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L’arte per il Giubileo 2025, un anno nel segno della speranza

La basilica di San Pietro, Roma | Foto: Alvesgaspar
 

Francesca Grego

18/12/2024

Roma - L’arte contemporanea sarà un ingrediente fondamentale dell’Anno Santo 2025. A pochi giorni alla solenne apertura del Giubileo, la Santa Sede ha presentato il programma artistico che ci accompagnerà tra occasioni di riflessione e momenti di creatività condivisa, in un percorso inclusivo, coinvolgente e pregno di spiritualità al di là della fede religiosa di ognuno. Due importanti progetti dedicati al mondo delle carceri, uno spazio espositivo nuovo di zecca a due passi dalla Basilica di San Pietro e il Giubileo degli Artisti in calendario dal 15 al 18 febbraio sono le iniziative annunciate ieri dal Cardinal José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede. Filo conduttore delle iniziative sarà il concetto di Speranza, invocata da Papa Francesco nella bolla di indizione del Giubileo 2025 Spes non confundit

Il primo progetto vedrà la luce già il prossimo 21 dicembre nella chiesa del carcere romano di Rebibbia, dove resterà fino a metà febbraio. Una scelta in continuità con l’installazione del Padiglione della Santa Sede per la Biennale di Venezia 2024, legata al tema dei diritti umani e alla figura degli ultimi con particolare riguardo ai contesti carcerari. “Alle volte l’arte vien considerata un lusso destinato al godimento di pochi”, osserva il Cardinal de Mendonça: “Invece l’arte porta in sé un desiderio più grande: vuole pensare e specchiare la condizione umana di tutti; vuole sorprendere per la sua straordinaria capacità di interessarsi di tutto quello che è umano. Per questo sono importantissime le esperienze che portano la produzione artistica contemporanea in luoghi sensibili dell’esistenza, dove si toccano con mano le nude domande. Le carceri sono luoghi così. L’arte può essere voce e volto dei drammi che rimangono di solito invisibili e può rendere le società più consapevoli della loro altissima responsabilità, che è sempre una responsabilità che ci obbliga ad una cittadinanza attiva e condivisa”. 
Dopo l’apertura della Porta Santa in San Pietro durante la veglia di Natale, il 26 dicembre il Pontefice aprirà una seconda Porta Santa a Rebibbia. Qui l’artista Marinella Senatore ha realizzato l’opera Io contengo moltitudini, un progetto di arte partecipata creato insieme ai detenuti: un’imponente installazione alta sei metri e larga tre, composta da luminarie e frasi in numerose lingue e dialetti. Le frasi sono state scelte tra quelle scritte da detenuti delle sezioni maschile e femminile durante un workshop con 60 partecipanti, in cui l’artista e la curatrice Cristiana Perrella hanno presentato il progetto, raccontando senso e obiettivi dell’opera e introducendo il tema del Giubileo 2025, la Speranza.

Io Contengo Moltitudini è un’istallazione luminosa creata in collaborazione con la comunità di Rebibbia”, ha spiegato Marinella Senatore: “Si presenta come una struttura verticale che evoca le macchine usate nei fuochi d'artificio delle festività barocche romane. Nella mia pratica le opere sono innanzitutto esperienze condivise e trasformative, riflesso del mio impegno continuo nella partecipazione attiva e nella collaborazione collettiva. Le frasi selezionate, raccolte insieme ai membri della comunità, sono espressioni potenti di speranza e si intrecciano in una narrazione comune attraverso cui l’opera diventa un luogo di incontro e condivisione. Le luminarie, ispirate alle tradizioni popolari del Sud Italia e realizzate in collaborazione con artigiani locali, diventano architetture effimere che creano occasioni di incontro e partecipazione. La luce ha la capacità di trasformare un luogo in uno spazio speciale dove possano accadere cose speciali”. 

Negli immediati dintorni del Vaticano, invece, in occasione del Giubileo degli Artisti (15-18 febbraio 2025) inaugurerà il nuovo spazio espositivo Conciliazione 5, una finestra aperta 24 ore su 24 su via della Conciliazione, all’interno del quale gli artisti invitati interverranno in dialogo con altri spazi vicini, invitando tutti i pellegrini ad ammirare le opere esposte. Protagonista della prima mostra sarà Yan Pei-Ming, noto per i suoi intensi ritratti di grandi dimensioni, che realizzerà un corpus di nuovi lavori sul carcere di Regina Coeli.

“È un grande onore e un grande felicità per me aver ricevuto l’incarico di curare, durante il Giubileo, un progetto come questo, che nasce da una piena fiducia nell’arte e nella sua possibilità di misurarsi sui grandi temi del presente in modo libero e profondo, generando cambiamento”, racconta la curatrice Cristiana Perrella: “L’arte, infatti, sollecita un modo differente di vedere e capire le cose, sfidando le convenzioni e generando nuove domande, nuovi pensieri e dunque aprendo a una possibilità di trasformazione. La decisione di proseguire, con i primi due progetti a me affidati, il lavoro sul carcere iniziato con il Padiglione della Santa Sede alla Biennale di Venezia è un segno chiaro da parte della committenza di questa fiducia. L’arte è chiamata di nuovo a dare voce agli invisibili, a chi vive ai margini della società e a far aprire gli occhi su un tema urgente - molto caro a Papa Francesco - che oggi non ha spazio nel dibattito pubblico e su cui c’è poca disponibilità all’ascolto. Entrambi i progetti nascono dalla collaborazione attiva con la comunità del carcere, non solo detenuti e detenute ma anche chi nel carcere lavora”. 

Da Roma il programma artistico del Giubileo si espande verso altri luoghi d’Italia e del mondo, dove i detenuti di altri penitenziari vedranno aprirsi Le Porte della Speranza, installazioni realizzate da artisti di fama internazionale in collaborazione con i carcerati. A differenza dell’opera di Rebibbia, queste opere saranno collocate fuori dalla prigione, ben visibili nelle città. L’obiettivo è quello di approfondire il dialogo tra la realtà del carcere e il mondo dell’arte contemporanea, sostenendo le esperienze che accompagnano i detenuti a vivere in modo costruttivo la reclusione, preparandosi al rientro nella società. Ma non è tutto: altrettanto urgente, infatti, è la necessità di trasformare lo sguardo che la società ha sul carcere, che dovrebbe essere visto come un luogo di riabilitazione e non di punizione. “Il carcere è a volte considerato un luogo abbandonato dalla speranza: luogo dis-sperato”, afferma il curatore artistico Davide Rampello: “Aprire ai valori della speranza la ragione, il cuore, è indicare una meta, riproporre un progetto di vita. Vogliamo affidare questo delicatissimo compito alla sensibilità, alla cura di artisti che condivideranno con noi questa missione, affinché ne facciano movimento, manifesto, affinché la forza del vero, del giusto, del buono, del bello diventi opera d'arte, concreta bellezza”.