Dall'8 dicembre a marzo 2019
Il Museo Egizio arriva in Cina: un viaggio in 5 tappe per unire due grandi civiltà
Un sarcofago in calcare proveniente dal Museo Egizio di Torino ed esposto in Cina in occasione della mostra Egypt. House of Eternity
Samantha De Martin
12/12/2017
Mondo - Cinque tappe, oltre 200 reperti e un obiettivo: ricostruire una sorta di via della seta di reperti e papiri, estendendo al continente asiatico la conoscenza della straordinaria civiltà faraonica.
Parte dall’Henan Provincial Museum di Zhengzhou - dove la mostra è stata inaugurata l’8 dicembre e si potrà ammirare fino al 22 marzo 2018 - il viaggio in oriente del Museo Egizio di Torino, che porterà i prestigiosi reperti della collezione del museo attraverso diversi istituti cinesi.
Da Zhengzhou il tour alla conquista dell’oriente proseguirà poi - da aprile a giugno 2018 - alla volta dello Shanxi Museum di Taiyuan, e ancora - da luglio a settembre 2018 - verso il Liaoning Museum di Shenyang, l’Hunan Provincial Museum di Changsha - da settembre a novembre - per concludersi, a marzo 2019, al Guangdong Provincial Museum di Canton.
Il ponte tra l’antico Egitto ospitato a Torino e la Cina si chiama Egypt. House of Eternity, occupa oltre mille metri quadri e racchiude una selezione di oggetti grandi e piccoli - quasi tutti provenienti dai depositi del museo e normalmente non visibili al pubblico - legati alla vita quotidiana, alla religione, agli usi funerari.
Ognuna delle tre sezioni, studiata per coinvolgere il visitatore attraverso un originale uso dei colori e della luce, genera un preciso effetto percettivo-simbolico-evocativo. Il visitatore passerà dal giallo - il colore associato al sole e ai culti che da esso derivano - al verde, la tinta del dio Osiride e simbolo di rinascita e rigenerazione, e infine al blu, legato all’Occidente e a Nut, la dea che al termine di ogni giorno inghiottiva il Sole per partorirlo di nuovo la mattina seguente.
Questa luce, accecante all’inizio del percorso, diventa soffusa quando evoca i templi e la religiosità, per spegnersi del tutto incontrando i reperti funerari.
«La calorosa accoglienza riservatami dalla direzione dei cinque musei - ha detto Christian Greco, direttore del Museo Egizio - ha fatto da eco alla curiosità del pubblico. Mi hanno colpito i commenti e le domande sul confronto tra le due civiltà, a riprova del vivace interesse che la gente della provincia dell’Henan e delle Pianure Centrali nutre nei confronti di un Egitto antico ancora quasi del tutto sconosciuto. Con la presidente Evelina Christillin e il consiglio di amministrazione crediamo fortemente nella vocazione internazionale dell’Egizio».
Ed in effetti, i 13mila visitatori che hanno salutato l’inaugurazione della prima tappa sono una conferma di questo successo, reso possibile, come ha spiegato la presidente Christillin, grazie allo staff scientifico costituito da 17 giovani egittologi, provenienti da ogni parte d’Europa.
Dalla testa di ariete appartenente a una criosfinge di epoca greco-romana, che rappresenta il dio Amon, alle mummie umane e animali, dal Pyramidion di Khonsu - la punta di piramide proveniente da Deir el-Medina - agli ushabti, le piccole statue che venivano poste nelle tombe come parte del corredo funebre e che affiancheranno una grande immagine dei famosi guerrieri di terracotta di Xi’an, il percorso cucirà un interessante dialogo tra due mondi, antichi e lontani, ma non privi di affinità.
Leggi anche:
• L'esercito di Terracotta conquista Napoli
Parte dall’Henan Provincial Museum di Zhengzhou - dove la mostra è stata inaugurata l’8 dicembre e si potrà ammirare fino al 22 marzo 2018 - il viaggio in oriente del Museo Egizio di Torino, che porterà i prestigiosi reperti della collezione del museo attraverso diversi istituti cinesi.
Da Zhengzhou il tour alla conquista dell’oriente proseguirà poi - da aprile a giugno 2018 - alla volta dello Shanxi Museum di Taiyuan, e ancora - da luglio a settembre 2018 - verso il Liaoning Museum di Shenyang, l’Hunan Provincial Museum di Changsha - da settembre a novembre - per concludersi, a marzo 2019, al Guangdong Provincial Museum di Canton.
Il ponte tra l’antico Egitto ospitato a Torino e la Cina si chiama Egypt. House of Eternity, occupa oltre mille metri quadri e racchiude una selezione di oggetti grandi e piccoli - quasi tutti provenienti dai depositi del museo e normalmente non visibili al pubblico - legati alla vita quotidiana, alla religione, agli usi funerari.
Ognuna delle tre sezioni, studiata per coinvolgere il visitatore attraverso un originale uso dei colori e della luce, genera un preciso effetto percettivo-simbolico-evocativo. Il visitatore passerà dal giallo - il colore associato al sole e ai culti che da esso derivano - al verde, la tinta del dio Osiride e simbolo di rinascita e rigenerazione, e infine al blu, legato all’Occidente e a Nut, la dea che al termine di ogni giorno inghiottiva il Sole per partorirlo di nuovo la mattina seguente.
Questa luce, accecante all’inizio del percorso, diventa soffusa quando evoca i templi e la religiosità, per spegnersi del tutto incontrando i reperti funerari.
«La calorosa accoglienza riservatami dalla direzione dei cinque musei - ha detto Christian Greco, direttore del Museo Egizio - ha fatto da eco alla curiosità del pubblico. Mi hanno colpito i commenti e le domande sul confronto tra le due civiltà, a riprova del vivace interesse che la gente della provincia dell’Henan e delle Pianure Centrali nutre nei confronti di un Egitto antico ancora quasi del tutto sconosciuto. Con la presidente Evelina Christillin e il consiglio di amministrazione crediamo fortemente nella vocazione internazionale dell’Egizio».
Ed in effetti, i 13mila visitatori che hanno salutato l’inaugurazione della prima tappa sono una conferma di questo successo, reso possibile, come ha spiegato la presidente Christillin, grazie allo staff scientifico costituito da 17 giovani egittologi, provenienti da ogni parte d’Europa.
Dalla testa di ariete appartenente a una criosfinge di epoca greco-romana, che rappresenta il dio Amon, alle mummie umane e animali, dal Pyramidion di Khonsu - la punta di piramide proveniente da Deir el-Medina - agli ushabti, le piccole statue che venivano poste nelle tombe come parte del corredo funebre e che affiancheranno una grande immagine dei famosi guerrieri di terracotta di Xi’an, il percorso cucirà un interessante dialogo tra due mondi, antichi e lontani, ma non privi di affinità.
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