Quarta tappa per il progetto di Rigoni di Asiago e Fondaco Italia

Restaurati a Matera gli affreschi di Santa Maria de Idris

Affreschi dell Cripta di San Giovanni in Monterrone (particolare), Matera. Courtesy Fondaco Italia
 

Francesca Grego

16/09/2019

Matera - Con le sue rocce pittoresche, il promontorio del Monterrone spicca nel panorama già suggestivo dei Sassi di Matera. Da Carlo Levi ai primi turisti che negli anni Sessanta si avventuravano nei rioni abbandonati tra la curiosità dei bambini, si può dire che ogni visitatore abbia subito il fascino della rupe sospesa tra le case Sasso Caveoso e il canyon della Gravina. Da qualche giorno anche i suoi interni sono in grado di offrire uno spettacolo inimitabile: grazie all’impegno di Rigoni di Asiago e Fondaco Italia, sono stati restaurati gli affreschi della cripta di San Giovanni in Monterrone, scavata quasi un millennio fa nello sperone di calcarenite insieme alla chiesa rupestre di Santa Maria de Idris, cui fu collegata con un cunicolo nel XVIII secolo.

Ieratiche figure di santi mostrano un felice connubio tra la cultura figurativa benedettina e le influenze bizantine portate dai monaci basiliani che nel Medioevo giunsero a Matera dall’Oriente, mentre i colori e il disegno elegante del cinquecentesco Maestro di Miglionico impreziosiscono un’intera parete. Con l’intervento portato avanti nel tempo record di cinque mesi da Pantone Restauri, tornano perfettamente leggibili e splendenti nelle cromie originarie le figure di San Giovanni Evangelista e di San Giovanni Battista (cui è dedicata la cripta) con l’Agnus Dei. E poi una Madonna con Bambino, probabilmente la Glikophilousa della tradizione orientale, il volto di Sant’Andrea, un San Girolamo in abiti vescovili, San Pietro Principe degli Apostoli, San Giacomo maggiore e l’Annunciazione, fino alle scene cinquecentesche del Battesimo di Gesù e della Conversione di Sant’Eustachio, patrono della città.

Oltre a consolidare gli strati pittorici, eliminare i danni del tempo, degli agenti atmosferici e di indebite manomissioni, il lavoro di Luca Pantone e della sua equipe ha portato alla luce frammenti inediti: aureole, volti umani e una figura animale (forse un cervo). Difficile per il momento datarli e attribuire loro un significato iconografico coerente. Ne sapremo di più nei prossimi mesi grazie agli studi che verranno presto intrapresi da Marco Pelosi, direttore artistico e vice direttore del Museo Diocesano di Matera, socio della cooperativa Oltre l’Arte (che gestisce le visite alla chiesa) ed esperto del patrimonio storico-culturale della città dei Sassi.

Intanto si pensa a un nuovo intervento che interesserà il tetto della cripta, dove fessurazioni dovute alle piante e infiltrazioni d’acqua continuano a rappresentare una minaccia per la salute degli affreschi. “Fondamentale sarà anche tutelare le decorazioni pittoriche con visite contingentate” aggiunge Pantone: “L’equilibrio degli ambienti ipogei è particolarmente delicato. Il microclima fresco e umido della Madonna de Idris è già stato alterato negli anni Ottanta dall’apertura di una finestra e più recentemente dalla creazione della pur necessaria uscita di emergenza. A questo si aggiunge il calore causato dalla presenza di visitatori sempre più numerosi che, specie in estate, accelera l’evaporazione dell’acqua presente nelle pareti e favorisce il deposito di sali deteriorando gli affreschi”. Croce e delizia del gioiello rupestre, durante il restauro i visitatori hanno beneficiato di un trattamento speciale. L’operazione è avvenuta infatti sotto gli occhi di turisti e cittadini che, grazie a un restauro aperto in cantiere didattico, hanno potuto seguire da vicino ogni fase dei lavori. Nello stesso spirito per tutta durata dell’intervento una webcam è stata attiva nella cripta H24, riprendendo i restauratori all’opera. “Abbiamo registrato oltre 90 mila contatti con visite della durata media di circa un minuto e mezzo. Tanti i collegamenti da Francia, Germania e Stati Uniti”, ha spiegato il presidente di Fondaco Italia Enrico Bressan: “Un successo che ci incoraggia a proseguire su questa strada, favorendo la partecipazione e rendendo concretamente visibile il nostro lavoro”.

Si conclude così il quarto atto del progetto “Arte e impresa” di Rigoni di Asiago e Fondaco Italia, che negli ultimi quattro anni ha visto il restauro dell’Atrio dei Gesuiti al Palazzo di Brera (Milano), della statua di San Teodoro a Palazzo Ducale di Venezia e della fontana Venezia sposa il mare di Palazzo Venezia (Roma), mentre dovremo aspettare metà ottobre per sapere quale sarà l’opera destinataria dell’intervento del 2020.

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