A Parigi fino al 3 gennaio

Gli oggetti "magici" di Ettore Sottsass stregano il Centre Pompidou

Ettore Sottsass, L'object magique, Centre Pompidou, MNAM-CCI | Foto: © Audrey Laurans | Courtesy Centre Pompidou
 

Samantha De Martin

28/10/2021

Mondo - “Ho sempre pensato che il design iniziasse dove i processi razionali finiscono e dove inizia la magia”.
Ne era convinto Ettore Sottsass, l’architetto austriaco di nascita, italiano d’adozione, che ha immaginato il design come un modo di riforgiare l'architettura, oltre a tessere una nuova connessione tra gli esseri umani e oggetti.
L’“odissea spirituale” del fondatore del Gruppo Memphis, che coniuga viaggio, fotografia, architettura, ceramica, testi come punteggiatura rituale di un tutto cosmico, fa tappa a Parigi, al Centre Pompidou dove, fino al 3 gennaio, la mostra Ettore Sottsass, l’oggetto magico abbraccia 40 anni di creazioni racchiuse in un originale percorso.

Oltre 400 opere, tra disegni, dipinti, oggetti di design incontrano 500 fotografie e 200 documenti originali d'archivio della biblioteca Kandinsky, a celebrare tutte le componenti creative del lavoro dell’audace architetto che non amava farsi chiamare artista, e che elevò il design a strumento di critica sociale e a riflessione sulla condizione umana.


Ettore Sottsass, L'object magique, Centre Pompidou, MNAM-CCI | Foto: © Audrey Laurans | Courtesy Centre Pompidou

Sottsass accoglie i visitatori del Centre Pompidou con le prime creazioni realizzate negli anni Quaranta, alimentate dalle avanguardie artistiche, dai Fauves ai cubisti, da Wassily Kandinsky ad Alexander Calder. Ci sono i lavori destinati a essere colti come "costruzioni spaziali" e gli oggetti d’arredo realizzati quando, nel 1947, dopo il trauma della guerra, fondò la sua agenzia di design a Milano. Sono gli anni dei primi esperimenti, in cui Sottsass è contemporaneamente architetto, designer, pittore, scultore, scenografo, grafico, critico. È il periodo degli oggetti di arredo e dei progetti di layout di interni, del Gabinetto Grassotti, pezzo eccezionale della collezione del Centre Pompidou, testimonianza dell'influenza del movimento neoplasticista De Stijl.
Del 1956 è invece la prima ceramica, con l'umile argilla a unire l'uomo al cosmo, aprendo la strada a una "funzione rituale e simbolica" degli oggetti.


Ettore Sottsass, L'object magique, Centre Pompidou, MNAM-CCI | Foto: © Audrey Laurans | Courtesy Centre Pompidou

"La ceramica sostiene tutto" scriveva Sottsass che trasferì presto anche all’architettura questo “peso rituale” conferito agli oggetti.
Dall’amicizia con Adriano Olivetti, a partire dal 1958, nasceranno Elea, il primo calcolatore elettronico, e le macchine da scrivere. Le Ceramiche delle ombre appariranno cinque anni più tardi, nel cupo periodo successivo al viaggio in India, durante il quale Sottsass si ammala di una grave malattia che lo porta in California, a lottare tra la vita e la morte.
Questi alti cilindri, di diversi colori e diametri, punteggiati da motivi diagrammatici, simili a occhi che ci osservano evocando il sole, la luna e il cosmo, si presentano come "un magico agire contro la morte", oltre a testimoniare l’attrazione per la filosofia orientale.
Le ceramiche monumentali del 1969, tra architetture primitive e totem sciamanici, allestite al Museo d'Arte Moderna di Stoccolma - di cui parziale ricostituzione è presentata in mostra - lasciano il posto al periodo di radicale sperimentazione, tra gli anni 1960-1970, come testimonia il Mobile Container realizzato nel 1972 per il MoMA di New York.


Ettore Sottsass, L'object magique, Centre Pompidou, MNAM-CCI | Foto: © Audrey Laurans | Courtesy Centre Pompidou

I cosiddetti “anni radicali”, tra il 1966 e il 1974, trascorrono invece tra scrittura, disegno, fotografia, installazioni e progetti concettuali che mettono in discussione il linguaggio dell'architettura, interrogandosi sul "senso del costruire". In occasione della sua mostra personale, Miljö för en ny planet, al Museo Nazionale di Stoccolma, nel febbraio 1969, Ettore Sottsass realizza un gruppo di ceramiche monumentali che descrive come “montagne di terracotta, impossibili da realizzare, da trasportare, assemblare o utilizzare”.
Queste opere della collezione del Centre Pompidou - dischi colorati rossi o blu impilati uno sopra l'altro, simili a tumuli, totem sciamanici o architetture primitive - sono riunite in mostra per la prima volta, presentate insieme a una grande scala Superbox.


Ettore Sottsass, Grand Altare, 1969 © Ådagp, Paris 2021 | Foto: © Erik e Petra Hesmerg | Courtesy The Gallery Mourmans

Il visitatore del Centre Pompidou potrà inoltre cogliere, in mostra, uno spaccato della passione di Ettore Sottsass per la fotografia, testimone del suo interesse per una cultura dell'anonimo. La mostra di Parigi ne accoglie ben 500 attraverso le quali il designer elabora "costruzioni" precarie nel cuore di paesaggi montani, ricercando le "forme primordiali dell'abitare".

La mostra dà poi ampio spazio al gruppo Memphis, fondato nel 1981 gettando le basi per un diverso approccio creativo che privilegia la dimensione emozionale e sensoriale degli oggetti, introducendo il revival decorativo in termini di motivi, colori, materiali e una nuova espressività negli oggetti che apre la strada a infinite sperimentazioni con le forme.

“Il design è un modo di guardare la vita, di edificare una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”. Il pubblico se ne accorgerà aggirandosi in una sorta di installazione immersiva che annulla le differenze tra ceramica, architettura, mobili, fotografia.
La mostra è aperta tutti i giorni, ad eccezione del martedì, dalle 11 alle 21; il giovedì fino alle 23.


Ettore Sottsass, L'object magique, Centre Pompidou, MNAM-CCI | Foto: © Audrey Laurans 

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