Fino al 7 gennaio al Lucca Center of Contemporary Art
A Lucca i grandi reportage di Werner Bischof
![](http://www.arte.it/foto/600x450/90/90723-Magnum_Photo.jpg)
Werner Bischof, On the road to Cuzco, Perù, 1954 | © Werner Bischof / Magnum Photo
Francesca Grego
09/09/2019
Lucca - Più di 100 scatti per uno straordinario viaggio nella storia del reportage: è Werner Bischof. Classics, appena inaugurata al Lucca Center of Contemporary Art e visitabile fino al prossimo 7 gennaio. Europa, India, Giappone, Corea, Hong Kong, Indocina, New York, Messico, Panama, Cile sono le tappe di un’avventura sulle tracce del grande fotografo Magnum, fino al Perù, dove un incidente automobilistico troncò la sua vita a soli 38 anni.
Otto sezioni ordinate cronologicamente dal 1934 al 1954 ripercorrono l’evoluzione stilistica di Werner Bischop, tra territori devastati dalla guerra, immagini di luoghi lontani, scenari naturali, scorci di culture indigene e nudi femminili. Già, perché Bischop non fu il classico reporter attratto dal conflitto in sé, ma un osservatore sensibile prima di tutto all’aspetto umano dei suoi soggetti. “Iene sul campo di battaglia” aveva definito i suoi colleghi nel titolo di uno scatto del 1951 che ritrae una folla di fotografi in cerca di scoop durante la guerra di Corea.
Nel percorso curato da Maurizio Vanni e Alessandro Luigi Perna e realizzato con la collaborazione con di Werner Bischop Estate e Magnum Photos emerge la straordinaria ricerca condotta dal maestro svizzero sull’uso della luce: strumento principe di una fotografia fatta di confronti e contrasti, che all’immediatezza della testimonianza aggiunge un’acuta attitudine all’analisi e alla riflessione, capace di comunicare con originalissimo e libero occhio artistico le dicotomie tra progresso e miseria, modernità e tradizione, spiritualità e mercato.
“Dopo Depero”, spiega il curatore della mostra e direttore del L.U.C.C.A. Maurizio Vanni, “la nostra stagione prosegue con un altro personaggio fuori dagli schemi: Werner Bischop, un maestro del reportage, ma soprattutto un artista in grado di indagare il rapporto dell’uomo con la natura e con se stesso, un ricercatore di verità, un archeologo dei sentimenti umani, narratore dello straordinario quotidiano, appassionato di vita”.
Leggi anche:
• Magnum’s First: riallestita a Milano la prima mostra dell'agenzia fotografica
• Al Forte di Bard la montagna vista dai fotografi Magnum
Otto sezioni ordinate cronologicamente dal 1934 al 1954 ripercorrono l’evoluzione stilistica di Werner Bischop, tra territori devastati dalla guerra, immagini di luoghi lontani, scenari naturali, scorci di culture indigene e nudi femminili. Già, perché Bischop non fu il classico reporter attratto dal conflitto in sé, ma un osservatore sensibile prima di tutto all’aspetto umano dei suoi soggetti. “Iene sul campo di battaglia” aveva definito i suoi colleghi nel titolo di uno scatto del 1951 che ritrae una folla di fotografi in cerca di scoop durante la guerra di Corea.
Nel percorso curato da Maurizio Vanni e Alessandro Luigi Perna e realizzato con la collaborazione con di Werner Bischop Estate e Magnum Photos emerge la straordinaria ricerca condotta dal maestro svizzero sull’uso della luce: strumento principe di una fotografia fatta di confronti e contrasti, che all’immediatezza della testimonianza aggiunge un’acuta attitudine all’analisi e alla riflessione, capace di comunicare con originalissimo e libero occhio artistico le dicotomie tra progresso e miseria, modernità e tradizione, spiritualità e mercato.
“Dopo Depero”, spiega il curatore della mostra e direttore del L.U.C.C.A. Maurizio Vanni, “la nostra stagione prosegue con un altro personaggio fuori dagli schemi: Werner Bischop, un maestro del reportage, ma soprattutto un artista in grado di indagare il rapporto dell’uomo con la natura e con se stesso, un ricercatore di verità, un archeologo dei sentimenti umani, narratore dello straordinario quotidiano, appassionato di vita”.
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