A Milano dal 13 dicembre al 28 gennaio
And They Laughed at Me: al Mudec l’artista iraniana Newsha Tavakolian
Newsha Tavakolian, And They Laughed At Me. Ritratto di un giornalista a Tehran | © Newsha Tavakolian
Samantha De Martin
12/12/2023
Milano - Negli spazi di Mudec Photo, che dal 2018 accolgono le mostre dei più grandi fotografi del Novecento e non solo, lo sguardo dell’ iraniana Newsha Tavakolian restituisce una società in continua evoluzione e le lotte intestine che la frantumano.
Nata a Teheran nel 1981, Tavakolian ha lavorato come fotografa di strada in momenti di apertura del suo paese, l’Iran. Nei periodi della censura ha sperimentato modi alternativi per contribuire a documentare con il suo linguaggio artistico quei cambiamenti che inevitabilmente continuano a plasmare oggi la società.
Dal 13 dicembre al 28 gennaio, la mostra And They Laughed At Me che la vede protagonista - progetto vincitore della prima edizione del Photo Grant di Deloitte, presentato da Fondazione Deloitte e Deloitte Italia in collaborazione con 24 ORE Cultura, a cura di Denis Curti - invita a riflettere su una strategia di repressione militare iraniana finalizzata ad accecare le persone attraverso proiettili di gomma. Questa misura, utilizzata spesso dalla polizia per impedire la diffusione di informazioni, tende a impedire che la popolazione acquisti consapevolezza di ciò che accade nella contemporaneità.
Newsha Tavakolian, Un gruppo di giovani donne a Teheran, simile a una montagna (2020) | And They Laughed At Me | Courtesy Newsha Tavakolian
Il percorso espositivo svela la profonda carica umana del lavoro dell’artista, un autentico manifesto che utilizza il linguaggio visivo per contrastare il terrorismo di un organismo politico che mira a sopprimere l'autodeterminazione individuale.
Tavakolian è stata selezionata tra oltre 700 autori ed autrici che hanno lavorato sul tema delle “connessioni”.
“L’idea di questa mostra e di questo libro - spiega l’artista - in realtà è nata da un preciso momento: due o tre anni fa ho sentito che non potevo andare avanti come fotografa. Ho iniziato a esaminare questi miei vecchi negativi e ho cercato di capire il mio passato di visual storyteller, con il quale ho dovuto fare pace. C'era una parte di me che provava rabbia, e che ho dovuto lasciare andare per continuare il mio lavoro e, come vedrete, l’intero progetto qui esposto riguarda proprio questo".
Cariche di interrogativi, le fotografie di Tavakolian mettono sotto la lente il conflitto tra la società imposta e il desiderio di cambiamento individuale. Emerge come la paura generata dalle decisioni politiche iraniane abbia trasformato la stessa organizzazione sociale in una minaccia per l’ordine costituito. In questo contesto, le fotografie, combinando elementi tipici del reportage e composizioni concettuali che tracciano un cammino rivoluzionario verso la libertà, rappresentano una voce coraggiosa in opposizione a un destino ineluttabile.
Newsha Tavakolian, Girl Smelling A Rose | And They Laughed At Me | Courtesy Newsha Tavakolian
Con oltre 70 opere tra immagini d’archivio, fotogrammi, scatti inediti, il percorso racconta al visitatore la drammatica oppressione in Iran, dal 1996 a oggi. L’obiettivo della macchina fotografica di Newsha Tavakolian si “sostituisce agli occhi seviziati" dei suoi connazionali. Le sue immagini, dense di carica umana, amplificano la voce, a lungo soffocata, di tutti coloro che hanno subito questa violenza. Accanto alla mostra di Newsha Tavakolian, accompagnata da un catalogo edito da 24 ORE Cultura, viene presentata al Mudec anche l’idea progettuale Dust From Home di Fernanda Liberti, la fotografa brasiliana che si concentra sulla diversità delle migrazioni, prendendo spunto dalla storia della sua famiglia di origine siriana, italiana e albanese, che ha attraversato l’oceano per stabilirsi in Brasile cercando un nuovo inizio.
Fernanda ha intrapreso il suo percorso utilizzando l'archivio fotografico di famiglia, con lo scopo di creare un legame visuale tra paesaggio, tempo, nostalgia, eredità e politica.
La realizzazione di questo progetto diventerà una mostra nell’edizione 2024 del Photo Grant di Deloitte.
Nata a Teheran nel 1981, Tavakolian ha lavorato come fotografa di strada in momenti di apertura del suo paese, l’Iran. Nei periodi della censura ha sperimentato modi alternativi per contribuire a documentare con il suo linguaggio artistico quei cambiamenti che inevitabilmente continuano a plasmare oggi la società.
Dal 13 dicembre al 28 gennaio, la mostra And They Laughed At Me che la vede protagonista - progetto vincitore della prima edizione del Photo Grant di Deloitte, presentato da Fondazione Deloitte e Deloitte Italia in collaborazione con 24 ORE Cultura, a cura di Denis Curti - invita a riflettere su una strategia di repressione militare iraniana finalizzata ad accecare le persone attraverso proiettili di gomma. Questa misura, utilizzata spesso dalla polizia per impedire la diffusione di informazioni, tende a impedire che la popolazione acquisti consapevolezza di ciò che accade nella contemporaneità.
Newsha Tavakolian, Un gruppo di giovani donne a Teheran, simile a una montagna (2020) | And They Laughed At Me | Courtesy Newsha Tavakolian
Il percorso espositivo svela la profonda carica umana del lavoro dell’artista, un autentico manifesto che utilizza il linguaggio visivo per contrastare il terrorismo di un organismo politico che mira a sopprimere l'autodeterminazione individuale.
Tavakolian è stata selezionata tra oltre 700 autori ed autrici che hanno lavorato sul tema delle “connessioni”.
“L’idea di questa mostra e di questo libro - spiega l’artista - in realtà è nata da un preciso momento: due o tre anni fa ho sentito che non potevo andare avanti come fotografa. Ho iniziato a esaminare questi miei vecchi negativi e ho cercato di capire il mio passato di visual storyteller, con il quale ho dovuto fare pace. C'era una parte di me che provava rabbia, e che ho dovuto lasciare andare per continuare il mio lavoro e, come vedrete, l’intero progetto qui esposto riguarda proprio questo".
Cariche di interrogativi, le fotografie di Tavakolian mettono sotto la lente il conflitto tra la società imposta e il desiderio di cambiamento individuale. Emerge come la paura generata dalle decisioni politiche iraniane abbia trasformato la stessa organizzazione sociale in una minaccia per l’ordine costituito. In questo contesto, le fotografie, combinando elementi tipici del reportage e composizioni concettuali che tracciano un cammino rivoluzionario verso la libertà, rappresentano una voce coraggiosa in opposizione a un destino ineluttabile.
Newsha Tavakolian, Girl Smelling A Rose | And They Laughed At Me | Courtesy Newsha Tavakolian
Con oltre 70 opere tra immagini d’archivio, fotogrammi, scatti inediti, il percorso racconta al visitatore la drammatica oppressione in Iran, dal 1996 a oggi. L’obiettivo della macchina fotografica di Newsha Tavakolian si “sostituisce agli occhi seviziati" dei suoi connazionali. Le sue immagini, dense di carica umana, amplificano la voce, a lungo soffocata, di tutti coloro che hanno subito questa violenza. Accanto alla mostra di Newsha Tavakolian, accompagnata da un catalogo edito da 24 ORE Cultura, viene presentata al Mudec anche l’idea progettuale Dust From Home di Fernanda Liberti, la fotografa brasiliana che si concentra sulla diversità delle migrazioni, prendendo spunto dalla storia della sua famiglia di origine siriana, italiana e albanese, che ha attraversato l’oceano per stabilirsi in Brasile cercando un nuovo inizio.
Fernanda ha intrapreso il suo percorso utilizzando l'archivio fotografico di famiglia, con lo scopo di creare un legame visuale tra paesaggio, tempo, nostalgia, eredità e politica.
La realizzazione di questo progetto diventerà una mostra nell’edizione 2024 del Photo Grant di Deloitte.
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