Fino al 3 settembre in mostra a Oxford un inedito Raffaello
I disegni di Raffaello: una mostra a Oxford svela i segreti di un maestro
Raffaello Sanzio, The heads and hands of two apostles, c. 1519-20. Black chalk with over-pounced underdrawing with some white heightening, 49.9 x 36.4 cm © Ashmolean Museum, University of Oxford
Samantha De Martin
12/06/2017
Mondo - È uno straordinario omaggio alla grazia, a quel concetto etico ed estetico che i Greci chiamavano charis, il corteo di disegni di Raffaello, in mostra fino al 3 settembre all'Ashmolean Museum di Oxford.
Angeli e putti, grazie e Madonne, Davide, la Sibilla, sette bambini che giocano, disegnati dalla mano dell'artista, oltre a racchiudere tutta l'intenzione del genio in potenza, l'esercizio artistico in divenire, talvolta mai tradottosi in pittura, testimoniano quanto il Rinascimento fosse una “civiltà del disegno”, considerato l'arte per eccellenza e persino una forma d'arte autonoma.
Tra i 120 lavori realizzati dal pittore di Urbino, 50 provengono dall'antico museo di Ashmolean - che vanta la collezione di disegni raffaelleschi più ricca al mondo - 25 dall'Albertina di Vienna, molti dal Louvre, dalla Galleria degli Uffizi, dal British Museum e da alcune collezioni private.
«L'ultima mostra simile venne organizzata nel 1983 - spiega Xa Sturgis, direttore dell'Ashmolean -. La generosità dei finanziatori e degli organizzatori ci ha permesso di regalare al pubblico l'occasione, unica, di sperimentare il potere visivo ed emotivo della mano di Raffaello e di comprenderne il genio».
L'intera carriera dell'urbinate è infatti racchiusa nell'immediatezza e nell'espressività di questi disegni, dagli anni di Urbino all'intenso periodo fiorentino, fino al culmine artistico e alla consacrazione dell'esperienza romana. Individui e gruppi, corpi nudi e ombre, mani e muscoli vibranti si muovono con morbido slancio e straordinaria leggiadrìa attraverso coreografie dinamiche.
È per mezzo di questa “danza” di inchiostro, grafite, carboncino, gesso bianco, stilo a punta di piombo - dalla quale emergono le riflessioni e i ripensamenti, le sperimentazioni e le revisioni dell'artista - che Raffaello orchestra le sue ambiziose narrazioni.
Ci sono gli studi e gli schizzi preparatori del Giudizio di Salomone, una rara Testa di Musa ed una Testa di Apostolo, uno studio de La strage degli Innocenti, e ancora la dolcezza di una madre seduta mentre abbraccia il proprio figlio, una donna in ginocchio, bambini che giocano.
«Questa mostra - spiega Catherine Whistler, curatrice dell'esposizione e “keeper of Western art” - ci induce a guardare alla figura di Raffaello con nuovi occhi, a interpretare i suoi disegni come un mondo a sé stante, senza leggerli soltanto nella loro funzione preparatoria, in quella loro dimensione provvisoria» che trova un seguito nella pittura.
L'esposizione all'Ashmolean recupera infatti l'eloquenza racchiusa in ogni lavoro di Raffaello, dove la mano diventa voce e il segno “parla” raccontando qualcosa di sé.
Leggi anche:
• Sulle tracce di Raffaello
• Raffaello e il suo maestro
• Viaggio in 3D nel regno di Raffaello Sanzio
Angeli e putti, grazie e Madonne, Davide, la Sibilla, sette bambini che giocano, disegnati dalla mano dell'artista, oltre a racchiudere tutta l'intenzione del genio in potenza, l'esercizio artistico in divenire, talvolta mai tradottosi in pittura, testimoniano quanto il Rinascimento fosse una “civiltà del disegno”, considerato l'arte per eccellenza e persino una forma d'arte autonoma.
Tra i 120 lavori realizzati dal pittore di Urbino, 50 provengono dall'antico museo di Ashmolean - che vanta la collezione di disegni raffaelleschi più ricca al mondo - 25 dall'Albertina di Vienna, molti dal Louvre, dalla Galleria degli Uffizi, dal British Museum e da alcune collezioni private.
«L'ultima mostra simile venne organizzata nel 1983 - spiega Xa Sturgis, direttore dell'Ashmolean -. La generosità dei finanziatori e degli organizzatori ci ha permesso di regalare al pubblico l'occasione, unica, di sperimentare il potere visivo ed emotivo della mano di Raffaello e di comprenderne il genio».
L'intera carriera dell'urbinate è infatti racchiusa nell'immediatezza e nell'espressività di questi disegni, dagli anni di Urbino all'intenso periodo fiorentino, fino al culmine artistico e alla consacrazione dell'esperienza romana. Individui e gruppi, corpi nudi e ombre, mani e muscoli vibranti si muovono con morbido slancio e straordinaria leggiadrìa attraverso coreografie dinamiche.
È per mezzo di questa “danza” di inchiostro, grafite, carboncino, gesso bianco, stilo a punta di piombo - dalla quale emergono le riflessioni e i ripensamenti, le sperimentazioni e le revisioni dell'artista - che Raffaello orchestra le sue ambiziose narrazioni.
Ci sono gli studi e gli schizzi preparatori del Giudizio di Salomone, una rara Testa di Musa ed una Testa di Apostolo, uno studio de La strage degli Innocenti, e ancora la dolcezza di una madre seduta mentre abbraccia il proprio figlio, una donna in ginocchio, bambini che giocano.
«Questa mostra - spiega Catherine Whistler, curatrice dell'esposizione e “keeper of Western art” - ci induce a guardare alla figura di Raffaello con nuovi occhi, a interpretare i suoi disegni come un mondo a sé stante, senza leggerli soltanto nella loro funzione preparatoria, in quella loro dimensione provvisoria» che trova un seguito nella pittura.
L'esposizione all'Ashmolean recupera infatti l'eloquenza racchiusa in ogni lavoro di Raffaello, dove la mano diventa voce e il segno “parla” raccontando qualcosa di sé.
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