Dal 27 marzo al 29 luglio al Musée Picasso
A Parigi il ritorno di Guernica
Foto Dora Maar. Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia, Madrid |
Guernica all'Esposizione Internazionale di Parigi del 1937
Francesca Grego
08/01/2018
Mondo - A 80 anni dal debutto all’Esposizione Internazionale dell’Arte e della Tecnica del 1937, Guernica torna a Parigi per una grande mostra.
Icona del genio di Pablo Picasso, manifesto dell’opposizione alla brutalità della guerra e per molti anni bandiera degli antifascisti di tutta Europa, dal 27 marzo il capolavoro sarà al centro di un ampio allestimento concepito per svelarne tutta la ricchezza storica e artistica.
Insieme alla grande tela di iuta dipinta all’indomani del bombardamento della cittadina basca di Gernika ad opera delle forze aeree naziste, dal Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia di Madrid arriveranno schizzi e disegni di Picasso, nonché documenti selezionati per raccontare la genesi di un’opera fuori dal comune.
Non solo preziosi precedenti che illustreranno la fascinazione del pittore andaluso verso i tori, la corrida e il mito del Minotauro, ma anche testimonianze della Guerra Civile Spagnola integrate da rari manifesti conservati negli Archivi Nazionali di Francia e memorie dell’Esposizione per cui l’opera fu concepita in soli due mesi, in una febbrile corsa contro il tempo.
Istantanee da una Repubblica in emergenza che non rinuncia a commissionare a una star dell’arte un quadro che la rappresenti di fronte al mondo, di un Picasso che tarda a terminare il lavoro, dell’amante Dora Maar che ogni giorno ne documenta l’evoluzione in scatti passati alla storia e del giovane Sebastian Matta incaricato dagli organizzatori di fare il possibile per accelerare le operazioni.
E poi l’influenza trascinante di Guernica nel mondo dell’arte, dalla lirica La victoire di Guernica del poeta surrealista Paul Éluard all’attenzione creata intorno all’eloquente pannello in bianco e nero dal reportage voluto dall’editore Christian Zervos per la rivista d’avanguardia “Cahiers d’Art”.
Fino al ruolo del dipinto nel coagulare intorno a sé artisti e intellettuali antifranchisti, come veicolo di conoscenza presso l’opinione pubblica mondiale del conflitto fratricida che stava insanguinando la Spagna e, in seguito, come simbolo di pace in un lungo viaggio tra l’Europa e l’America.
Una volta caduto il governo repubblicano, infatti, Picasso aveva proibito l’esposizione di Guernica nel suo Paese, permettendone il ritorno solo dopo la fine del Franchismo.
Per più di 50 anni l’opera restò al MoMa di New York, approdando a Madrid nel 1981 e trovando una collocazione definitiva al Reina Sofia 11 anni più tardi.
Poco dopo l’arrivo in Spagna alcuni studiosi esaminarono la tela al microscopio, scoprendo che gli anni delle peregrinazioni erano stati ampiamente previsti dal pittore: Guernica è dipinta su una tela particolarmente grezza, lavorata con metodi arcaici e ingegnosi che l’hanno resa resistente a viaggi e agli spostamenti reiterati.
Leggi anche:
• A Parigi l’Anno Erotico di Picasso
• Picasso al Senato con il cartone di Guernica
• Guernica “in tasca” grazie alla rivoluzione digitale del Reina Sofia
Icona del genio di Pablo Picasso, manifesto dell’opposizione alla brutalità della guerra e per molti anni bandiera degli antifascisti di tutta Europa, dal 27 marzo il capolavoro sarà al centro di un ampio allestimento concepito per svelarne tutta la ricchezza storica e artistica.
Insieme alla grande tela di iuta dipinta all’indomani del bombardamento della cittadina basca di Gernika ad opera delle forze aeree naziste, dal Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia di Madrid arriveranno schizzi e disegni di Picasso, nonché documenti selezionati per raccontare la genesi di un’opera fuori dal comune.
Non solo preziosi precedenti che illustreranno la fascinazione del pittore andaluso verso i tori, la corrida e il mito del Minotauro, ma anche testimonianze della Guerra Civile Spagnola integrate da rari manifesti conservati negli Archivi Nazionali di Francia e memorie dell’Esposizione per cui l’opera fu concepita in soli due mesi, in una febbrile corsa contro il tempo.
Istantanee da una Repubblica in emergenza che non rinuncia a commissionare a una star dell’arte un quadro che la rappresenti di fronte al mondo, di un Picasso che tarda a terminare il lavoro, dell’amante Dora Maar che ogni giorno ne documenta l’evoluzione in scatti passati alla storia e del giovane Sebastian Matta incaricato dagli organizzatori di fare il possibile per accelerare le operazioni.
E poi l’influenza trascinante di Guernica nel mondo dell’arte, dalla lirica La victoire di Guernica del poeta surrealista Paul Éluard all’attenzione creata intorno all’eloquente pannello in bianco e nero dal reportage voluto dall’editore Christian Zervos per la rivista d’avanguardia “Cahiers d’Art”.
Fino al ruolo del dipinto nel coagulare intorno a sé artisti e intellettuali antifranchisti, come veicolo di conoscenza presso l’opinione pubblica mondiale del conflitto fratricida che stava insanguinando la Spagna e, in seguito, come simbolo di pace in un lungo viaggio tra l’Europa e l’America.
Una volta caduto il governo repubblicano, infatti, Picasso aveva proibito l’esposizione di Guernica nel suo Paese, permettendone il ritorno solo dopo la fine del Franchismo.
Per più di 50 anni l’opera restò al MoMa di New York, approdando a Madrid nel 1981 e trovando una collocazione definitiva al Reina Sofia 11 anni più tardi.
Poco dopo l’arrivo in Spagna alcuni studiosi esaminarono la tela al microscopio, scoprendo che gli anni delle peregrinazioni erano stati ampiamente previsti dal pittore: Guernica è dipinta su una tela particolarmente grezza, lavorata con metodi arcaici e ingegnosi che l’hanno resa resistente a viaggi e agli spostamenti reiterati.
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