A Milano, Fondazione Prada, dal 18 ottobre al 25 febbraio
Da Caravaggio a Murakami, il Barocco di Luc Tuymans è pronto ad andare in scena

Carla Arocha e Stéphane Schraenen, Circa Tabac (dettagli), 2007. Courtesy the artists. Johann Georg Pinsel, St. John the Apostle and Our Lady (dettaglio), 1758. Courtesy Lviv National Gallery, Ukraine. Photo: Alex Salinas 2018
Francesca Grego
12/09/2018
Milano - Se dicendo “Barocco” il vostro pensiero corre ai quadri del Seicento siete (in parte) fuori strada. Nel progetto espositivo in arrivo da Fondazione Prada il significato del termine si dilata oltre i limiti della storia, per stendere nuovi ponti tra la nostra sensibilità e quella di un Caravaggio o di un Van Dyck.
Nasce nell’ambito di Anversa Barocca 2018. Rubens inspires il percorso di Sanguine – Luc Tuymans on Baroque, per approdare a Milano in versione ampliata e rinnovata: in mostra più di 80 opere realizzate da 62 artisti internazionali attraverso un’ampia varietà di linguaggi e presentate da uno dei pittori più influenti della scena attuale.
In una veste di curatore che non gli è nuova, Tuymans rilegge l’estetica del Barocco ispirandosi a Walter Benjamin, in un itinerario visivo che spazia tra artisti contemporanei e celebri maestri della pittura seicentesca (Pieter Paul Rubens, Caravaggio, Antoon Van Dyck, Guido Cagnacci, Adriaen Brouwer, Jacob Jordaens, Johann Georg Pinsel, Michaelina Wautier, Francisco de Zurbaran).
A legarli è una trama dai molti fili, che percorrono l’allestimento e rispecchiano il modo di procedere degli stessi artisti: metodi combinatori che di volta in volta assemblano il molteplice secondo nuove prospettive, senza mai raggiungere una sintesi definitiva.
C’è l’ossessione per il corpo, per il sangue e per la violenza, l’estasi convive con il terrore, il disgusto con la meraviglia, secondo una dinamica di contrasti teatralizzati nata proprio nel Seicento. A ciò si aggiungono il gusto per l’eccesso, la fugacità, il senso di dispersione e la perdita della visione totale a vantaggio del frammento, che già alla fine dagli anni Ottanta il semiologo Omar Calabrese individuò come tratti distintivi del postmoderno, per cui coniò la definizione di “età neo-barocca”. Non a caso, ha come spiegato Tuymans, il Barocco seicentesco prese forma in un contesto storico-sociale di totale incertezza simile a quello in cui viviamo oggi.
Da questo caos entropico e virulento emerge l’indagine sulla figura dell’artista, sul suo protagonismo, sul desiderio di comunicare intensamente e direttamente con il pubblico. Desiderio che il curatore belga fa risalire nientemeno che a Caravaggio, presente in mostra con due dipinti ad altissimo impatto come il Ragazzo morso da un ramarro e Davide con la testa di Golia.
E, a proposito di art system, è interessante notare come il Barocco storico rappresenti un momento decisivo nell’internazionalizzazione e globalizzazione delle tendenze estetiche, pur mantenendo specificità legate alle culture locali e alle sensibilità dei singoli interpreti.
L’impressione è che Sanguine sarà una mostra da guardare più che da raccontare: il confronto tra le opere, ha chiarito Tuymans, è concepito per svilupparsi prima di tutto dal punto di vista visivo. Per poi avvolgere i visitatori in una tela di rimandi ed emozioni (per lo più poco rassicuranti): tra Rubens e Takashi Murakami, tra il kitsch di Pinsel e quello di Jacques-André Boiffard, tra la densità dei colori a olio e la presenza immateriale di una video installazione, o quella fisica di una vetrina stracolma di soldatini intenti a perpetrare e subire ogni genere di violenza (Jake e Dinos Chapman, Fucking Hell, 2008). Tra i volti deformati delle vittime dell’atomica (On Kawara, Thanatophanies, 1955-95) e quello - trasfigurato da un orrore altrettanto grande – del gigante Golia nelle sembianze di Caravaggio.
Leggi anche:
Nello studio di Luc Tuymans aspettando Sanguine/Bloedrood
Le Fiandre celebrano gli “Ambasciatori fiamminghi”: da Rubens a Jan Fabre, il trionfo è del Barocco
Nasce nell’ambito di Anversa Barocca 2018. Rubens inspires il percorso di Sanguine – Luc Tuymans on Baroque, per approdare a Milano in versione ampliata e rinnovata: in mostra più di 80 opere realizzate da 62 artisti internazionali attraverso un’ampia varietà di linguaggi e presentate da uno dei pittori più influenti della scena attuale.
In una veste di curatore che non gli è nuova, Tuymans rilegge l’estetica del Barocco ispirandosi a Walter Benjamin, in un itinerario visivo che spazia tra artisti contemporanei e celebri maestri della pittura seicentesca (Pieter Paul Rubens, Caravaggio, Antoon Van Dyck, Guido Cagnacci, Adriaen Brouwer, Jacob Jordaens, Johann Georg Pinsel, Michaelina Wautier, Francisco de Zurbaran).
A legarli è una trama dai molti fili, che percorrono l’allestimento e rispecchiano il modo di procedere degli stessi artisti: metodi combinatori che di volta in volta assemblano il molteplice secondo nuove prospettive, senza mai raggiungere una sintesi definitiva.
C’è l’ossessione per il corpo, per il sangue e per la violenza, l’estasi convive con il terrore, il disgusto con la meraviglia, secondo una dinamica di contrasti teatralizzati nata proprio nel Seicento. A ciò si aggiungono il gusto per l’eccesso, la fugacità, il senso di dispersione e la perdita della visione totale a vantaggio del frammento, che già alla fine dagli anni Ottanta il semiologo Omar Calabrese individuò come tratti distintivi del postmoderno, per cui coniò la definizione di “età neo-barocca”. Non a caso, ha come spiegato Tuymans, il Barocco seicentesco prese forma in un contesto storico-sociale di totale incertezza simile a quello in cui viviamo oggi.
Da questo caos entropico e virulento emerge l’indagine sulla figura dell’artista, sul suo protagonismo, sul desiderio di comunicare intensamente e direttamente con il pubblico. Desiderio che il curatore belga fa risalire nientemeno che a Caravaggio, presente in mostra con due dipinti ad altissimo impatto come il Ragazzo morso da un ramarro e Davide con la testa di Golia.
E, a proposito di art system, è interessante notare come il Barocco storico rappresenti un momento decisivo nell’internazionalizzazione e globalizzazione delle tendenze estetiche, pur mantenendo specificità legate alle culture locali e alle sensibilità dei singoli interpreti.
L’impressione è che Sanguine sarà una mostra da guardare più che da raccontare: il confronto tra le opere, ha chiarito Tuymans, è concepito per svilupparsi prima di tutto dal punto di vista visivo. Per poi avvolgere i visitatori in una tela di rimandi ed emozioni (per lo più poco rassicuranti): tra Rubens e Takashi Murakami, tra il kitsch di Pinsel e quello di Jacques-André Boiffard, tra la densità dei colori a olio e la presenza immateriale di una video installazione, o quella fisica di una vetrina stracolma di soldatini intenti a perpetrare e subire ogni genere di violenza (Jake e Dinos Chapman, Fucking Hell, 2008). Tra i volti deformati delle vittime dell’atomica (On Kawara, Thanatophanies, 1955-95) e quello - trasfigurato da un orrore altrettanto grande – del gigante Golia nelle sembianze di Caravaggio.
Leggi anche:
Nello studio di Luc Tuymans aspettando Sanguine/Bloedrood
Le Fiandre celebrano gli “Ambasciatori fiamminghi”: da Rubens a Jan Fabre, il trionfo è del Barocco
barocco
·
caravaggio
·
luc tuymans
·
van dyck
·
rubens
·
fondazione prada
·
jacob jordaens
·
cagnacci
·
anversa barocca
·
sanguine
·
murakami
·
jacques-andré boiffard
·
jake e dinos chapman
·
brouwer
·
pinsel
·
mich
LA MAPPA
NOTIZIE
VEDI ANCHE
-
Milano | A Milano dal 18 settembre al 26 febbraio
Sueño Perro, un inedito Iñarritu da Fondazione Prada
-
Padova | Dal 17 ottobre al 19 aprile al Salone dei Vescovi del Museo Diocesano
Padova ritrova la sua Bibbia istoriata, un racconto “a fumetti” in volgare presto al centro di una mostra
-
Bologna | Da novembre a Palazzo Fava
Michelangelo e Bologna, storia di un incontro
-
Brescia | La prima monografica in Italia dedicata al pittore fiammingo
Il mistero di Matthias Stom, caravaggesco senza volto
-
Roma | Maria Teresa Venturini Fendi, presidente della Fondazione Carla Fendi
Scienza ed arte per sorprenderci
-
Mondo | Dal 15 novembre al 22 febbraio al KMSKA
La Ligne de vie. Presto ad Anversa l’omaggio a René Magritte