Dal 18 ottobre al 30 novembre alla Galleria Bottegantica
Divisionismi. Un'altra modernità. Una mostra in arrivo a Milano
Giacomo Balla, Ritratto di Fanciulla (Bice Morselli), 1910 circa, pastelli su carta, 650 x 500 mm
Samantha De Martin
22/07/2024
Milano - Le evoluzioni del movimento divisionista, con le implicazioni artistiche dagli anni Novanta del XIX secolo fino agli anni Venti del Novecento, si raccontano in una mostra attesa a Milano in autunno.
Cornice di questo percorso che abbraccerà lavori di maestri legati agli sviluppi della ricerca divisionista, nella sua complessità estetica e concettuale all’aprirsi del nuovo secolo, sarà la Galleria Bottegantica di Milano.
Dopo le mostre Angelo Morbelli. Luce e colore (2019), Gaetano Previati. Previati in Love (2020) e Il giovane Boccioni (2021), la galleria milanese accoglierà Divisionismi. Un’altra modernità, dal 18 ottobre al 30 novembre.
Accanto alle opere di maestri e teorici della tecnica divisionista come Gaetano Previati, Angelo Morbelli, Emilio Longoni, Vittore Grubicy de Dragon, Giovanni Segantini, Pellizza da Volpedo - presenti con capolavori come Le Caravelle (1908 circa), Fiumelatte (1897), L’Ultima fatica del giorno (1892) e Tramonto sulle colline di Volpedo (1903-1904) - il percorso presenta lavori di artisti legati ad ulteriori sviluppi della ricerca divisionista all'alba del nuovo secolo. Il pubblico incontrerà i primi firmatari del Manifesto futurista come Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Luigi Russolo e Carlo Carrà con lavori come Mia madre (1907) e Ritratto di Bice Morselli (1910), a confronto con i divisionisti Carlo Fornara, Benvenuto Benvenuti, Cesare Maggi, Emilio Longoni, Plinio Nomellini e Sexto Canegallo.
Umberto Boccioni, Mia Madre, 1907, grafite, tempera, inchiostro nero a penna e pennello (applicata su tela), 650 x 440 mm
Nato sullo scorcio degli anni Ottanta del XIX secolo, il Divisionismo incontrò le critiche di figure come Diego Angeli e Ugo Ojetti che scorgevano in questo movimento un eccesso di dogmatismo scientifico e tecnico. Il percorso espositivo fornirà un’indagine del variegato orizzonte del divisionismo nei primi due decenni del secolo per superarne le concezione che ne ha spesso relegato i migliori esiti agli anni dei suoi esordi. Con l’avanzare del nuovo secolo infatti i vecchi maestri e le nuove generazioni di artisti non si trovarono più a confrontarsi con i problemi teorici e pratici relativi alla divisione del colore. La tecnica divisa risultava un dato acquisito, da poter vivere con un rinnovato senso di indisciplinatezza, fondamentale per l’evoluzione del divisionismo. A partire dagli anni Novanta i singoli pittori, impegnati intorno alla ricerca sul colore diviso, avevano elaborato soluzioni individuali, aprendo la strada a un’interpretazione dell’assunto teorico e scientifico di partenza che andasse ben oltre la tecnica, per sondare le possibilità pittoriche in termini di espressione e forza evocatoria.
Benvenuto Benvenuti, Paesaggio, 1907, olio su cartone, 35 x 36 cm
Stesure puntinate e pulviscolari, lineari, a tacche, talvolta affidate a una grafia spezzata e nervosa diventano protagoniste in questa stagione che vede affermarsi un’inedita sperimentazione attorno al valore del segno pittorico. Le variazioni sugli impasti, con stesure levigate costituirono la base essenzialmente modernista di una riflessione sul linguaggio pittorico stesso, fondamentale per le premesse concettuali che portarono all’affermazione dell’avanguardia e alla rilettura in chiave moderna di una delle più importanti sperimentazioni pittoriche dell’Ottocento italiano.
Niccolò D’Agati curerà il catalogo della mostra, pubblicato da Bottegantica Edizioni, disponibile per approfondire ulteriormente le tematiche e le opere esposte.
Cornice di questo percorso che abbraccerà lavori di maestri legati agli sviluppi della ricerca divisionista, nella sua complessità estetica e concettuale all’aprirsi del nuovo secolo, sarà la Galleria Bottegantica di Milano.
Dopo le mostre Angelo Morbelli. Luce e colore (2019), Gaetano Previati. Previati in Love (2020) e Il giovane Boccioni (2021), la galleria milanese accoglierà Divisionismi. Un’altra modernità, dal 18 ottobre al 30 novembre.
Accanto alle opere di maestri e teorici della tecnica divisionista come Gaetano Previati, Angelo Morbelli, Emilio Longoni, Vittore Grubicy de Dragon, Giovanni Segantini, Pellizza da Volpedo - presenti con capolavori come Le Caravelle (1908 circa), Fiumelatte (1897), L’Ultima fatica del giorno (1892) e Tramonto sulle colline di Volpedo (1903-1904) - il percorso presenta lavori di artisti legati ad ulteriori sviluppi della ricerca divisionista all'alba del nuovo secolo. Il pubblico incontrerà i primi firmatari del Manifesto futurista come Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Luigi Russolo e Carlo Carrà con lavori come Mia madre (1907) e Ritratto di Bice Morselli (1910), a confronto con i divisionisti Carlo Fornara, Benvenuto Benvenuti, Cesare Maggi, Emilio Longoni, Plinio Nomellini e Sexto Canegallo.
Umberto Boccioni, Mia Madre, 1907, grafite, tempera, inchiostro nero a penna e pennello (applicata su tela), 650 x 440 mm
Nato sullo scorcio degli anni Ottanta del XIX secolo, il Divisionismo incontrò le critiche di figure come Diego Angeli e Ugo Ojetti che scorgevano in questo movimento un eccesso di dogmatismo scientifico e tecnico. Il percorso espositivo fornirà un’indagine del variegato orizzonte del divisionismo nei primi due decenni del secolo per superarne le concezione che ne ha spesso relegato i migliori esiti agli anni dei suoi esordi. Con l’avanzare del nuovo secolo infatti i vecchi maestri e le nuove generazioni di artisti non si trovarono più a confrontarsi con i problemi teorici e pratici relativi alla divisione del colore. La tecnica divisa risultava un dato acquisito, da poter vivere con un rinnovato senso di indisciplinatezza, fondamentale per l’evoluzione del divisionismo. A partire dagli anni Novanta i singoli pittori, impegnati intorno alla ricerca sul colore diviso, avevano elaborato soluzioni individuali, aprendo la strada a un’interpretazione dell’assunto teorico e scientifico di partenza che andasse ben oltre la tecnica, per sondare le possibilità pittoriche in termini di espressione e forza evocatoria.
Benvenuto Benvenuti, Paesaggio, 1907, olio su cartone, 35 x 36 cm
Stesure puntinate e pulviscolari, lineari, a tacche, talvolta affidate a una grafia spezzata e nervosa diventano protagoniste in questa stagione che vede affermarsi un’inedita sperimentazione attorno al valore del segno pittorico. Le variazioni sugli impasti, con stesure levigate costituirono la base essenzialmente modernista di una riflessione sul linguaggio pittorico stesso, fondamentale per le premesse concettuali che portarono all’affermazione dell’avanguardia e alla rilettura in chiave moderna di una delle più importanti sperimentazioni pittoriche dell’Ottocento italiano.
Niccolò D’Agati curerà il catalogo della mostra, pubblicato da Bottegantica Edizioni, disponibile per approfondire ulteriormente le tematiche e le opere esposte.
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