Umanesimo industriale: come l'arte e la comunicazione aiutano l'industria
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©Fondazione Pirelli |
dall'Archivio Fondazione Pirelli
20/11/2012
Milano - Cominciava tutto nel 1872 dall’idea di mettere su un’impresa che producesse articoli tecnici ricavati dal caucciù vulcanizzato. All’inizio furono cinghie di trasmissione, manicotti e raccorderie in gomma, poi si aggiunsero cavi telegrafici sottomarini, giocattoli, tappeti e impermeabili. Poi, all’inizio del XIX secolo, la svolta decisiva: pneumatici da bicicletta e da lì un’ascesa inarrestabile che ha portato Pirelli ad essere una delle aziende leader nel settore.
Una grande impresa, però, non si costruisce senza il supporto della comunicazione. Meglio ancora se con grandi firme della cultura, della grafica, dell’arte. L’impegno in questo senso ha portato alla creazione, nel 2009, della Fondazione Pirelli che oggi conserva nel suo archivio storico “oltre 3 km lineari di fotografie, disegni, manifesti, documenti, audiovisivi e pubblicazioni, tra cui la Rivista Pirelli, pubblicata tra il 1948 e il 1972, modello di integrazione fra cultura tecnico-scientifica e cultura più largamente intesa”. Materiale che costituisce una straordinaria documentazione della storia di questa azienda italiana dalla sua nascita fino ai nostri giorni e che in questi giorni è esposto presso la sede stessa della Fondazione, a Milano, nella mostra “L’Umanesimo industriale di Pirelli. Dalla natura alla produzione, con gli occhi dell’arte” organizzata in occasione dell’undicesima edizione della Settimana della Cultura d’impresa, promossa da Confindustria.
Tra gli eventi correlati: un incontro dedicato alla storica Rivista Pirelli, edita ininterrottamente dal 1948 al 1972 che tra le sue pagine ha accolto contributi di grandi personaggi del mondo della cultura e della letteratura internazionale (Giulio Carlo Argan, Dino Buzzati, Italo Calvino, Arrigo Levi, Eugenio Montale, Salvatore Quasimodo, Alberto Ronchey, Elio Vittorini, solo per citarne alcuni) e visite guidate agli spazi dedicati all’arte contemporanea dell’Hangar Bicocca, dove tra le installazioni site specific c’è la sorprendente “On Space Time Foam” di Tomás Saraceno.
Nicoletta Speltra
Una grande impresa, però, non si costruisce senza il supporto della comunicazione. Meglio ancora se con grandi firme della cultura, della grafica, dell’arte. L’impegno in questo senso ha portato alla creazione, nel 2009, della Fondazione Pirelli che oggi conserva nel suo archivio storico “oltre 3 km lineari di fotografie, disegni, manifesti, documenti, audiovisivi e pubblicazioni, tra cui la Rivista Pirelli, pubblicata tra il 1948 e il 1972, modello di integrazione fra cultura tecnico-scientifica e cultura più largamente intesa”. Materiale che costituisce una straordinaria documentazione della storia di questa azienda italiana dalla sua nascita fino ai nostri giorni e che in questi giorni è esposto presso la sede stessa della Fondazione, a Milano, nella mostra “L’Umanesimo industriale di Pirelli. Dalla natura alla produzione, con gli occhi dell’arte” organizzata in occasione dell’undicesima edizione della Settimana della Cultura d’impresa, promossa da Confindustria.
Tra gli eventi correlati: un incontro dedicato alla storica Rivista Pirelli, edita ininterrottamente dal 1948 al 1972 che tra le sue pagine ha accolto contributi di grandi personaggi del mondo della cultura e della letteratura internazionale (Giulio Carlo Argan, Dino Buzzati, Italo Calvino, Arrigo Levi, Eugenio Montale, Salvatore Quasimodo, Alberto Ronchey, Elio Vittorini, solo per citarne alcuni) e visite guidate agli spazi dedicati all’arte contemporanea dell’Hangar Bicocca, dove tra le installazioni site specific c’è la sorprendente “On Space Time Foam” di Tomás Saraceno.
Nicoletta Speltra
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