Alla scoperta del nuovo Royal Museum of Fine Arts
Visita al KMSKA di Anversa. Tre capolavori visti da vicino
Una sala del museo KMSKA ad Anversa
Francesca Grego
01/11/2023
Cento milioni di euro e 11 anni di lavori sono stati l’investimento intrapreso per regalare al pubblico una nuova esperienza del KMSKA, il Royal Museum of Fine Arts di Anversa, che con 8400 opere detiene il record della più vasta collezione d’arte delle Fiandre. La casa di Rubens, Van Eyck, Van Dyck, ed Ensor si presenta ora profondamente rinnovata nell’allestimento e nelle architetture, grazie ad un restauro completo e ad un’ala costruita ex novo che ha quasi raddoppiato gli spazi espositivi. Distribuite su 21 mila metri quadrati, le raccolte del museo regalano una prospettiva fresca e originale su sette secoli d’arte, spaziando dalla migliore pittura fiamminga a capolavori internazionali di ogni tempo.
Varcato l’ingresso monumentale, i visitatori si trovano di fronte ad una scelta: ammirare i capolavori dei Maestri del passato o tuffarsi tra le rivoluzionarie sperimentazioni degli artisti moderni e contemporanei? Due percorsi diversi e complementari si offrono al pubblico, con la data del 1880 a fare da spartiacque. Sul confine, un’ala interamente dedicata al grande James Ensor, con la più vasta collezione al mondo di opere dell’artista.
Complice uno stimolante allestimento per temi, sono davvero infiniti i possibili fili conduttori di una visita al nuovo KMSKA. ARTE.it ha scelto di raccontarlo attraverso tre capolavori iconici, per nulla scontati e di assoluta modernità.
Jean Fouquet, Madonna circondata da serafini e cherubini, 1450 circa, Olio su pannello, 83.5 × 92 cm, Anversa, KMSKA
Jean Fouquet, Madonna circondata da serafini e cherubini (1450-1455)
Sembra quasi un’aliena la Madonna del latte del francese Jean Fouquet: bianca, algida e scultorea si staglia su uno sfondo rosso, blu e oro altrettanto irreale. Invece del solito velo, indossa sul capo un’elegante corona con perle e gemme, coordinata allo strano trono da cui si leva. È bella “come una Madonna”, ma vanitosa, raffinata e seducente come una signora d’alto rango, o come la regina di una fiaba. Angeli altrettanto statuari riempiono lo spazio intorno: sembrano intagliati in pietre dure i cherubini blu e i serafini rossi, i cui colori simboleggiano rispettivamente la Sapienza e l’Amore di Dio.
Quale sarà la storia di quest’opera così singolare?
Originariamente la tavola era parte di un dittico, commissionato a Fouquet da Etienne Chevalier, tesoriere alla corte di Carlo VII di Francia. L’altra metà si trova alla Gemäldegalerie di Berlino e presenta uno stile realistico, decisamente più comune: all’interno di una chiesa, Chevalier è raffigurato in ginocchio accanto a Santo Stefano, che lo presenta alla Madonna del pannello adiacente. Secondo la tradizione, nella figura della Vergine si celerebbe il ritratto di Agnès Sorel, la splendida favorita di Carlo VII morta in seguito ad un aborto, nota per l’eleganza, il bel seno e l’abitudine di portare i capelli rasati sulla fronte. Dal punto di vista stilistico, la tradizione nordica e il nuovo stile del Rinascimento italiano si fondono in un’immagine ambigua e originale, che Fouquet dipinse dopo un importante soggiorno in Italia.
James Ensor (1860 - 1949), Intrigo, 1890, Anversa, KMSKA
James Ensor, Intrigo (1890)
Visioni surreali, caricature grottesche, paesaggi e nature morte di incredibile delicatezza: sorprende per la varietà di stili e di soggetti l’arte di James Ensor (1860 - 1949), il maestro belga che nelle sale del nuovo KMSKA segna il confine tra antico e moderno. Un personaggio enigmatico, descritto come schivo e misantropo, ma anche un pioniere e un outsider, che ispirò gli Espressionisti, suscitò la censura di Hitler e rifiutò di legarsi a qualsiasi movimento. L’Intrigo è un capolavoro che ha molto da dire sul suo autore. In una delle composizioni più interessanti dell’intero repertorio ensoriano, un gruppo di figure bizzarre punta lo sguardo verso lo spettatore, suscitando un senso di inquietudine. La scena sembra quella di un carnevale grottesco con tanto di maschere, elemento ricorrente nei dipinti dell’artista: volti sgraziati e animaleschi, mostri in abiti sgargianti e perfino un teschio animano questa strana festa.
Qual è il motivo della riunione? Chi sono gli invitati dall’aspetto sinistro?
Secondo qualcuno, Ensor ha voluto alludere ai supposti intrighi orditi nel mondo dell’arte contro di lui, secondo altri si tratterebbe di una cerimonia di nozze, quelle della sorella dell’artista con un mercante d’arte cinese, e la coppia sarebbe riconoscibile al centro del quadro. Colori accesi e stridenti caratterizzano una scena che ha tutti i caratteri di un’allucinazione, pennellate rapide e vibranti evocano un senso di incombente mistero, chiamando in causa lo spettatore senza possibilità di fuga.
Pierre Alechinsky, L’ultimo giorno, 1964, Acrilico su tela, 330 × 500 cm, Anversa, KMSKA
Pierre Alechinsky, L’ultimo giorno (1964)
“Era la prima volta che vedevo qualcuno più vecchio di me che facesse qualcosa di veramente simile ai miei disegni astratti: ciò mi diede nuovo slancio e totale fiducia”. Così Keith Haring ha ricordato l’incontro con l’opera L’ultimo giorno dell’artista belga Pierre Alechinsky, tra le icone del KMSKA nel nuovo percorso dedicato all’arte moderna e contemporanea. Animali fantastici, creature bizzarre, eruzioni vulcaniche e nuvole dai colori vivaci turbinano vorticosamente su questa monumentale tela di cinque metri per tre, che mescola con grande libertà figure riconoscibili ed elementi astratti. Insieme ai colori a olio, l’artista ha sparso sulla superficie pezzi di filo variopinti: un esempio della commistione di materiali caratteristica di Alechinsky, che per fare arte arrivò ad utilizzare perfino documenti legali, fatture e obbligazioni!
Realizzato nel 1964, il dipinto rappresenta il vertice dell’esperienza di Alechinsky nel gruppo d’avanguardia CoBrA, di cui fu cofondatore nel ’48, ma anche un omaggio al Maestro modernista James Ensor e alle sue tele vibranti di colore.
Leggi anche:
• Anversa capitale dell'arte: una mostra sui volti nella pittura dei grandi fiamminghi e un museo rinnovato • Ad Anversa vanno in scena i volti dipinti dai grandi maestri
Varcato l’ingresso monumentale, i visitatori si trovano di fronte ad una scelta: ammirare i capolavori dei Maestri del passato o tuffarsi tra le rivoluzionarie sperimentazioni degli artisti moderni e contemporanei? Due percorsi diversi e complementari si offrono al pubblico, con la data del 1880 a fare da spartiacque. Sul confine, un’ala interamente dedicata al grande James Ensor, con la più vasta collezione al mondo di opere dell’artista.
Complice uno stimolante allestimento per temi, sono davvero infiniti i possibili fili conduttori di una visita al nuovo KMSKA. ARTE.it ha scelto di raccontarlo attraverso tre capolavori iconici, per nulla scontati e di assoluta modernità.
Jean Fouquet, Madonna circondata da serafini e cherubini, 1450 circa, Olio su pannello, 83.5 × 92 cm, Anversa, KMSKA
Jean Fouquet, Madonna circondata da serafini e cherubini (1450-1455)
Sembra quasi un’aliena la Madonna del latte del francese Jean Fouquet: bianca, algida e scultorea si staglia su uno sfondo rosso, blu e oro altrettanto irreale. Invece del solito velo, indossa sul capo un’elegante corona con perle e gemme, coordinata allo strano trono da cui si leva. È bella “come una Madonna”, ma vanitosa, raffinata e seducente come una signora d’alto rango, o come la regina di una fiaba. Angeli altrettanto statuari riempiono lo spazio intorno: sembrano intagliati in pietre dure i cherubini blu e i serafini rossi, i cui colori simboleggiano rispettivamente la Sapienza e l’Amore di Dio.
Quale sarà la storia di quest’opera così singolare?
Originariamente la tavola era parte di un dittico, commissionato a Fouquet da Etienne Chevalier, tesoriere alla corte di Carlo VII di Francia. L’altra metà si trova alla Gemäldegalerie di Berlino e presenta uno stile realistico, decisamente più comune: all’interno di una chiesa, Chevalier è raffigurato in ginocchio accanto a Santo Stefano, che lo presenta alla Madonna del pannello adiacente. Secondo la tradizione, nella figura della Vergine si celerebbe il ritratto di Agnès Sorel, la splendida favorita di Carlo VII morta in seguito ad un aborto, nota per l’eleganza, il bel seno e l’abitudine di portare i capelli rasati sulla fronte. Dal punto di vista stilistico, la tradizione nordica e il nuovo stile del Rinascimento italiano si fondono in un’immagine ambigua e originale, che Fouquet dipinse dopo un importante soggiorno in Italia.
James Ensor (1860 - 1949), Intrigo, 1890, Anversa, KMSKA
James Ensor, Intrigo (1890)
Visioni surreali, caricature grottesche, paesaggi e nature morte di incredibile delicatezza: sorprende per la varietà di stili e di soggetti l’arte di James Ensor (1860 - 1949), il maestro belga che nelle sale del nuovo KMSKA segna il confine tra antico e moderno. Un personaggio enigmatico, descritto come schivo e misantropo, ma anche un pioniere e un outsider, che ispirò gli Espressionisti, suscitò la censura di Hitler e rifiutò di legarsi a qualsiasi movimento. L’Intrigo è un capolavoro che ha molto da dire sul suo autore. In una delle composizioni più interessanti dell’intero repertorio ensoriano, un gruppo di figure bizzarre punta lo sguardo verso lo spettatore, suscitando un senso di inquietudine. La scena sembra quella di un carnevale grottesco con tanto di maschere, elemento ricorrente nei dipinti dell’artista: volti sgraziati e animaleschi, mostri in abiti sgargianti e perfino un teschio animano questa strana festa.
Qual è il motivo della riunione? Chi sono gli invitati dall’aspetto sinistro?
Secondo qualcuno, Ensor ha voluto alludere ai supposti intrighi orditi nel mondo dell’arte contro di lui, secondo altri si tratterebbe di una cerimonia di nozze, quelle della sorella dell’artista con un mercante d’arte cinese, e la coppia sarebbe riconoscibile al centro del quadro. Colori accesi e stridenti caratterizzano una scena che ha tutti i caratteri di un’allucinazione, pennellate rapide e vibranti evocano un senso di incombente mistero, chiamando in causa lo spettatore senza possibilità di fuga.
Pierre Alechinsky, L’ultimo giorno, 1964, Acrilico su tela, 330 × 500 cm, Anversa, KMSKA
Pierre Alechinsky, L’ultimo giorno (1964)
“Era la prima volta che vedevo qualcuno più vecchio di me che facesse qualcosa di veramente simile ai miei disegni astratti: ciò mi diede nuovo slancio e totale fiducia”. Così Keith Haring ha ricordato l’incontro con l’opera L’ultimo giorno dell’artista belga Pierre Alechinsky, tra le icone del KMSKA nel nuovo percorso dedicato all’arte moderna e contemporanea. Animali fantastici, creature bizzarre, eruzioni vulcaniche e nuvole dai colori vivaci turbinano vorticosamente su questa monumentale tela di cinque metri per tre, che mescola con grande libertà figure riconoscibili ed elementi astratti. Insieme ai colori a olio, l’artista ha sparso sulla superficie pezzi di filo variopinti: un esempio della commistione di materiali caratteristica di Alechinsky, che per fare arte arrivò ad utilizzare perfino documenti legali, fatture e obbligazioni!
Realizzato nel 1964, il dipinto rappresenta il vertice dell’esperienza di Alechinsky nel gruppo d’avanguardia CoBrA, di cui fu cofondatore nel ’48, ma anche un omaggio al Maestro modernista James Ensor e alle sue tele vibranti di colore.
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