A 50 anni dall’assassinio del leader afroamericano

Il sogno di Martin Luther King in mostra a Milano

Martin Luther King Jr. e Matthew Ahmann in mezzo alla folla durante la Marcia per i Diritti Civili. È in questa occasione che è stato pronunciato da Martin Luther King il discorso dal titolo “I have a dream" | Foto: Rowland Scherman © Courtesy U.S. Information Agency - Press and Publications Service / NARA - National Archives and Records Administration
 

Francesca Grego

04/04/2018

Milano - Sono passati esattamente 50 anni dall’assassinio di Martin Luther King: da quando, su un balcone del Lorraine Motel di Memphis, il leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani cadde colpito alla testa da un proiettile partito da un fucile di precisione Remington 760.
Mentre negli States per ricordarlo si percorre l’US Civil Right Trails dal Delaware arriva in Virginia, toccando 14 stati e oltre 100 tappe legate alla sua storia, in Italia si moltiplicano gli omaggi alla memoria di un uomo capace di incidere sui destini del mondo con impegno pacifico e inflessibile.
Se nelle campagne intorno a Verona il land artist Dario Gambarin ne ha disegnato il volto con trattore e aratro su un terreno di 21 mila metri quadri, a Milano l’epopea dell’apostolo della resistenza non violenta rivive in una ricca rassegna fotografica. Si intitola “I have a dream” la mostra curata da Alessandro Luigi Perna per la Casa di Vetro che, prendendo le mosse da uno dei più celebri discorsi della storia – quello che il reverendo pronunciò a braccio davanti a una folla oceanica di fronte al Lincoln Memorial di Washington, abbandonando all’ultimo istante quello preparato in precedenza – si allarga ad abbracciare l’epopea degli afroamericani dalla Guerra Civile fino alla morte del grande leader.
 
Circa 200 immagini – di cui 60 stampate, le altre visibili grazie a installazioni video – scandiscono l’itinerario, in cui scatti d’epoca realizzati da anonimi reporter si mescolano a opere firmate da grandi fotografi come Lewis Hine, Dorothea Lange, Gordon Parks Arthur Rothstein, Jack Delano, senza dimenticare una serie di rare fotografie a colori degli anni Trenta.
Si parte dal ritratto di gruppo della Compagnia E - 4° Corpo di Fanteria, composta da soldati afroamericani e attiva durante la Guerra Civile (1863), per poi indagare le condizioni di vita dei neri subito dopo il conflitto, la siccità degli anni Trenta nella Cotton Belt, tra i campi di cotone del centro del Paese, e gli inizi dell’integrazione scolastica nei decenni centrali del XX secolo. Fino ad arrivare agli eventi che portarono al Civil Rights Act del 1964, che aboliva ogni forma di discriminazione legata al colore della pelle, al sesso o all’origine nella vita pubblica statunitense, e al Voting Act del 1965, che assicurava il diritto di voto alle minoranze etniche.
Da non perdere gli scatti della marcia per i diritti civili del 28 agosto 1963, nella quale sfilano anche Bob Dylan, Joan Baez, Marlon Brando, e delle drammatiche rivolte degli afroamericani nell’aprile del 1968, subito dopo l’assassinio di Martin Luther King.
 
Composta da immagini provenienti dagli Archivi di Stato americani (Library of Congress e National Archives and Record Administration), I have a dream. La lotta per i diritti civili degli afroamericani dalla segregazione razziale a Martin Luther King fa parte del più ampio progetto “History & Photography”, che si propone di raccontare la storia attraverso la fotografia, nonché l’evoluzione dell’arte del reportage, valorizzando il patrimonio di archivi fotografici pubblici e privati di tutto il mondo.
Per visitare la rassegna c’è tempo fino al 23 giugno, mentre in occasione del 50° anniversario dell’uccisione di Martin Luther King, oggi, mercoledì 4 aprile, è in programma una serata evento con la videoproiezione di immagini commentate dal curatore dell’esposizione.

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