Fino al 7 gennaio 2018 a Basilea

Santa, prostituta, eroina, megera: la donna nell'arte del '500

Urs Graf, Puttana a mezza figura, 1518 25,6 x 21 cm 
© Kunstmuseum Basel, Amerbach Kabinett / Martin P. Bühler
 

Chiara Vedovetto

18/10/2017

Santa o prostituta, eroina o megera, esempio di virtù e incarnazione del vizio: la donna in ogni sua forma e veste è protagonista assoluta nella mostra "Womanhood. Eros, Power, Morality and Death around 1500". Allestita al Kunstmuseum di Basilea e aperta al pubblico fino al 7 gennaio 2018, l'esposizione punta i riflettori sulla ricchissima gamma di significati attribuiti alla rappresentazioni al femminile, concentrandosi in un periodo chiave: il XVI secolo.

Perché proprio il Rinascimento?
Perché è qui che avviene lo svelamento (in tutti i sensi) del corpo femminile. Una piccola “rivoluzione dei costumi”, insomma, rispetto a poco tempo prima, quando la nudità era accettabile solo in rarissimi casi, legati ad esigenze di rappresentazione religiosa.

L' "ANGELICA" GIUDITTA DI LUCAS CRANACH
Un’ottima ragione per vedere la mostra al Kustmuseum di Basilea è la selezione di opere “old Masters” del calibro di Lucas Cranach. Impossibile non restare ammaliati dallo straordinario contrasto della sua Giuditta: cortese ed elegantissima nella sua ricca veste, delicata nei lineamenti, angelica, se non fosse per quella mano che brandisce minacciosamente una spada, mentre con l’altra stinge i capelli della testa appena mozzata di Oloferne.


Lucas Cranach, Giuditta con la Testa di Oloferne, um 1526/1530 Mischtechnik auf Lindenholz , 87,3 x 57,4 cm  ©Museumslandschaft Hessen Kassel, Gemäldegalerie Alte Meister
 
LA SEDUTTRICE SECONDO HAND BALDUNG GRIEN 
La selezione di opere ci racconta come sensualità e bellezza fossero, in egual misura, una qualità e peccato mortale, in grado di minare il cuore e la mente dell’uomo. Una visione che si trasforma in satira feroce e non risparmia nemmeno la più venerata autorità filosofica: Aristotele.
La squisita incisione di Hans Baldung Grien, Aristotele e Phyllis, del 1513 racconta un curioso aneddoto storico, diventato poi una barzelletta: il sommo filosofo, precettore di Alessandro Magno, è rappresentato nudo a carponi, cavalcato e sottomesso vendetta dalla giovane moglie del sovrano colpevole, secondo Aristotele, di distrarre il sovrano dai suoi doveri. Una punizione esemplare, dal sapore fetish che restituisce un’immagine della donna meschina, vendicatrice e seduttrice. A dire il vero, non particolarmente edificante nemmeno per il genere maschile.


Hans Baldung gen. Grien, Aristoteles und Phyllis, 1513 Holzschnitt, 33,3 x 23,8 cm  © Kunstmuseum Basel, Amerbach Kabinett / Martin P. Bühler

LA DONNA STREGA
Le foreste del Nord sono terre di creature magiche e non mancano nemmeno qui, anche se la loro rappresentazione si traduce nella consueta chiave moralista: sempre di Hans Baldung Grien vale la pena soffermarsi su un suo curiosissimo disegno crepuscolare, realizzato a matita bianca, lunare, che rappresenta una giovane nuda, sicuramente una strega, ripresa nell’atto di farsi “assaggiare” da un lascivo dragone. 


Hans Baldung gen. Grien, Hexe und fischgestaltiger Drache, 1515 Feder in Schwarz, grau laviert, weiss gehöht, auf braun grundiertem Papier, 29,5 x 20,7 cm  © bpk / Staatliche Kunsthalle Karlsruhe / Annette Fischer / Heike Kohler 
 
UN TESORO SVELATO
Sono circa 100 le opere degli artisti scelte, principalmente disegni e stampe, ma anche dipinti e piccole figure. Degli autentici tesori, provenienti dalla prestigiosa collezione dal Dipartimento dei Disegni e delle Stampe del Kunstmuseum, a cui si sono aggiunti i prestiti internazionali dallo Städel Museum di Francoforte, l’Albertina di Vienna, la Gemäldegalerie Berlin. In moltissimi casi, si tratta di opere svelate al pubblico per la prima volta o, in ogni caso, viste in rare occasioni. In ogni caso, mai tutte insieme nella stessa esposizione.
 
LA COLLEZIONE DEL KUNSTMUSEUM: CAPOLAVORI DA VEDERE
Un giro alla mostra è anche un’occasione per poter ammirare la collezione permanente del Kustmuseum di Basilea, fiore all’occhiello della città elvetica: la raccolta accontenta davvero tutti i gusti, spaziando da i grandi maestri Holbein e Cranach a Jasper Johns, passando per le mille facce del tardo Ottocento, che vanno dall’Impressionismo del capostipite del movimento, Claude Monet, al Romantico Arnold Böcklin e il suo capolavoro notturno l’Isola dei morti.
Si riconosce la Polinesia di Paul Gauguin a fianco all’Autoritratto con sfondo della xilografia giapponese di Vincent Van Gogh, una pietra miliare della produzione del pittore, sempre più coinvolto nello studio dell’arte nipponica e, come si può intuire dallo sguardo, sempre più alienato dalla malattia.
Dulcis in fundo, non può mancare una visita ai tormentati maestri dell’espressionismo, Egon Schiele e Edvard Munch, mentre si la più famosa opera del maestro Oskar Kokoschka: La sposa del vento, conosciuta anche come La Tempesta. 

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