Due mostre da non perdere
A Berlino è l'ora di Munch
Edvard Munch, The Sun, 1910–13. Oil on canvas, 163.5 × 202.5 cm. Munchmuseet, Oslo I Courtesy Museum Barberini Potsdam
Francesca Grego
06/10/2023
Mondo - L’autunno di Berlino si tinge dei colori espressionisti di Edvard Munch grazie a due grandi mostre realizzate con la collaborazione del Munch Museum di Oslo. Per l’artista norvegese è in qualche modo un ritorno: la capitale tedesca fu una città di importanza cruciale per la sua carriera, teatro di ben 60 esposizioni a lui dedicate mentre era in vita, nonché il suo luogo di lavoro per circa 15 anni.
Era il 1892 quando il giovane Munch, ancora sconosciuto, scandalizzò la borghesia di Berlino con dipinti di radicale novità. La sua prima personale in città dovette chiudere poco dopo l’inaugurazione, ma l’artista fu piacevolmente sorpreso dall’attenzione del pubblico, diviso in opposte fazioni, al punto da decidere di prendere casa sul fiume Sprea. Per Berlino “l’affaire Munch” fu forse ancora più importante: segnò l’inizio del Modernismo, aprendo l’esaltante avventura delle avanguardie nella capitale tedesca.
Edvard Munch, Red and White, 1899–1900. Photo © MUNCH, Oslo / Halvor Bjørngård I Courtesy Berlinische Galerie
E inizia qui anche il racconto delle mostre di questo autunno. Edvard Munch. La magia del Nord sarà alla Berlinische Galerie fino al prossimo 22 gennaio con circa 90 opere del maestro scandinavo e di artisti suoi contemporanei. Al cuore del progetto, il legame tra il pittore e la città, raccontata attraverso dipinti, disegni e foto d’epoca: “Sono in pochi a saperlo, ma l’artista norvegese ha avuto una grande influenza sulla scena creativa di Berlino tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo”, racconta il direttore della Berlinische Galerie Thomas Köhler. Dieci anni dopo il clamoroso debutto, “Munch era famoso in tutta la Germania e nel 1927 la Nationalgalerie di Berlino gli dedicò la più grande retrospettiva mai realizzata”.
Edvard Munch, The Hearse on Potsdamer Platz, 1902, Photo © MUNCH, Oslo / Sidsel de Jong I Courtesy Berlinische Galerie
L’innesco della rivoluzione modernista non fu l’unico colpo messo a segno da Munch sulle rive della Sprea. Quando l’artista arrivò, l’attrazione per il profondo Nord - dalla natura selvaggia alla magia di antiche leggende - era già molto diffusa in Germania. Ma la pittura di Munch ne avrebbe traghettato l’anima romantica verso una profondità psicologica nuova, propria del XX secolo. In seguito il regime nazista lo avrebbe celebrato come “grande pittore nordico”, per bollarlo, dopo pochi anni, con il marchio infame di “artista degenerato”.
Edvard Munch, Woman, 1925. Photo © MUNCH, Oslo / Ove Kvavik I Courtesy Berlinische Galerie
Il secondo appuntamento della stagione ci conduce a Potsdam, e precisamente al Barberini Museum, sogno architettonico di un sovrano settecentesco – Federico il Grande di Prussia – innamorato dell’arte italiana. Costruito sul modello del romano Palazzo Barberini, l’edificio fu distrutto dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, per poi essere ricostruito e aprire le porte come museo nel 2017. Nata dalla collaborazione con Clark Art Institute di Williamstown, nel Massachussets, e con il Munch Museum di Oslo, Edvard Munch: Trembling Earth prosegue e approfondisce il viaggio della Berlinische Galerie focalizzando l’attenzione su un tema molto sentito dal maestro norvegese, ma mai sviluppato in un’esposizione dedicata.
Edvard Munch, Stormy Landscape, 1902–03. Oil on canvas, 74 × 95 cm. Private collection I Courtesy Museum Barberini Potsdam
Dal 18 novembre 2023 al 1° aprile 2024 la mostra esplorerà la fascinazione di Munch per il mondo naturale, dai fiordi alle foreste, dalle tempeste alla luce solare. Le grandi scoperte scientifiche dell’epoca influenzano il lavoro dell’artista, che d’altro canto si accosta alla natura con approccio panteistico. Ne apprezza la potenza universale, l’eterna, ciclica rinascita, e contemporaneamente vede in essa il riflesso dei propri tumulti interiori. Nascono così i paesaggi boschivi e le aspre marine del Nord, ma anche i corpi intrecciati alla terra o sospesi nell’aria che ammiriamo nei suoi quadri. “I destini degli uomini sono come i pianeti; si incontrano nello spazio, per poi di nuovo scomparire all’improvviso”, scrive l’artista. Le 110 opere in arrivo al Barberini Museum traducono il suo pensiero in immagini: tra loro, prestiti eccellenti dal MoMa di New York, dal Dallas Museum of Art, dalla Staatsgalerie di Stoccarda, dal Museum Folkwang di Essen, dal Von der Heydt-Museum di Wuppertal e, naturalmente, dal Munch Museum di Oslo.
Edvard Munch, Summer Night by the Beach, 1902–03. Oil on canvas, 103 × 120 cm. Private collection I Courtesy Museum Barberini Potsdam
Era il 1892 quando il giovane Munch, ancora sconosciuto, scandalizzò la borghesia di Berlino con dipinti di radicale novità. La sua prima personale in città dovette chiudere poco dopo l’inaugurazione, ma l’artista fu piacevolmente sorpreso dall’attenzione del pubblico, diviso in opposte fazioni, al punto da decidere di prendere casa sul fiume Sprea. Per Berlino “l’affaire Munch” fu forse ancora più importante: segnò l’inizio del Modernismo, aprendo l’esaltante avventura delle avanguardie nella capitale tedesca.
Edvard Munch, Red and White, 1899–1900. Photo © MUNCH, Oslo / Halvor Bjørngård I Courtesy Berlinische Galerie
E inizia qui anche il racconto delle mostre di questo autunno. Edvard Munch. La magia del Nord sarà alla Berlinische Galerie fino al prossimo 22 gennaio con circa 90 opere del maestro scandinavo e di artisti suoi contemporanei. Al cuore del progetto, il legame tra il pittore e la città, raccontata attraverso dipinti, disegni e foto d’epoca: “Sono in pochi a saperlo, ma l’artista norvegese ha avuto una grande influenza sulla scena creativa di Berlino tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo”, racconta il direttore della Berlinische Galerie Thomas Köhler. Dieci anni dopo il clamoroso debutto, “Munch era famoso in tutta la Germania e nel 1927 la Nationalgalerie di Berlino gli dedicò la più grande retrospettiva mai realizzata”.
Edvard Munch, The Hearse on Potsdamer Platz, 1902, Photo © MUNCH, Oslo / Sidsel de Jong I Courtesy Berlinische Galerie
L’innesco della rivoluzione modernista non fu l’unico colpo messo a segno da Munch sulle rive della Sprea. Quando l’artista arrivò, l’attrazione per il profondo Nord - dalla natura selvaggia alla magia di antiche leggende - era già molto diffusa in Germania. Ma la pittura di Munch ne avrebbe traghettato l’anima romantica verso una profondità psicologica nuova, propria del XX secolo. In seguito il regime nazista lo avrebbe celebrato come “grande pittore nordico”, per bollarlo, dopo pochi anni, con il marchio infame di “artista degenerato”.
Edvard Munch, Woman, 1925. Photo © MUNCH, Oslo / Ove Kvavik I Courtesy Berlinische Galerie
Il secondo appuntamento della stagione ci conduce a Potsdam, e precisamente al Barberini Museum, sogno architettonico di un sovrano settecentesco – Federico il Grande di Prussia – innamorato dell’arte italiana. Costruito sul modello del romano Palazzo Barberini, l’edificio fu distrutto dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, per poi essere ricostruito e aprire le porte come museo nel 2017. Nata dalla collaborazione con Clark Art Institute di Williamstown, nel Massachussets, e con il Munch Museum di Oslo, Edvard Munch: Trembling Earth prosegue e approfondisce il viaggio della Berlinische Galerie focalizzando l’attenzione su un tema molto sentito dal maestro norvegese, ma mai sviluppato in un’esposizione dedicata.
Edvard Munch, Stormy Landscape, 1902–03. Oil on canvas, 74 × 95 cm. Private collection I Courtesy Museum Barberini Potsdam
Dal 18 novembre 2023 al 1° aprile 2024 la mostra esplorerà la fascinazione di Munch per il mondo naturale, dai fiordi alle foreste, dalle tempeste alla luce solare. Le grandi scoperte scientifiche dell’epoca influenzano il lavoro dell’artista, che d’altro canto si accosta alla natura con approccio panteistico. Ne apprezza la potenza universale, l’eterna, ciclica rinascita, e contemporaneamente vede in essa il riflesso dei propri tumulti interiori. Nascono così i paesaggi boschivi e le aspre marine del Nord, ma anche i corpi intrecciati alla terra o sospesi nell’aria che ammiriamo nei suoi quadri. “I destini degli uomini sono come i pianeti; si incontrano nello spazio, per poi di nuovo scomparire all’improvviso”, scrive l’artista. Le 110 opere in arrivo al Barberini Museum traducono il suo pensiero in immagini: tra loro, prestiti eccellenti dal MoMa di New York, dal Dallas Museum of Art, dalla Staatsgalerie di Stoccarda, dal Museum Folkwang di Essen, dal Von der Heydt-Museum di Wuppertal e, naturalmente, dal Munch Museum di Oslo.
Edvard Munch, Summer Night by the Beach, 1902–03. Oil on canvas, 103 × 120 cm. Private collection I Courtesy Museum Barberini Potsdam
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