Storia e capolavori della Pinacoteca di Pesaro
La Pala di Pesaro del Giambellino
14/05/2002
La Pinacoteca di Pesaro ha alle spalle una storia di oltre un secolo.
Nell’agosto del 1920 furono inaugurati nella sede di Palazzo Ducale, i Musei Civici di Pesaro. Nel 1936 Guglielmo Pacchioni, allora Soprintendente alle Opere d’Arte Medievale e Moderna per le Marche e la Dalmazia, ottenne il compito di spostare la Pinacoteca Civica e di trovare un nuovo spazio in cui organizzare la Pinacoteca e il Museo delle Ceramiche.
La scelta cade su palazzo Toschi-Mosca che forniva ottime possibilità di allestimento grazie alle numerose sale e al grande salone Metaurense.
Oggi la Pinacoteca presenta alcune opere di scuola marchigiana, emiliana e veneziana, tra le quali spicca un capolavoro della pittura rinascimentale, “La Pala di Pesaro” del Giambellino(Giovanni Bellini).
Costituito dopo l’unità d’Italia, il museo inizialmente raccoglieva opere d’arte provenienti dalla soppressione di congregazioni religiose della città.
Verso la fine dell’Ottocento furono acquisite alcune collezioni private che conferirono alla raccolta una sua definitiva immagine. In seguito acquisizioni minori completarono il patrimonio costituito da un piccolo nucleo di primitivi e in gran parte da opere rinascimentali, seicentesche e settecentesche. La raccolta è divisa in quattro sezioni principali che si differenziano per area tematica e temporale.
Sala Bellini
I dipinti esposti in questa sala rappresentano i momenti significativi della storia artistica di Pesaro nel Medioevo e nel Rinascimento, tra la signoria dei Malatesta e degli Sforza. E’ qui che viene conservata ed esposta l’imponente Pala della "Incoronazione della Vergine" di Giovanni Bellini, eseguita dal pittore veneto intorno al 1475 per l’altare maggiore della chiesa pesarese di San Francesco.
Sala Hercolani-Rossini
Alla sua morte Gioachino Rossini tramite lascito testamentario, donò alla città di Pesaro un significativo gruppo di opere. Si tratta di una parte rappresentativa di una delle più interessanti collezioni private bolognesi, voluta dal principe Marcantonio Hercolani. Fin dal 1740 il principe aveva creato una splendida raccolta di pitture - in particolare tavole d’altare - successivamente crescuita con l’acquisizione per dote della quadreria Malvezzi. La raccolta comprende inoltre scultura in marmo dei primi anni dell’Ottocento che raffigura il busto di Napoleone, opera di Antonio Canova e della sua scuola.
Sala Cantarini
Le opere esposte - provenienti da chiese e collezioni private - rappresentano prevalentemente soggetti sacri ed esprimono tra le tendenze dominanti della pittura del Cinque e Seicento.
Sala delle nature morte
La natura morta è uno dei generi fra i più seguiti e apprezzati soprattutto nel corso del Seicento e tra i più presenti nelle raccolte private. Nelle opere esposte sono riconoscibili alcune delle tendenze più significative nella pittura di nature morte del Sei e Settecento: la scuola napoletana, l’ambiente pittorico romano e toscano, l’area settentrionale.
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