Al Museo Diocesano Carlo Maria Martini dal 20 febbraio all’11 maggio
Un Bellini per Milano in arrivo dai Musei Vaticani
Giovanni Bellini, Compianto sul Cristo morto, 1473-1476, Olio su tavola, 107 × 84 cm, Musei Vaticani
Samantha De Martin
22/01/2024
Milano - Uno dei massimi capolavori della pittura italiana, che segna la maturità di Giovanni Bellini siglando il suo ruolo di caposcuola della pittura veneziana, sarà ospite del Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano dal 20 febbraio all’11 maggio.
Il Compianto sul Cristo morto, uno dei vertici del maestro veneziano conservato nei Musei Vaticani, raffigura il momento in cui il corpo di Cristo, prima della sepoltura, viene compianto e unto con olii profumati. All’interno di uno spazio compresso, reso di scorcio dal basso verso l’alto risaltano all’occhio quattro personaggi monumentali: Cristo, Giuseppe d’Arimatea, Nicodemo e la Maddalena che stringe tra le sue mani quella di Gesù.
Proprio questo straordinario intreccio di mani rappresenta il punto focale della rappresentazione. È qui che converge lo sguardo dello spettatore grazie alla magistrale orchestrazione del pennello del Rinascimento.
Attraverso l'utilizzo di una luce tersa, facendo ricorso a una netta alternanza tra chiari e scuri, il pittore guida lo sguardo passando dalle gambe di Cristo abbandonate sul sepolcro alla ferita del costato dove si concentrano anche gli occhi dei personaggi.
Giovanni Bellini, Dettaglio, Compianto sul Cristo morto, particolare, 1473 -76, Olio su tavola, 107 x 84 cm, Musei Vaticani
Sullo sfondo, un cielo azzurro, che in quest’opera allude alla speranza, rivela la nuova apertura dell’artista nei confronti della natura e della resa atmosferica del paesaggio. L’esposizione, che accoglie la preziosa tavola realizzata da Bellini intorno al 1475, che in origine costituiva la cimasa per la pala dell’altare maggiore della chiesa di San Francesco a Pesaro, è curata da Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano di Milano, e dal curatore del Reparto per l’Arte dei secoli XV-XVI dei Musei Vaticani, Fabrizio Biferali.
Una sezione intitolata Quattro artisti contemporanei in dialogo con un capolavoro, curata da Giuseppe Frangi, presidente dell’Associaizone Giovanni Testori, completa il percorso realizzato in collaborazione con Casa Testori.
I quattro artisti contemporanei – LETIA (Letizia Cariello), Emma Ciceri, Francesco De Grandi e Andrea Mastrovito – si confrontano con il capolavoro belliniano, e riflettendo sui temi suggeriti dall’opera testimoniano la capacità della tavola del maestro veneziano di sfiorare ancora oggi le corde del nostro tempo. Travalicando la sua dimensione storica, il Compianto sollecita la sensibilità dell’uomo contemporaneo di fronte alla morte, al dolore, alla pietà e al valore della cura.
Giovanni Bellini, Dettaglio, Compianto sul Cristo morto, 1473 -76, Olio su tavola, 107 x 84 cm, Musei Vaticani
Il percorso si snoda in quattro spazi. Per te Myriam di Migdel, un’installazione di LETIA Letizia Cariello dedicata alla figura della Maddalena lascerà il posto ad Andrea Mastrovito con il grande frottage War Christ, un’attualizzazione drammatica del tema belliniano. Se Emma Ciceri, nel video Studio di mani, rilegge il motivo centrale del Compianto di Bellini, Francesco De Grandi reinterpreta con una grande tela l’iconografia del Compianto in termini contemporanei.
Il Compianto sul Cristo morto, uno dei vertici del maestro veneziano conservato nei Musei Vaticani, raffigura il momento in cui il corpo di Cristo, prima della sepoltura, viene compianto e unto con olii profumati. All’interno di uno spazio compresso, reso di scorcio dal basso verso l’alto risaltano all’occhio quattro personaggi monumentali: Cristo, Giuseppe d’Arimatea, Nicodemo e la Maddalena che stringe tra le sue mani quella di Gesù.
Proprio questo straordinario intreccio di mani rappresenta il punto focale della rappresentazione. È qui che converge lo sguardo dello spettatore grazie alla magistrale orchestrazione del pennello del Rinascimento.
Attraverso l'utilizzo di una luce tersa, facendo ricorso a una netta alternanza tra chiari e scuri, il pittore guida lo sguardo passando dalle gambe di Cristo abbandonate sul sepolcro alla ferita del costato dove si concentrano anche gli occhi dei personaggi.
Giovanni Bellini, Dettaglio, Compianto sul Cristo morto, particolare, 1473 -76, Olio su tavola, 107 x 84 cm, Musei Vaticani
Sullo sfondo, un cielo azzurro, che in quest’opera allude alla speranza, rivela la nuova apertura dell’artista nei confronti della natura e della resa atmosferica del paesaggio. L’esposizione, che accoglie la preziosa tavola realizzata da Bellini intorno al 1475, che in origine costituiva la cimasa per la pala dell’altare maggiore della chiesa di San Francesco a Pesaro, è curata da Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano di Milano, e dal curatore del Reparto per l’Arte dei secoli XV-XVI dei Musei Vaticani, Fabrizio Biferali.
Una sezione intitolata Quattro artisti contemporanei in dialogo con un capolavoro, curata da Giuseppe Frangi, presidente dell’Associaizone Giovanni Testori, completa il percorso realizzato in collaborazione con Casa Testori.
I quattro artisti contemporanei – LETIA (Letizia Cariello), Emma Ciceri, Francesco De Grandi e Andrea Mastrovito – si confrontano con il capolavoro belliniano, e riflettendo sui temi suggeriti dall’opera testimoniano la capacità della tavola del maestro veneziano di sfiorare ancora oggi le corde del nostro tempo. Travalicando la sua dimensione storica, il Compianto sollecita la sensibilità dell’uomo contemporaneo di fronte alla morte, al dolore, alla pietà e al valore della cura.
Giovanni Bellini, Dettaglio, Compianto sul Cristo morto, 1473 -76, Olio su tavola, 107 x 84 cm, Musei Vaticani
Il percorso si snoda in quattro spazi. Per te Myriam di Migdel, un’installazione di LETIA Letizia Cariello dedicata alla figura della Maddalena lascerà il posto ad Andrea Mastrovito con il grande frottage War Christ, un’attualizzazione drammatica del tema belliniano. Se Emma Ciceri, nel video Studio di mani, rilegge il motivo centrale del Compianto di Bellini, Francesco De Grandi reinterpreta con una grande tela l’iconografia del Compianto in termini contemporanei.
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