Il 27 maggio 1703 iniziavano i lavori per la costruzione della città voluta da Pietro il Grande

San Pietroburgo, la perla sulla Neva dall'anima italiana

Il Peterhof di San Pietroburgo, 1714-1723, Opera delgi architetti Jean-Baptiste Alexandre, Le Blond e Bartolomeo Rastrelli, La reggia dello zar, sulle rive del Golfo di Finlandia, edificata per volere di Pietro il Grande faparte delle Sette meraviglie della Russia | Foto: Ramon Perucho via Pixabay
 

Samantha De Martin

26/05/2020

Per Dostoevskij era “la città più astratta e premeditata del mondo, immessa in una lanterna magica che la proietta ingigantendone i particolari su un’enorme schermo di spazio e di acque”.
Ed in effetti, la bella San Pietroburgo assomiglia davvero, con i suoi 317 anni di storia e un fascino struggente, ad uno scrigno inafferrabile di poeti e sognatori, a un gioiello montato su 42 isole dove la Neva è un filo e le sue romantiche notti bianche uno spartito fatto di storia, colore, rivoluzioni.

Pietro il Grande la fece costruire nel 1703 affinché fosse una “finestra sull’Occidente”, un ponte, dall’anima sfuggente e camaleontica, tra la Russia e l’Europa. E così il 27 maggio del 1703, sull'Isola delle Lepri, in una zona paludosa e selvaggia dove il Fiume Neva sfocia nel Golfo di Finlandia, iniziavano gli scavi per la costruzione di Sankt Peterburg. Il nome, in lingua nederlandese, recava il segno dalla grande ammirazione che lo zar - che aveva studiato sotto mentite spoglie nei Paesi Bassi - nutriva per l'architettura olandese.


San Pietroburgo, Piazza Ermitage, Still dal film "Ermitage. Il Potere dell'Arte" | Courtesy Nexo Digital

C’è molto di Italia nella terra che accolse il talento di Puškin e di Gogol', i versi di Anna Achmatova e i demoni di Dostoevskij. La costruzione della perla del Baltico, con i palazzi Peterhof, Vorontsov e Stroganov, con la Cattedrale Smolny, il Palazzo d'Inverno - fu infatti affidata all'architetto ticinese Domenico Trezzini e a colleghi di scuola italiana Antonio Rinaldi, al bergamasco Giacomo Quarenghi, a Carlo Rossi, al lusso stravagante e alle decorazioni opulente di Francesco Bartolomeo Rastrelli, che a ridosso del sessantesimo parallelo, diedero forma al Barocco e al Neoclassicismo russi.

Furono moltissimi i lavoratori specializzati come carpentieri e muratori, obbligati dai cosiddetti ukaz ad accorrere da tutta la Russia per mettere in piedi la città. La durezza delle condizioni climatiche e di lavoro fecero migliaia di vittime al punto che si diceva che San Pietroburgo fosse stata costruita sugli scheletri.
Ma la nuova capitale dell'Impero russo si prestava tuttavia a divenire la principale base della Marina di Pietro il Grande. "Capitale culturale" della Russia, con i suoi oltre 250 musei, teatro di riforme e intrighi statali, colpi di stato, rivoluzioni, la vecchia Petrograd (Pietrogrado) divenuta Leningrado fino al 6 settembre 1991, vanta uno scrigno immenso, inscindibilmente legato all’anima della metropoli.


La Cattedrale Smolny a San Pietroburgo | Foto: Alex 'Florstein' Fedorov (WikiPhotoSpace) (Opera propria) via Wiki Loves Monuments 2012 / Wikimedia Creative Commons

È l’Ermitage, più che un museo, un universo, nato appena 59 anni dopo la città. Non c’è altro luogo in cui il museo e la sua città siano stati costruiti quasi contemporaneamente. E per giunta con lo stesso obiettivo. Se San Pietroburgo è una città di ponti, l’Ermitage è il ponte più prezioso, quello con l’Europa, attraverso la sua arte, le mostre, le sue opere in prestito in tutto il mondo.
In questo scrigno che custodisce oltre tre milioni di opere, in un labirinto infinito e straniante, riecheggiano i desideri degli zar e le vicissitudini del popolo russo, le voci dei Maestri dell’arte e l’anima di un’Europa che su queste isole affacciate sul Baltico ha incontrato la storia di un impero remoto.

L’Ermitage, gioiello “all’italiana”
Fu Caterina la Grande la vera ideatrice del museo. Accanto al Palazzo d'Inverno, per sfuggire al trambusto di corte, nel 1764 la zarina volle farsi costruire un piccolo rifugio al quale volle dare il nome vezzoso di Petit Ermitage. In questo intimo buen retiro - nelle cui stanze venivano inizialmente ammessi solo pochi “rispettabili” - la zarina amava circondarsi di opere d'arte acquistate sui mercati europei. Nel tempo la collezione crebbe a dismisura e, per accoglierla, servirono ben cinque edifici. Tra questi il Palazzo d'Inverno e il Teatro dell'Ermitage, progettati rispettivamente dagli italiani Bartolomeo Rastrelli e Giacomo Quarenghi.


Il Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo | Courtesy of MANN, Napoli

Realizzato in stile barocco da Bartolomeo Rastrelli, il Palazzo d'Inverno venne ultimato nel 1762 e coinvolse nei lavori ben 4mila persone. L’architetto italiano naturalizzato russo era arrivato a San Pietroburgo con suo padre al servizio di Pietro il Grande, per essere nominato architetto di corte nel 1738. Se all’esterno l’opera di Rastrelli rimase immutata, gli interni furono più volte modificati nel 1806 da Giuseppe Lucchini sotto le direttive di Giacomo Quarenghi e completamente ricostruiti nel 1837, quando il Palazzo fu quasi interamente distrutto da un devastante incendio.
Oggi le collezioni del museo travalicano questi edifici occupando anche una parte del Palazzo dello Stato Maggiore, Palazzo Menshikov, il Museo della Porcellana, deposito di Staraja Derevnia, e, al di fuori della Russia, le sedi di Las Vegas, Amsterdam, Londra e Venezia.


Antonio Canova, Le tre Grazie, 1812-1816 | Foto: © The State Museum of Hermitage, 2019

Uno scrigno con oltre 3 milioni di capolavori
Anche se l’intera Collezione dell’Ermitage ammonta a oltre tre milioni di opere, gli spazi consentono di ammirarne “solo” sessantamila. Duemila sono quelli acquistati da Caterina la Grande, sovrana illuminata, su consiglio di Diderot e di altri illustri esperti europei. Nel 1764 l'imperatrice Caterina II si aggiudicò la Collezione che Johann Gotzkowski - un ricco mercante di Berlino e fondatore di fabbriche di seta e porcellana - aveva raccolto per il re Federico II di Prussia. Tuttavia ci vollero molti anni affinché il commerciante riuscisse a riunire un cospicuo nucleo di dipinti, ma a quel punto Federico, che aveva perso ingenti somme di denaro durante la guerra dei sette anni, si rifiutò di effettuare l'acquisto. Costretto a cercare acquirenti alternativi, Gotzkowski offrì la collezione alla Russia. Tra le opere spiccavano pitture olandesi e fiamminghe, come il Ritratto di un giovane con un guanto di Frans Hals e The Idlers di Jan Steen, oltre a diversi pezzi italiani del XVII secolo.

Simile a “un’arca che naviga sul mare della storia”, l’Ermitage ha condiviso con la sua città storie e vicissitudini, dall’assedio nazista che investì di granate il Palazzo d’Inverno - mentre nei sotterranei centinaia di persone morivano di fame e di freddo - alle rivolte di fine Ottocento, dall’ascesa dei bolscevichi, fino alla Seconda Guerra Mondiale.


Michelangelo Merisi detto Caravaggio, Il Suonatore di liuto, 1596, Olio su tela, 100 x 126.5 cm| Hermitage Photograph

I capolavori dell’Ermitage, da Canova a Caravaggio
" ...e dipinse per il Cardinale Del Monte anche un giovane, che sonava il Lauto, che vivo, e vero tutto parea con una caraffa di fiori piena d'acqua, che dentro il reflesso d'una finestra eccellentemente si scorgeva con altri ripercortimenti di quella camera dentro l'acqua, e sopra quei fiori eravi una viva rugiada con ogni esquisita diligenza finta. E questo (disse) che fu il più bel pezzo, che facesse mai".

Scriveva così Giovanni Baglione a proposito del Suonatore di liuto, dipinto conservato all’Ermitage e con il quale un Caravaggio venticinquenne convinse definitivamente il Cardinal Dal Monte, suo primo mecenate, a prenderlo presso di sé.
Di grande pregio è il nucleo di capolavori realizzati da Antonio Canova, come l'Amorino alato, le Tre Grazie - dove le tre esili figure femminili diventano una cosa sola nel loro abbraccio - o le sublimi sculture di Amore e Psiche, la statua di Erato, musa della danza e dell'amore, avvolta dalla raffinata trasparenza della veste, con le giocose ciocche di capelli coronate da una ghirlanda di fiori.


Antonio Canova (1757-1822), Danzatrice con le mani sui fianchi, 1806-1812 Marmo, 179 x 76 x 67 cm, San Pietroburgo, The State Hermitage | Foto: Alexander Lavrentyev 2019 © The State Hermitage Museum

Alla danza guarda anche il capolavoro di Henri Matisse - intitolato appunto la Danza - dove il ritmo dell’opera è tutto racchiuso nel dinamismo delle figure in cerchio, nei verdi, nei blu, nei rossi brillanti. Il museo pietroburghese ospita infatti una delle più grandi collezioni al mondo del pittore francese, con opere chiave come la Stanza rossa.

La natura rigogliosa e abbagliante di Monet trova, invece, la sua massima espressione ne la Signora in giardino a Saint-Adresse, mentre La ragazza al pianoforte di Paul Cézanne vuole essere un omaggio a Richard Wagner. In una scena intima e al tempo stesso e solenne, il pittore cita il Tannhäuser, opera del compositore tedesco rappresentata a Parigi per la prima volta nel 1861.


Claude Monet (1840 - 1926), Signora in giardino a Sainte-Adresse, 1867, Olio su tela, di 101.5 x 82.3 cm, Museo Statale Ermitage, San Pietroburgo

L’armonia di Raffaello è tutta racchiusa nella Madonna Conestabile, che ritrae la Vergine nell’atto di porgere un libretto al Bambino sullo sfondo di un inconsueto paesaggio invernale. Fu lo zar Alessandro II a portare il dipinto in Russia nel 1871 come dono per la moglie Marija Alexandrovna. Quando, nel 1881, il dipinto fu trasferito su tela, si scoprì che nel disegno originale, la Madonna è raffigurata nell'atto di porgere al Bambino un melograno, simbolo della Passione, al posto del libro.


Raffaello Sanzio (1483 - 1520), Madonna Conestabile, 1504, Olio su tavola, Diametro 17.9 cm, Museo Statale Ermitage, San Pietroburgo

Oltre alla Madonna Litta di Leonardo da Vinci, tra gli highlight del Piccolo Ermitage spicca invece l’Orologio del Pavone, una meraviglia di arte orafa e ingegneria meccanica settecentesche. Realizzato dall’imprenditore inglese James Cox, attirò la curiosità di Caterina la Grande che lo volle per la sua collezione personale. Allo scoccare di ogni ora, ancora oggi un gufo, un gallo e un pavone a grandezza naturale prendono vita in una danza sorprendente accompagnata da squilli acuti di campanelle.


Pendolo del Pavone, Palazzo d'Inverno | © San Pietroburgo, Museo Statale dell'Ermitage | Courtesy Nexo Digital

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