Nella città dei Sassi un progetto promosso da Fondaco Italia e finanziato da Rigoni di Asiago
Matera: al via il restauro della Cripta di San Giovanni in Monterrone
Cripta di San Giovanni in Monterrone, Matera. Courtesy Fondaco Italia
Francesca Grego
12/03/2019
Matera - Dopo l’Atrio dei Gesuiti del Palazzo di Brera a Milano, la statua di San Teodoro a Palazzo Ducale a Venezia e la fontana Venezia Sposa il Mare di Palazzo Venezia a Roma, Rigoni di Asiago e Fondaco Italia scelgono Matera per un nuovo progetto a sostegno del patrimonio artistico italiano.
Nei prossimi mesi protagonista di un delicato restauro sarà la Cripta rupestre di San Giovanni in Monterrone, all’interno della Chiesa di Santa Maria de Idris. Scavata in uno sperone di roccia che svetta tra le case del Sasso Caveoso, è uno dei luoghi più caratteristici e rappresentativi della città Capitale Europea della Cultura 2019.
Affreschi datati tra il XII e il XVII secolo ne ornano l’interno in un felice incontro di stili: le influenze bizantine dei monaci giunti nel Medioevo dall’Asia Minore si fondono qui con la cultura figurativa benedettina, mentre il disegno elegante e la ricercatezza cromatica del cinquecentesco Maestro di Miglionico – autore di un’intera parete – impreziosiscono l’insieme.
A rendere l’ambiente ancora più suggestivo, è il suo essere esempio dell’architettura in negativo tipica della città dei Sassi: invece che edificarla con pietre e mattoni, anonimi maestri costruttori del XI secolo la scavarono nel tufo, su un fianco del canyon del torrente Gravina.
Descritta da Carlo Levi in un celebre passo di Cristo si è fermato a Eboli, abbandonata per decenni e, a partire dagli anni Settanta, oggetto di parziali interventi di recupero, oggi Santa Maria de Idris mostra tutti i segni del passaggio del tempo: in particolare, alle infiltrazioni d’acqua e alle fessurazioni si aggiungono l’ossidazione dei colori, i sali cristallizzati e le muffe cresciute sulla superficie degli affreschi, ormai a rischio di distacco.
L’intervento che il restauratore Luca Pantone porterà a termine entro il prossimo 12 settembre mira a metterli in sicurezza e a ripristinarne le cromie originarie, restituendo alle scene dipinte piena leggibilità. Indagini diagnostiche condotte in collaborazione con l’Università di Basilicata si avvarranno di un’ampia gamma di tecnologie– dalla fotografia a luce riflessa ai raggi infrarossi – per meglio definire gli strumenti del restauro vero e proprio, ma anche per scoprire che cosa si cela sotto i molteplici strati di pittura che si sono sovrapposti nel corso dei secoli. Ai risultati di questa fase si aggiungerà una campagna di studi e ricerche d’archivio volte a fare piena luce sulla storia del sito, nel contesto dell’habitat rupestre e dello sviluppo della città.
Per curiosare all’interno della chiesa, che grazie al suo aspetto pittoresco attrae da sempre l’attenzione di esperti e passanti, tuttavia non sarà necessario attendere la conclusione dei lavori: sia il corpo principale che la Cripta di San Giovanni in Monterrone resteranno accessibili durante il restauro. “Come usiamo fare”, ha spiegato il presidente di Fondaco Italia Enrico Bressan, “verrà realizzata un’area di cantiere ‘invisibile’ e didattica per far vedere ai visitatori i restauratori all’opera. Una webcam consentirà inoltre di seguire H24 tutte le fasi del restauro anche da casa grazie alla piattaforma Skyline Webcams, i social di Rigoni di Asiago e il sito di Fondaco. Un modo accattivante per coinvolgere e incuriosire tutti coloro che, con interesse, vorranno collegarsi da qualsiasi parte del mondo, per valorizzare la professionalità dei restauratori e dimostrare concretamente qualità e certezza dei tempi di intervento”.
Ma non è finita: “Questo è solo l’inizio di un grande programma di ripristino delle tante bellezze delle chiese rupestri materane” ha annunciato in occasione della presentazione del progetto l’Arcivescovo di Matera e Irsina Antonio Caiazzo. L’obiettivo è riportare al loro posto tutti gli affreschi che, vuoi per concrete urgenze di salvaguardia vuoi per vecchie idee sulla fruizione artistica, nel tempo sono stati staccati dalle pareti dei luoghi di culto: in primis quelli della Madonna de’ Idris, oggi esposti nelle sale del Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna di Palazzo Lanfranchi.
“Un progetto che alla valorizzazione culturale affianca quella del patrimonio umano”, ha sottolineato Rosangela Maino, presidente della cooperativa Oltre l’Arte, che gestisce le visite al sito con la partecipazione di ragazzi con disabilità.
Nella stessa direzione va l’impegno di Rigoni di Asiago, che vede le iniziative di Responsabilità di Impresa – si tratti di arte o di promozione di stili di un’alimentazione sana e sostenibile – come parte costitutiva del proprio lavoro.
“La quarta tappa di questo nostro progetto che si intitola ‘La natura del cuore di…’ e che abbiamo iniziato nel 2015, partendo da Milano per passare a Venezia e Roma fino ad arrivare oggi a Matera, conferma che la collaborazione tra realtà aziendale e patrimonio culturale è in grado di offrire grandi opportunità e stimoli”, ha commentato Andrea Rigoni, presidente e amministratore delegato dell’azienda veneta: “In particolare quest’anno ci ha entusiasmato l’idea di poter contribuire alla rinascita di un pezzetto della terza città più antica del mondo, dopo Aleppo e Gerico, che da secoli è espressione del connubio tra la natura e il saper fare dell’uomo”.
“Fare impresa oggi significa anche coniugare le attività quotidiane con la sensibilità verso l’arte e lo sguardo rivolto al domani. Con queste iniziative desideriamo prenderci cura delle meraviglie lasciate dai nostri antenati, ma anche lanciare un invito agli imprenditori come noi, per cercare insieme la rinascita dell’Italia nella bellezza e nella cultura”.
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Affreschi datati tra il XII e il XVII secolo ne ornano l’interno in un felice incontro di stili: le influenze bizantine dei monaci giunti nel Medioevo dall’Asia Minore si fondono qui con la cultura figurativa benedettina, mentre il disegno elegante e la ricercatezza cromatica del cinquecentesco Maestro di Miglionico – autore di un’intera parete – impreziosiscono l’insieme.
A rendere l’ambiente ancora più suggestivo, è il suo essere esempio dell’architettura in negativo tipica della città dei Sassi: invece che edificarla con pietre e mattoni, anonimi maestri costruttori del XI secolo la scavarono nel tufo, su un fianco del canyon del torrente Gravina.
Descritta da Carlo Levi in un celebre passo di Cristo si è fermato a Eboli, abbandonata per decenni e, a partire dagli anni Settanta, oggetto di parziali interventi di recupero, oggi Santa Maria de Idris mostra tutti i segni del passaggio del tempo: in particolare, alle infiltrazioni d’acqua e alle fessurazioni si aggiungono l’ossidazione dei colori, i sali cristallizzati e le muffe cresciute sulla superficie degli affreschi, ormai a rischio di distacco.
L’intervento che il restauratore Luca Pantone porterà a termine entro il prossimo 12 settembre mira a metterli in sicurezza e a ripristinarne le cromie originarie, restituendo alle scene dipinte piena leggibilità. Indagini diagnostiche condotte in collaborazione con l’Università di Basilicata si avvarranno di un’ampia gamma di tecnologie– dalla fotografia a luce riflessa ai raggi infrarossi – per meglio definire gli strumenti del restauro vero e proprio, ma anche per scoprire che cosa si cela sotto i molteplici strati di pittura che si sono sovrapposti nel corso dei secoli. Ai risultati di questa fase si aggiungerà una campagna di studi e ricerche d’archivio volte a fare piena luce sulla storia del sito, nel contesto dell’habitat rupestre e dello sviluppo della città.
Per curiosare all’interno della chiesa, che grazie al suo aspetto pittoresco attrae da sempre l’attenzione di esperti e passanti, tuttavia non sarà necessario attendere la conclusione dei lavori: sia il corpo principale che la Cripta di San Giovanni in Monterrone resteranno accessibili durante il restauro. “Come usiamo fare”, ha spiegato il presidente di Fondaco Italia Enrico Bressan, “verrà realizzata un’area di cantiere ‘invisibile’ e didattica per far vedere ai visitatori i restauratori all’opera. Una webcam consentirà inoltre di seguire H24 tutte le fasi del restauro anche da casa grazie alla piattaforma Skyline Webcams, i social di Rigoni di Asiago e il sito di Fondaco. Un modo accattivante per coinvolgere e incuriosire tutti coloro che, con interesse, vorranno collegarsi da qualsiasi parte del mondo, per valorizzare la professionalità dei restauratori e dimostrare concretamente qualità e certezza dei tempi di intervento”.
Ma non è finita: “Questo è solo l’inizio di un grande programma di ripristino delle tante bellezze delle chiese rupestri materane” ha annunciato in occasione della presentazione del progetto l’Arcivescovo di Matera e Irsina Antonio Caiazzo. L’obiettivo è riportare al loro posto tutti gli affreschi che, vuoi per concrete urgenze di salvaguardia vuoi per vecchie idee sulla fruizione artistica, nel tempo sono stati staccati dalle pareti dei luoghi di culto: in primis quelli della Madonna de’ Idris, oggi esposti nelle sale del Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna di Palazzo Lanfranchi.
“Un progetto che alla valorizzazione culturale affianca quella del patrimonio umano”, ha sottolineato Rosangela Maino, presidente della cooperativa Oltre l’Arte, che gestisce le visite al sito con la partecipazione di ragazzi con disabilità.
Nella stessa direzione va l’impegno di Rigoni di Asiago, che vede le iniziative di Responsabilità di Impresa – si tratti di arte o di promozione di stili di un’alimentazione sana e sostenibile – come parte costitutiva del proprio lavoro.
“La quarta tappa di questo nostro progetto che si intitola ‘La natura del cuore di…’ e che abbiamo iniziato nel 2015, partendo da Milano per passare a Venezia e Roma fino ad arrivare oggi a Matera, conferma che la collaborazione tra realtà aziendale e patrimonio culturale è in grado di offrire grandi opportunità e stimoli”, ha commentato Andrea Rigoni, presidente e amministratore delegato dell’azienda veneta: “In particolare quest’anno ci ha entusiasmato l’idea di poter contribuire alla rinascita di un pezzetto della terza città più antica del mondo, dopo Aleppo e Gerico, che da secoli è espressione del connubio tra la natura e il saper fare dell’uomo”.
“Fare impresa oggi significa anche coniugare le attività quotidiane con la sensibilità verso l’arte e lo sguardo rivolto al domani. Con queste iniziative desideriamo prenderci cura delle meraviglie lasciate dai nostri antenati, ma anche lanciare un invito agli imprenditori come noi, per cercare insieme la rinascita dell’Italia nella bellezza e nella cultura”.
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