinascimento conteso tra donne bellissime e illustri committenti, che trasformò la trama della propria vita in un capolavoro di colpi di scena verso l’immortalità, ebbe fine. L’astro della pittura fu assunto nell’olimpo dell’arte, affidando la sua leggendaria fama di artista e di uomo gentile al mondo, nei secoli.
L’ultimo sguardo del divino pittore: la Trasfigurazione
A Roma, nella camera in cui Raffaello morì, era stata appesa la sua ultima opera. Si tratta della Trasfigurazione, della quale Vasari scrisse “La quale opera, nel vedere il corpo morto e quella viva, faceva scoppiare l'anima di dolore a ognuno che quivi guardava”.
Il capolavoro, oggi gioiello dei Musei Vaticani, era stato realizzato tra il 1518 e il 1520, su commissione del cardinale Giulio de’ Medici (futuro Papa Clemente VII) per la cattedrale di Narbonne. Ma l’opera, mai inviata in Francia, fu posta in San Pietro in Montorio fino al 1797, quando Napoleone la portò a Parigi, da dove rientrò nel 1816 grazie all'intervento di Antonio Canova.
Quando Raffaello morì, la notizia dovette avere un’eco vastissima. Le sue esequie attirarono illustri colleghi. Nel suo dipinto ottocentesco Pietro Vanni rappresenta il folto corteo funebre che accompagna l’artista scomparso verso il Pantheon, la sepoltura da lui stesso indicata, il luogo in cui la tradizione vuole che lo stesso Romolo sia asceso al cielo di Marte.
A rendere omaggio al divino pittore, quel 6 aprile di 500 anni fa, Vanni pone Michelangelo, illustre rivale dell’urbinate, e Pietro Perugino, il suo primo maestro, Albrecht Dürer, lo stimato collega con cui scambiava i disegni, e Pinturicchio, conosciuto a Perugia in gioventù (morto alcuni anni prima di lui).
Una festa a metà: la mostra “epocale” alle Scuderie del Quirinale trasferita online
Sarebbe dovuta essere una festa, celebrata con una mostra “epocale”. E invece, a 500 anni dalla morte, i più grandi capolavori di Raffaello - paesaggi sconfinati e Madonne dolcissime, sguardi magnetici e raffinati dettagli di mani, vesti e monili, lettere e arazzi - sono oggi confinati nelle sale buie delle Scuderie del Quirinale, a Roma, dietro drappi neri stesi sui fragilissimi disegni.
La notte distesa dall’emergenza Covid-19 ha avvolto la festa in onore di Raffaello in un silenzio ovattato. A tenere compagnia ai capolavori, prestati alle Scuderie da istituzioni di tutto i mondo - dalle Gallerie degli Uffizi alla National Gallery, dal Museo del Prado all’Albertina di Vienna, dalla National Gallery of Arts di Washington al Metropolitan Museum di New York - sono un restauratore, che due volte alla settimana si preoccupa di scongiurare eventuali sofferenze, un tecnico degli impianti e, ovviamente il personale per la sorveglianza.
Al via oggi l’omaggio virtuale degli Uffizi a Raffaello
In occasione del cinquecentenario della morte - offuscato dall’emergenza coronavirus - gli Uffizi lanciano un tour virtuale in tre tappe, alla scoperta dei suoi capolavori ora accolti nelle sale del complesso museale fiorentino. A partire da oggi, 6 aprile, le Gallerie fiorentine pubblicheranno sulla pagina Facebook, tre video - uno al giorno, per tre giorni consecutivi - dedicati all’urbinate e alle sue opere, custodite nella Galleria delle Statue e delle Pitture e in Palazzo Pitti, nella Galleria Palatina.
“Raffaello 1520-1483”: l’omaggio di Roma al pittore “divino”
Ma a tributargli la festa più grande sarebbe dovuta essere Roma. La città nella quale il maestro di Urbino visse fino alla morte - chiamato da Giulio II nel 1508 - e dove impresse il suo genio, tra le Stanze Vaticane, la Loggia di Psiche alla Farnesina, i progetti presso la Fabbrica di San Pietro e la Cappella Chigi in Santa Maria del Popolo e Villa Madama - avrebbe voluto donargli il regalo più bello. E invece la grande mostra “Raffaello 1520-1483” inaugurata lo scorso 5 marzo alle Scuderie del Quirinale, e chiusa dopo soli tre giorni, pare purtroppo destinata a non essere contemplata da nessuno, almeno di persona. Ci sono ad oggi scarse prospettive perché riapra in tempo prima della chiusura prevista il prossimo 2 giugno.
ARTE.it aveva avuto la fortuna di partecipare all’inaugurazione. Un percorso espositivo sublime nel quale gli sguardi restano addosso, come la brillantezza dei colori che scivola dalle vesti, come gli abbracci tra amici, Bambini e Madonne, come il respiro delle donne, dalla Fornarina alla Velata, che si stacca lieve dalla tela per raggiungere il visitatore rapito da un’estasi pura.
Dall’Autoritratto con amico, in prestito dal Louvre, al Ritratto di Baldassare Castiglione, dal magnetico Ritratto di Leone X tra i cardinali Giulio II de’ Medici e Luigi de’ Rossi arrivato dagli Uffizi, alla sublime Madonna dell’Impannata, dalla Galleria Palatina di Firenze, il potente percorso grandioso a cura di Marzia Faietti e di Matteo Lanfranconi con il contributo di Vincenzo Farinella e Francesco Paolo Di Teodoro, era destinato a rimanere negli annali della grande arte.
Raffaello Sanzio, Scuola di Atene, 1509-1511, Affresco, 770 x 500 cm, Musei Vaticani, Città del Vaticano | © Governatorato SCV
Raffaello, primo nume tutelare del patrimonio artistico, e l‘articolo 9 della Costituzione
Tra gli eccezionali documenti in mostra a Roma ce n’è uno, in particolare, che rivela lo sguardo lungimirante del genio accomunato al padre, Giovanni Santi, dalla medesima bruciante passione per il bello. Si tratta di una lettera del 1519, conservata presso l'Archivio di Stato di Mantova, nella quale, attraverso il tramite di Baldassarre Castiglione, il Sanzio indicava al papa Leone X la via maestra per preservare i monumenti antichi dalle distruzioni e dagli sventramenti perpetrati a Roma nei primi decenni del Cinquecento. Nella missiva il pittore esprime anche la propria disperazione di fronte al degrado delle vestigia di un luminoso passato, condannando l'incuria di chi autorizzava l'uso di preziosi monumenti come cave di materiale o addirittura come ingrediente per la produzione di calcina. Si tratta di principi di tutela e salvaguardia del patrimonio nazionale alla base dell'articolo 9 della Costituzione italiana e della funzione delle attuali soprintendenze.
Lo scorso 17 febbraio al via l’anno “Sanzio” con i dieci arazzi eccezionalmente in mostra in Cappella Sistina
Eppure l’ “anno Sanzio” - come lo aveva ribattezzato la direttrice dei Musei Vaticani Barbara Jatta - era iniziato sotto la migliore stella. Lo scorso 17 febbraio, per la prima volta dopo 400 anni, avevano fatto ritorno nella Cappella Sistina - luogo per il quale furono pensati e voluti da Papa Leone X - i dieci arazzi della serie “Atti degli Apostoli”. Erano stati realizzati su cartoni di Raffaello presso la nota bottega del tessitore fiammingo Pieter van Aelst e arrivati in Vaticano tra il 1519 e il 1521. Sono rimasti esposti per una settimana e anche questa volta ARTE.it è riuscita a immortalare un momento sublime, tanto suggestivo quanto raro.
Raffaello Sanzio, Madonna Colonna, 1508, Olio su tavola, 79 x 58.2 cm | © Staatliche Museen zu Berlin, Gemäldegalerie / Jörg P. Anders | Raffael in Berlin. The Madonnas of the Gemäldegalerie
La festa di Raffaello non si ferma: tutto merito della tecnologia
Chi avrebbe mai immaginato che, a 537 anni dalla nascita, il regalo più grande per Raffaello e per tutti gli amanti della sua arte gentile sarebbe giunto dalla tecnologia? Grazie al web, infatti, alla televisione e ai social network, riusciamo, seppure in questi difficili giorni di isolamento, a rendere omaggio al maestro con immagini virtuali e approfondimenti televisivi. Come l’interessante documentario d'arte “Raffaello. Il genio sensibile” andato in onda ieri sera (domenica 5 aprile) su RaiTre. Dagli anni della formazione in Umbria, a cominciare dal periodo di apprendistato presso la bottega del Perugino - il maestro presto superato come dimostra lo splendido capolavoro dello Sposalizio della Vergine, oggi alla Pinacoteca di Brera - nel documentario seguiamo Raffaello a Città di Castello e a Orvieto, sulle tracce di Luca Signorelli. Per ritrovarlo accanto ad alcune delle sue opere più celebri, come la Pala di San Nicola da Tolentino, la Crocifissione, oggi alla National Gallery di Londra, la Pala Colonna, al Metropolitan Museum di New York, l’Incoronazione della Vergine in San Francesco al Prato, la Pala Baglioni, gioiello della Galleria Borghese e la Pala Ansidei della National Gallery di Londra o ancora la Pala della Madonna di Foligno dei Musei Vaticani.
Questa sera, inoltre, alle 19.40, andrà in onda su Sky Arte "Raffaello - Il Principe delle Arti", un dialogo inedito tra arte e cinema, per ripercorrere i momenti chiave dell'esistenza del pittore.
La celebrazione del mito si sposta sul web
Almeno per il momento, la visita (virtuale) alla mostra dedicata a Raffaello alle Scuderie del Quirinale è affidata a un suggestivo video pubblicato dalle Scuderie sul canale You Tube, che concede, in poco più di dieci minuti, un assaggio della mostra “Raffaello 1520 - 1483”.
Per far fronte all’improvvisa chiusura dettata dall’emergenza coronavirus, videoracconti, approfondimenti e incursioni nel backstage sono stati raccolti sui social sotto l’hashtag #RaffaelloOltreLaMostra.
Un espediente per ammirare alcuni tra i più bei capolavori riuniti a Roma, conoscere curiosità sull’arte del Divin Pittore e scoprire i segreti di una rassegna esclusiva.
Dalla Madonna del Granduca alla Fornarina, le video-passeggiate di #RaffaelloInMostra regalano uno scorcio inatteso su capolavori senza tempo. Per parteciparvi basta connettersi ai canali social della mostra o seguirne gli aggiornamenti su Youtube.
Il Museo Raphaello VR: un progetto di Skylab Studios
Sempre a proposito di tecnologia, Skylab Studios, in occasione della giornata dedicata a Raffaello, lancia un progetto che consente, grazie alla realtà virtuale e a quella aumentata, di visitare una piccola mostra interamente dedicata al genio.
Si tratta di un ambiente 3D, uno spazio interattivo visitabile con pc, tablet o smartphone, che ospita 22 celebri opere del pittore.
Ogni quadro si avvale di informazioni e approfondimenti curati ed illustrati da Vittorio Maria De Bonis.
E per i più piccoli, alcuni personaggi dei quadri di Raffaello saranno trasformati in cartoni animati.
Il museo Raphaello VR prevede, inoltre, una sezione dedicata ai non udenti.
Un’ideale di donna: a 500 anni di distanza, la Fornarina come non l’abbiamo mai vista
Sempre la tecnologia aveva posto, alcuni mesi fa, sotto la lente di ingrandimento di un robot, addirittura la Fornarina. L’iconico quadro raffigurerebbe Margherita Luti, la figlia di un fornaio, la donna che - come narrano alcune delle fonti cinquecentesche arricchite da un’idea romantica - Raffaello amava più di ogni altra.
Un’indagine avviata dalle Gallerie nazionali Barberini Corsini prima che la Fornarina partisse alla volta delle Scuderie del Quirinale, aveva permesso di conoscere lo stato di conservazione dell’opera e di studiare da vicino i dettagli, come mai era accaduto in precedenza.
Le analisi a infrarossi hanno evidenziato un disegno preparatorio estremamente libero, eseguito direttamente sulla tavola. Come quello della Fornarina, i volti delle Madonne di magister Raffaello - giovani donne vestite in modo semplice che recano in braccio il loro bambino - offrono un termine di paragone della bellezza umana, che trasformandosi in bellezza spirituale diventa grazia. Come non ricordare, tra queste, la Madonna Sistina, oggi a Dresda, che mandò in visibilio personaggi come Winckelmann e Goethe, o ancora Dostoevskij?
Di recente, in occasione delle celebrazioni per i 500 anni dalla sua morte, alla Gemaldgalerie Berlino è stata organizzata una grande mostra dedicata alle Madonne di Raffaello.
Al Pantheon i fiori di carta per Raffaello: "andrà tutto bene"
Nella giornata del cinquecentenario della morte di Raffaello, anche il Ministero per i Beni e le Attività culturali per il Turismo apre le celebrazioni dedicate al grande urbinate con un fascio di fiori di campo e con quelli di carta - depositati davanti alla tomba di Raffaello al Pantheon - sui quali i bambini hanno scritto “Andrà tutto bene”.
Alle 11, sul canale YouTube del Mibact, andrà in onda un video, appositamente realizzato dall'ufficio stampa del Mibact, con i contribuiti di esperti e studiosi di fama, da Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani a Eike Schmidt, direttore degli Uffizi.
Anche Topolino celebra Raffaello
Anche il mitico Topolino coglie l’occasione per ricordare il grande artista attraverso una storia speciale, in programma sul numero 3359 in edicola da mercoledì 8 aprile. Protagonista della storia "Zio Paperone e la pietra dell’oltreblù", divisa in quattro episodi, sarà Paperello Sanzio, un paperotto prodigio, figlio d’arte, pronto a ricevere l’eredità artistica di famiglia e a superarla grazie alla sua bravura.
La promessa di Raffaello: un abbraccio per sempre nella perfezione della bellezza
Mentre in questo giorno sospeso, come fuori dal tempo, ricordiamo l’ascesa e insieme lo spegnersi del maestro immortale, il nostro pensiero va ancora alla mostra di Roma, a quell’angolo di pace e di rassicurante meraviglia, purtroppo nascosta al mondo.
Ma oggi, 6 aprile, dal genio della perfezione, che ha dato bellezza e tensione psicologica a occhi e volti traducendo in pittura i moti dell’animo, secondo la lezione leonardiana, viene un altro messaggio che ci fa ben sperare. Il primus inventor di quella bottega che per Andy Warhol sarebbe diventata The Factory, nei suo capolavori assicura accoglienza e incita alla relazione, ripagando il nostro affetto con il suo talentuoso abbraccio che oggi come non mai ci infonde conforto e che, siamo sicuri, non tarderà ad arrivare.
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