Dal 21 febbraio al 24 giugno a Palazzo Reale
In arrivo a Milano il Rinascimento di Dürer
© 2018 . Museo Thyssen - Bornemisza / Scala, Firenze |
Albrecht Dürer, Gesù tra i dottori, 1506
Francesca Grego
18/01/2018
Milano - Un gentiluomo raffinato dai riccioli curatissimi, l’abito elegante, le mani avvolte in guanti di candido capretto. Lo sguardo penetrante e fiero è in linea con la monumentalità della posa, mentre l’ampia scollatura appena trattenuta da un laccio tradisce un lampo di sensualità.
Così si rappresenta Albrecht Dürer in uno dei suoi più celebri autoritratti. È reduce da un viaggio a Venezia, dove ha scoperto con stupore il prestigio che circonda gli artisti, in Germania considerati ancora solo dei bravi artigiani.
A poco più di cinque secoli dal suo primo soggiorno italiano, il maestro del Rinascimento tedesco torna nel Belpaese, con una grande mostra che impreziosisce il 2018 di Palazzo Reale.
Dal 21 febbraio al 24 giugno 130 capolavori ne illustreranno l’opera e la figura, con un’attenzione speciale a quella rete di relazioni e influenze che legò Dürer alla sfera artistica italiana, facendo del suo lavoro un ponte tra il Nord e il Sud dell’Europa.
Ci saranno il celebre Ritratto a mezzobusto di una giovane veneziana, l’Adorazione dei Magi, il ritratto del padre, un orafo di origine ungherese che gli trasmise i segreti dell’incisione e la passione per l’arte fiamminga.
Senza dimenticare l’olio su tavola di Gesù tra i dottori, un gioiello realizzato in Laguna a tempo di record e poi forse donato a Giovanni Bellini. Si racconta che nella casa del vecchio maestro veneto sia stato ammirato da Lorenzo Lotto, che ne trasse ispirazione per la sua Sacra Conversazione.
Tra le incisioni - arte in cui Dürer fu un fuoriclasse assoluto - spiccheranno invece La Madonna della Scimmia e l’affascinante Sogno del dottore, entrambi densi di significati allegorici.
E per collocare pienamente nel suo tempo il poliedrico artista di Norimberga, una serie di stampe, disegni, dipinti di maestri tedeschi (Lucas Cranach, Albrecht Altdorfer, Hans Baldung Grien) e italiani: Andrea Mantegna e Leonardo, studiati approfonditamente nel corso di viaggi ripetuti, Lotto e Giorgione, ma soprattutto Giovanni Bellini, il pittore più amato, dal quale Dürer imparò a rendere la luce più calda e avvolgente.
Un’operazione riuscita talmente bene che, quando l’artista lagunare vide per la prima volta la tavola della Madonna del Rosario, credette che i capelli dorati della Vergine fossero stati dipinti con pennelli speciali di una sottigliezza mai vista.
Nel percorso espositivo, tante sezioni tematiche per conoscere il maestro del Rinascimento tedesco da ogni punto di vista.
Da non perdere, “Scoprire la natura, scoprire il mondo”, che ci parla dell’attrazione di Dürer per il regno animale e vegetale: la forma dell’ala di un uccello, la stranezza del rinoceronte, i corpi di lepri, granchi e pappagalli lo affascinarono al punto da spingerlo a studi attenti ai dettagli più minuti, così come le sue rappresentazioni di alberi e piante sono talmente precise da consentire a un botanico di riconoscerne la specie esatta.
Una passione che lo avvicina a Leonardo, insieme al grande interesse per il corpo umano, la matematica, la prospettiva e le proporzioni, a cui è dedicata una delle prime sezioni della mostra.
E poi via, in un viaggio alla scoperta dell’apertura culturale di un degno protagonista dell’Umanesimo europeo, capace di andare oltre confini geografici, paradigmi artistici, filosofici e religiosi.
A cura del professor Bernard Aikema dell’Università di Verona, Dürer e il Rinascimento tra Germania e Italia è prodotta e organizzata da Palazzo Reale e 24 Ore Cultura – Gruppo 24 Ore.
Leggi anche:
• Come un’allegoria: pittura e tessuto nelle trame di Giorgione
• Un anno nel segno dell’arte: presentate a Milano le mostre del 2018
• Lotto, Mantegna e Bellini: l’arte italiana protagonista alla National Gallery nel 2018
Così si rappresenta Albrecht Dürer in uno dei suoi più celebri autoritratti. È reduce da un viaggio a Venezia, dove ha scoperto con stupore il prestigio che circonda gli artisti, in Germania considerati ancora solo dei bravi artigiani.
A poco più di cinque secoli dal suo primo soggiorno italiano, il maestro del Rinascimento tedesco torna nel Belpaese, con una grande mostra che impreziosisce il 2018 di Palazzo Reale.
Dal 21 febbraio al 24 giugno 130 capolavori ne illustreranno l’opera e la figura, con un’attenzione speciale a quella rete di relazioni e influenze che legò Dürer alla sfera artistica italiana, facendo del suo lavoro un ponte tra il Nord e il Sud dell’Europa.
Ci saranno il celebre Ritratto a mezzobusto di una giovane veneziana, l’Adorazione dei Magi, il ritratto del padre, un orafo di origine ungherese che gli trasmise i segreti dell’incisione e la passione per l’arte fiamminga.
Senza dimenticare l’olio su tavola di Gesù tra i dottori, un gioiello realizzato in Laguna a tempo di record e poi forse donato a Giovanni Bellini. Si racconta che nella casa del vecchio maestro veneto sia stato ammirato da Lorenzo Lotto, che ne trasse ispirazione per la sua Sacra Conversazione.
Tra le incisioni - arte in cui Dürer fu un fuoriclasse assoluto - spiccheranno invece La Madonna della Scimmia e l’affascinante Sogno del dottore, entrambi densi di significati allegorici.
E per collocare pienamente nel suo tempo il poliedrico artista di Norimberga, una serie di stampe, disegni, dipinti di maestri tedeschi (Lucas Cranach, Albrecht Altdorfer, Hans Baldung Grien) e italiani: Andrea Mantegna e Leonardo, studiati approfonditamente nel corso di viaggi ripetuti, Lotto e Giorgione, ma soprattutto Giovanni Bellini, il pittore più amato, dal quale Dürer imparò a rendere la luce più calda e avvolgente.
Un’operazione riuscita talmente bene che, quando l’artista lagunare vide per la prima volta la tavola della Madonna del Rosario, credette che i capelli dorati della Vergine fossero stati dipinti con pennelli speciali di una sottigliezza mai vista.
Nel percorso espositivo, tante sezioni tematiche per conoscere il maestro del Rinascimento tedesco da ogni punto di vista.
Da non perdere, “Scoprire la natura, scoprire il mondo”, che ci parla dell’attrazione di Dürer per il regno animale e vegetale: la forma dell’ala di un uccello, la stranezza del rinoceronte, i corpi di lepri, granchi e pappagalli lo affascinarono al punto da spingerlo a studi attenti ai dettagli più minuti, così come le sue rappresentazioni di alberi e piante sono talmente precise da consentire a un botanico di riconoscerne la specie esatta.
Una passione che lo avvicina a Leonardo, insieme al grande interesse per il corpo umano, la matematica, la prospettiva e le proporzioni, a cui è dedicata una delle prime sezioni della mostra.
E poi via, in un viaggio alla scoperta dell’apertura culturale di un degno protagonista dell’Umanesimo europeo, capace di andare oltre confini geografici, paradigmi artistici, filosofici e religiosi.
A cura del professor Bernard Aikema dell’Università di Verona, Dürer e il Rinascimento tra Germania e Italia è prodotta e organizzata da Palazzo Reale e 24 Ore Cultura – Gruppo 24 Ore.
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• Come un’allegoria: pittura e tessuto nelle trame di Giorgione
• Un anno nel segno dell’arte: presentate a Milano le mostre del 2018
• Lotto, Mantegna e Bellini: l’arte italiana protagonista alla National Gallery nel 2018
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