A Milano dal 14 al 17 febbraio
Massimiliano Alioto: l’enigma in un fiore
Massimiliano Alioto, Asfissia, 2016, 190 x 150 cm | © Massimiliano Alioto
Francesca Grego
03/02/2017
Milano - Una tavola imbandita, bottiglie e bicchieri semivuoti, un foglio, un calamaio, un revolver e una valigia. In disparte i corpi esanimi di un uomo e di una donna, mentre il pavimento è un tappeto di fiori appassiti. Sembra un giallo, è Asfissia!, il dipinto di Angelo Morbelli (1884), da cui prende le mosse l’omonimo progetto di Massimiliano Alioto, classe 1972.
Un omaggio alla pittura tardo simbolista italiana e alla natura morta, ma soprattutto una riflessione sulla caducità dell’immagine, la cui vita nell’era dell’iper-riproducibilità digitale è breve quasi come quella di un fiore.
Cinquanta quadri di diverso stile e formato rappresentano altrettante possibili variazioni sul tema dei fiori, dalla pittura descrittiva a un linguaggio astratto e gestuale, in un esperimento che è stato accostato agli Esercizi di stile di Raymond Queneau. Li affiancano una serie di disegni, i fantasmi (Ghosts) di Max Klinger, Alma Tadema, Matisse e altri grandi del passato, la cui aura aleggia sul lavoro di Alioto.
Al visitatore la sfida dell’enigma e il compito di districarsi nel gioco di rimandi fra storia dell’arte, intuizioni filosofiche, citazioni cinematografiche e suggestioni letterarie. Proprio come nell’originaria composizione di Morbelli, la cui oscura ricetta era a base di Baudelaire e cronaca nera.
Curata da Luca Beatrice, la mostra è un’iniziativa di Fondazione Maimeri con la media partnership di ARTE.it. Sarà visitabile negli spazi di M.A.C. Musica Arte e Cultura dal 14 al 17 febbraio.
Vedi anche:
• Asfissia
• Quando una mostra diventa spettacolo: intervista a Massimiliano Alioto
• FOTO: Asfissia. In scena l'iperbole pittorica di Massimiliano Alioto
• Guida d'arte di Milano
Un omaggio alla pittura tardo simbolista italiana e alla natura morta, ma soprattutto una riflessione sulla caducità dell’immagine, la cui vita nell’era dell’iper-riproducibilità digitale è breve quasi come quella di un fiore.
Cinquanta quadri di diverso stile e formato rappresentano altrettante possibili variazioni sul tema dei fiori, dalla pittura descrittiva a un linguaggio astratto e gestuale, in un esperimento che è stato accostato agli Esercizi di stile di Raymond Queneau. Li affiancano una serie di disegni, i fantasmi (Ghosts) di Max Klinger, Alma Tadema, Matisse e altri grandi del passato, la cui aura aleggia sul lavoro di Alioto.
Al visitatore la sfida dell’enigma e il compito di districarsi nel gioco di rimandi fra storia dell’arte, intuizioni filosofiche, citazioni cinematografiche e suggestioni letterarie. Proprio come nell’originaria composizione di Morbelli, la cui oscura ricetta era a base di Baudelaire e cronaca nera.
Curata da Luca Beatrice, la mostra è un’iniziativa di Fondazione Maimeri con la media partnership di ARTE.it. Sarà visitabile negli spazi di M.A.C. Musica Arte e Cultura dal 14 al 17 febbraio.

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• Quando una mostra diventa spettacolo: intervista a Massimiliano Alioto
• FOTO: Asfissia. In scena l'iperbole pittorica di Massimiliano Alioto
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