Dal 21 giugno al 25 settembre a Milano

Alla Pinacoteca di Brera due Caravaggio a confronto in un dialogo inedito

Caravaggio (Michelangelo Merisi), Cena in Emmaus, 1606, Olio su tela, 175 x 141 cm, Milano, Pinacoteca di Brera, Sala 28
 

Samantha De Martin

20/06/2022

Milano - La testa mozzata di Golia - la fronte corrugata, la bocca spalancata per l’ultimo respiro, l'incarnato esanime, lo sguardo sofferente - irrompe sulla tela enfatizzata dal luccichio della spada, con siglato nello sguscio il motto agostiniano “H-AS-OS” (“Humilitas occidit superbiam”).
Le inconfondibili stesure di colore di Caravaggio si insinuano nelle piccole pieghe della camicia bianca del David che, spiazzando la tradizione, rivolge uno sguardo compassionevole e malinconico alla testa mozza del gigante sconfitto.
Dalla Pinacoteca di Brera dove è ospite illustre per un dialogo inedito con La cena in Emmaus, opera in collezione, Davide con la testa di Golia in prestito dalla Galleria Borghese di Roma travolge e sconvolge con il suo realismo estremo.
Dal 21 giugno al 25 settembre i due dipinti, entrambi appartenenti alla tarda produzione di Caravaggio, eseguiti tra Roma e Napoli, saranno per la prima volta esposti insieme, protagonisti di un confronto mai visto che permetterà di cogliere dettagli che di solito sfuggono al pubblico.


Caravaggio, IX dialogo, Pinacoteca di Brera, Sala 28 | Courtesy Pinacoteca di Brera

La mostra, a cura di Letizia Lodi, intitolata Nono Dialogo. Caravaggio si iscrive dell’ambito dei Dialoghi della Pinacoteca di Brera, le iniziative collaterali che testimoniano la volontà di fare di un Dialogo non un evento per addetti ai lavori, ma un momento di apertura a pubblici diversi.

Da sempre al centro di un intenso dibattito critico anche per le diverse sfumature del suo significato, il David con la testa di Golia, prestato dalla Galleria Borghese in cambio del dipinto di Guido Reni, San Paolo rimprovera Pietro penitente, giunto a Roma dal museo milanese in occasione della mostra di Guido Reni nella capitale, esprime tutto il dramma umano vissuto dall’artista lombardo in fuga dalla città eterna nel 1606. Accusato dell’omicidio di Ranuccio Tomassoni, Caravaggio trovò ospitalità nei possedimenti dei Colonna a Paliano prima di puntare verso Napoli, grazie alla protezione della potente famiglia romana.
La versione del dipinto della Borghese si allontana dalla tradizionale rappresentazione del David trionfante, esempio di virtù vittoriosa. L’occasione unica di poter ammirare l’opera e meditare sulla tela grazie a un confronto ravvicinato consentirà al pubblico della Pinacoteca di Brera di cogliere i dettagli, anche quelli più cruenti, del quadro della galleria romana.
Ad accrescere la carica tragica dell’opera è la presenza, nella testa del gigante sconfitto, dell’autoritratto del pittore.


Caravaggio (Michelangelo Merisi), David con la testa di Golia, 1606-1607; 1609 (?), Olio su tela, 101 x 125 cm, Roma, Galleria Borghese

Come spiega James Bradburne nel saggio che apre il catalogo della mostra, sussistono diverse ipotesi sulla data in cui l’artista dipinse il Davide e Golia. Se alcuni sostengono che sia stato eseguito a Roma, poco prima dell’assassinio di Ranuccio Tomassoni e della successiva fuga a Napoli, altri studiosi collocano la realizzazione dopo l’arrivo a Napoli. Altri ancora ritengono che l’opera sia contemporanea al dipinto di Brera. La maggior parte dei critici ritiene tuttavia che la tela sia stata realizzata durante il secondo soggiorno di Caravaggio a Napoli, verso la fine del 1609, come provano anche l’impiego del colore, il trattamento della luce e altri elementi tipici delle opere di quegli anni.
Studi recenti sostengono che la data di realizzazione del dipinto sia da collocare fra la fine del periodo romano e i primi mesi del soggiorno napoletano. Quello che è certo è che l’episodio biblico diventa un’impressionante testimonianza degli ultimi mesi di vita di Caravaggio, rendendo plausibile l’ipotesi secondo la quale il pittore avrebbe inviato la tela al cardinale Scipione Borghese, come dono da recapitare al pontefice Paolo V per ottenere il perdono e quindi il ritorno in patria. La grazia fu accordata, ma Caravaggio, quasi al termine del viaggio verso Roma, morì sulla spiaggia di Porto Ercole per circostanze ancora misteriose.


Caravaggio (Michelangelo Merisi), Cena in Emmaus, 1606, Olio su tela, 175 x 141 cm, Milano, Pinacoteca di Brera, Sala 28

Degli stessi anni è La Cena in Emmaus di Milano. Si tratta di una seconda versione, molto diversa dalla prima (oggi alla National Gallery di Londra) che Merisi dipinse dello stesso soggetto. La tela immortala il momento della rivelazione dell’identità di Gesù risorto ai due discepoli che, di ritorno da Emmaus, avevano scambiato il Cristo per un viandante. Caravaggio avrebbe dipinto una Cena in Emmaus, assieme a una Maddalena in estasi, presumibilmente per mettere in vendita le opere e riuscire a racimolare il necessario per la fuga che lo avrebbe portato a Napoli.

L’intera scena è avvolta da un’oscurità che inaugura la fase matura dell’opera del Merisi. La composizione a semicerchio delimitata dai gesti e dai manti dei discepoli fa convergere l'attensione sul volto di Cristo, semi illuminato da una luce che diventa simbolo e mezzo del disvelamento. Il momento descritto è quello dell’addio ai discepoli, con la benedizione del pane spezzato, che ricorda l’Ultima Cena.

La mostra alla Pinacoteca di Brera si potrà visitare tutti i giorni, ad eccezione del lunedì, dalle 8.30 alle 19.15. La biglietteria chiude alle 18. Ogni terzo giovedì del mese, dalle 18 alle 22.20, la visita in Pinacoteca è accompagnata dalla colonna sonora di alcuni giovani musicisti.


Caravaggio, IX dialogo Pinacoteca di Brera, Sala 28 | Courtesy Pinacoteca di Brera

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