"Un nastro attorno a una bomba!"
Frida Kahlo
31/07/2001
Nel 1939, dopo una prima mostra personale a New York, il cui catalogo si apriva con una prefazione di André Breton, Frida Kahlo parte per Parigi, invitata dallo stesso Breton a partecipare a una mostra dei surrealisti. “Mi credono surrealista, ma io non lo sono” confidò Frida all’amico fotografo americano Nickolas Muray: “Cosa vuole dire essere surrealista? Se vuole dire togliere gli oggetti dal loro contesto per rimetterli in un altro, la pittura non ha fatto che questo, da sempre… Se è un gioco all’assurdo, non mi riguarda.”
André Breton, che l’aveva conosciuta insieme ai coniugi Trotzkij nel 1938 durante un viaggio in Messico, scrisse di lei: “L’arte di Frida Kahlo è un nastro attorno a una bomba!”.
Frida si era forgiata una personalità propria, originale, sensibile, profonda e, a detta di tutti coloro che la conobbero, estremamente brillante. Nonostante la grande differenza di età che la separava da Diego, la sua maturità e il suo fascino non avevano nulla da invidiare all’autorità del suo uomo-genio. La gente amava Frida non perché era la moglie di Diego ma per lei stessa, a volte più del marito. Dotata di tutte le capacità di seduzione (attinte dall’intreccio del suo lato messicano eccessivo e passionale con le origini ebreo-tedesche paterne) aveva una personalità fiabesca ed era abituata a muoversi fra uomini di genio.
Infatti la lista dei suoi numerosi amanti, amici o semplici ammiratori, e delle sue relazioni amorose maschili e femminili, evidenzia una quantità di nomi illustri: Lev Davidovic Trotzkij, Breton, Duchamp, Kandinskij, Picasso, Sergej Ejzenstejn, Tina Modotti, Georgia O’Keffee, Louise Nevelson, Peggy Guggenheim, i Rockfeller, Henry Ford…
“La tua sessualità è ambigua, si legge nei tuoi quadri”- le era stato detto da un amico.
“Tlazolteotl, dea dell’amore, deve essere stata dalla mia parte. Sono stata amata, amata, amata- non abbastanza, ancora, perché non si ama mai abbastanza poiché una vita non basta. E ho amato incessantemente. Nell’amore, nell’amicizia. Uomini, donne… Non c’erano mezzi misure possibili, poteva solamente essere tutto o niente. Di vita, d’amore ho una sete inestinguibile.” Tutto questo era Frida Kahlo.
La morte la piegò nel 1954. Il suo ultimo quadro, una natura morte intitolata “Viva la vita!”, raffigura delle belle angurie rosse aperte, appetitose.
Le sue ultime parole annate sul diario: “Spero che l’uscita sia felice e spero di non tornare mai più.”.
Frida Kahlo ebbe diritto, alla sua morte, ad una cerimonia ufficiale, come si conveniva a un illustre rappresentante del mondo artistico messicano. Erano presenti tutte le più grandi personalità di quel mondo in cui lei aveva vissuto oltre a responsabili politici di grande livello e al Presidente della Repubblica Lazaro Cardenas. L’atto avvenne nel Palazzo Nazionale di Belle Arti. E, quando Diego Rivera gettò sulla bara ancora aperta una grande bandiera del partito comunista messicano, di cui era stata militante fin dal 1929, con sopra stampati la falce e il martello, si gridò allo scandalo e infuriarono le polemiche, tanto che il direttore del Palazzo fu destituito.
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